Entro il 2020 il numero dei dati disponibili sarà 10 volte superiore a quello attuale. L’importanza strategica di data center e infrastrutture adeguate è destinata a crescere
Durante la presentazione della seconda edizione del Rapporto “Geopolitica del Digitale – Nuovi confini, crescita e sicurezza del paese”, stilato da The European House – Ambrosetti, è emerso che in Europa la data economy ha un valore di 60 miliardi di euro. Il numero dei dati disponibili entro il 2020 sarà 10 volte superiore a quello attuale. Per le aziende, l’importanza strategica dei data center è sempre maggiore. Anche le infrastrutture (cavi, connettori, satelliti, reti di comunicazione) sono destinate ad acquisire un’importanza non trascurabile nei prossimi anni. Dal rapporto emerge che in Italia l’86% delle aziende non utilizza tecnologie 4.0 e non ha in programma di implementarle in futuro. Il dato riguarda principalmente le piccole e medie imprese e le compagnie meridionali. Nel Mezzogiorno, infatti, solo il 5,2 % delle Pmi ha adottato almeno una tecnologia digitale 4.0.
Gli attacchi hacker
La crescita del mercato dei dati va di pari passo con quella delle minacce alla cybersicurezza. Gli attacchi cibernetici si ‘evolvono’ di continuo e per contrastarli è necessario trovare di volta in volta le soluzioni più efficaci. Nel solo 2017 si sono verificati circa 1.200 violazioni di grave entità, un numero che sembra destinato a crescere nei prossimi anni. Gli hacker possono colpire chiunque, anche i grandi colossi della rete come Facebook e WhatsApp. Secondo alcune indiscrezioni, dopo l’ultimo grande attacco informatico, avvenuto a settembre, l’azienda di Menlo Park starebbe valutato l’acquisizione di una società di cybersicurezza per tutelare gli utenti del social network.
A Chieti è presente un supercomputer in grado di gestire 40.000 segnali d’allerta al giorno relativi ai crimini informatici.
Una ricerca difficile
La crescita dell’economia dei dati si scontra con la difficoltà che molte aziende riscontrano nel trovare delle figure professionali in possesso delle capacità necessarie a governare la rivoluzione digitale. Il report di The European House – Ambrosetti evidenzia, infatti, che attualmente circa 4 imprese europee su 10 faticano a trovare i talenti adatti a ricoprire le posizioni vacanti. Emerge, inoltre, che solo il 30% della forza lavoro europea è in possesso di competenze ICT superiori al livello base.