Lo sloveno ha tagliato per primo il traguardo di Kigali, bissando così il successo iridato dello scorso anno a Zurigo. Quella in Ruana rappresenta la prima storica edizione della rassegna iridata nel continente africano. Percorso di 267 chilometri, con oltre 5mila metri di dislivello e due muri che decidono la corsa
Tadej Pogacar trionfa ai Campionati Mondiali di ciclismo su strada. Lo sloveno ha tagliato per primo il traguardo di Kigali, in Ruanda, bissando così il successo iridato dello scorso anno a Zurigo. La gara in Ruanda, da molti ribattezzata come il Mondiale di ciclismo più duro della storia, è la prima edizione in terra africana, con oltre 5mila metri di dislivello.
La caratteristiche del tracciato di Kigali
Ii chilometri totali del percorso in Ruana sono 267, un tracciato che prevede un circuito nella città di Kigali all'inizio e alla fine e una fase centrale in linea. Si parte con nove giri del circuito, poi 42,5 chilometri in linea da non sottovalutare con la salita simbolo del giro del Ruanda, ovvero il Mont Kigali, che misura 5,9 chilometri al 6,9% di pendenza media, ma con vetta a circa 90 km dal traguardo. Troppi, forse, per tentare un attacco decisivo. Così, le fasi calde saranno di nuovo nel circuito di Kigali, da disputare altre sei volte per giungere al traguardo. Due i muri che decideranno la corsa. Prima il Kigali Golf di 800 metri con pendenze medie dell’8,1% e massime del 14%, poi poco dopo la Cote de Kimihurura che misura 1,3 chilometri al 6,3% di pendenza media e 11% di pendenza massima, il tutto amplificato dal lastricato. Attenzione anche agli ultimi 400 metri, che sono in leggera salita. Ci sarà da pedalare fino alla linea di arrivo.
I favoriti: testa a testa Pogacar-Evenepoel
Due i principali candidati alla vittoria finale. Da un lato il Belgio con Remco Evenepoel, campione del mondo a cronometro e campione olimpico in carica, dall’altro Tadej Pogacar, campione iridato un anno fa e vincitore del Tour de France 2025. Ma attenzione agli scalatori delle altre nazioni. La UAE ne ha tanti, partendo da Isaac del Toro per il Messico e Juan Ayuso per la Spagna, mentre i britannici puntano su una coppia di scattisti come Oscar Onley e Tom Pidcock. Con un percorso così, i corridori da grandi giri hanno una chance e vanno citati Hindley e Vine per l’Australia e Skjelmose per la Danimarca. E l’Italia? È priva di Pellizzari, in top ten alla Vuelta, così si punterà su Giulio Ciccone, sorretto da una squadra compatta, con Lorezo Fortunato come seconda carta.