Sci, polemiche dopo la morte di Matteo Franzoso. Gli atleti protestano

Sport

Introduzione

Matteo Franzoso è morto a Santiago del Cile il 15 settembre: lo sciatore azzurro, 25enne atleta delle Fiamme Gialle, non ce l'ha fatta a superare le conseguenze del trauma cranico riportato dopo la caduta in allenamento sulla pista di La Parva, a 50 km dalla capitale cilena.

 

 

La morte di Franzoso è arrivata a neanche un anno di distanza da quella di Matilde Lorenzi, 19 anni: la giovane era deceduta il 29 ottobre 2024, sul ghiacciaio della Val Senales, in Alto Adige, dopo una caduta in allenamento. E ancora: a marzo 2025 Marco Degli Uomini, 18 anni, era morto dopo una caduta durante il riscaldamento su una pista adiacente a quella dove avrebbe dovuto fare da apripista per una gara di SuperG, sul monte Zoncolan.

 

 

Dopo la morte di Franzoso torna centrale il tema della sicurezza in pista, sia per le gare, che -soprattutto- per gli allenamenti. Il ministro per lo Sport e per i Giovani, Andrea Abodi, il 16 settembre ha convocato un gruppo di lavoro per la sicurezza degli impianti sciistici, "per dare un segnale immediato, lo dobbiamo a Matteo Franzoso e a quei ragazzi che sono andati via". Ma non si fermano le polemiche. E si alzano le voci degli atleti per chiedere un cambiamento

Quello che devi sapere

La morte di Matteo Franzoso

Matteo Franzoso è caduto durante un allenamento sulla pista di La Parva, in Cile, dove era arrivato lo scorso 6 settembre con altri sciatori azzurri per preparare la prossima stagione di gare. È caduto mentre affrontava il primo salto del tracciato di allenamento, finendo sbalzato in avanti verso le reti che ha poi oltrepassato andando a sbattere contro una staccionata posizionata 6-7 metri fuori dal tracciato. Ha riportato un trauma cranico gravissimo. È morto il 15 settembre, dopo due giorni di coma.

 

Per approfondire:
Chi era Matteo Franzoso, promessa azzurra dello sci alpino morto dopo un incidente in Cile

Il gruppo di lavoro sulla sicurezza

Il gruppo di lavoro convocato da Abodi dopo quanto accaduto in Cile è composto, oltre che dal ministro stesso, dalla FISI (Federazione sport invernali), da Federfuni, Anef, Cip, e da Associazione e Collegio Maestri di sci. Secondo quanto si apprende, la riflessione verte anche sugli impianti di allenamento, per capire se garantiscono lo stesso grado di sicurezza delle piste da gara. "Queste tragedie - ha detto il ministro - sono per noi motivo di profonda tristezza, ma anche di ulteriore responsabilità e ce le vogliamo prendere per perseguire maggiormente la sicurezza. Ricordo che poi sono stati presi già due provvedimenti legislativi a riguardo, l'ultimo contenuto nel decreto sport, che prevede l'obbligatorietà del casco".

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Paolo De Chiesa: "Ora il mondo dello sci si fermi, basta tragedie"

Da Facebook, intanto, è arrivato l’appello dell'ex azzurro Paolo De Chiesa: “Meno di un anno fa moriva sulle nevi della Val Senales la nostra Matilde Lorenzi e non per una fatalità come sostenuto nell’archiviazione del caso (la Procura di Bolzano aveva chiuso le indagini in 48 ore, non ravvisando alcuna responsabilità penale nella vicenda, ndr). In Cile, Matteo Franzoso, un ragazzo fantastico, ha commesso un errore e ha spigolato partendo per la tangente, finendo fuori pista per andare poi a sbattere violentemente contro un palo di legno di una staccionata. In Coppa del mondo queste cose non succedono perché le piste sono super protette, ma che differenza c’è tra le gare e il resto dello sci, dove le velocità sono sempre quelle? O lo sci si ferma e fa tre passi indietro, oppure di questo passo insieme ai nostri ragazzi morirà lo sci stesso”.

Rocca: "Stabilire requisiti minimi per piste di allenamento"

Per l'ex campione di slalom Giorgio Rocca, "agli atleti si chiede di sciare bene, e il più velocemente possibile. Non possono essere loro a preoccuparsi di come e dove lo fanno". Anche per lui è fondamentale mettere in sicurezza i tracciati di allenamento: "Ciò che è accaduto in Cile non sarebbe mai successo in Coppa del mondo: è il momento di scegliere 3-4 piste al mondo per tutte le Nazionali e stabilire i requisiti minimi perché una pista ospiti gli allenamenti"

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Ghedina: “Sci troppo veloci, vanno cambiati”

Riflette invece sui materiali l’ex discesista azzurro Kristian Ghedina: "Se facessi ancora discesa libera oggi, confesso che non vorrei mai che i nuovi sci venissero cambiati, danno l'adrenalina della velocità: ma la verità è che sono troppo veloci, specie in curva. Ed è ora di cambiarli". "Impattare un muro o un albero può essere mortale a 40-50 all'ora”, spiega, “in allenamento andiamo anche a 120: eliminare del tutto il rischio non è possibile, ma bisogna fare qualcosa”.

Lucrezia Lorenzi: “Non si può andare a sciare e non tornare a casa"

Un appello a fermarsi è arrivato anche dalla sorella di Matilde Lorenzi, Lucrezia: “È arrivato il momento di fermarsi. Le parole fatalità e disgrazia non sono presenti nel vocabolario di un atleta professionista. Non si può partire per andare a sciare e non tornare più a casa”, ha scritto in una storia su Instagram.

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Gli appelli degli atleti

Tanti anche i protagonisti di Coppa del mondo che stanno intervenendo nel dibattito, per chiedere dei cambiamenti. Il francese Alexis Pinturault ha scritto sui social: “Le parole vengono meno. La rabbia prevale. Dobbiamo cambiare le cose”.

 

E Adrien Theaux, sotto all’immagine del compagno di squadra David Poisson, morto dopo una caduta in allenamento nel 2017, ha commentato: “Quante morti tragiche dovremo sopportare prima di aprire finalmente il dibattito sulla sicurezza, in particolare durante gli allenamenti? Per rispetto di coloro che hanno pagato con la vita, è tempo che tutte le parti interessate si siedano insieme per trovare soluzioni! Federazioni internazionali, federazioni nazionali, allenatori, ma anche i più colpiti: gli atleti. È dovere di tutti noi affrontare la realtà e trovare soluzioni concrete. È tempo di andare avanti per preservare il futuro del nostro sport, dei nostri futuri atleti e dei nostri futuri allenatori!”. 

Cosa è già stato fatto per la sicurezza degli atleti

Va comunque sottolineato che, di recente, alcuni provvedimenti sono già stati presi. La Fisi, ad esempio, a giugno, ha adottato una serie di nuove decisioni, tra cui anche queste:

  • a partire da questa stagione, in tutte le categorie – dai Baby, includendo anche Pulcini, Children, Giovani/Senior e Master – sarà obbligatorio indossare in gara un pantalone intimo resistente al taglio. Per la stagione 2025/26 sarà sufficiente che il capo sia conforme all’omologazione FIS 1 stella, ma già dalla stagione 2026/27 diventerà obbligatoria l’omologazione FIS 3 stelle, più restrittiva e protettiva.
  • Per le pista da allenamento è obbligatorio l’utilizzo di piste omologate. Le piste devono possedere un’omologazione valida Fisi o Fis per la specialità prevista e possono essere utilizzate per tutte le categorie, anche se non espressamente indicate nel certificato di omologazione. Le piste omologate per Discesa e Super-G possono essere utilizzate anche per gli allenamenti di Slalom e Slalom Gigante, mentre non è consentito l’uso inverso.
  • Per gli allenamenti in ghiacciaio è obbligatorio rispettare una distanza di sicurezza adeguata tra un tracciato di allenamento e un tracciato adiacente, "per garantire un controllo efficace da parte degli atleti in caso di caduta o di uscita dal percorso durante la discesa".

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Airbag e caschi

Mentre la Fis (Federazione internazionale sci e snowboard), in una nota dello scorso aprile, dal titolo Making Alpine Skiing safer over the yearsspiega, tra le altre cose, il ruolo cruciale dei caschi: "Sono stati ampiamente sviluppati per assorbire meglio gli impatti, pur rimanendo leggeri e aerodinamici. L'introduzione di caschi omologati FIS con specifiche certificazioni di sicurezza ha ulteriormente migliorato la protezione. La fase successiva dello sviluppo dei caschi è l'estensione del sistema airbag al casco stesso. Questo progetto è ancora in fase di test, ma questa evoluzione rappresenta un passo fondamentale per la protezione della testa". La Federazione poi precisa: "Sebbene i caschi siano ora obbligatori, altre iniziative proposte, come gli airbag intelligenti (che si attivano in caso di incidente), i paraschiena e la biancheria intima antitaglio, non sono ancora state pienamente adottate a causa delle preoccupazioni dei membri della comunità dello sci alpino in merito a comfort e prestazioni. Tuttavia, gli airbag e i pantaloni antitaglio saranno obbligatori nelle discipline di velocità, ovvero discesa libera e super G, almeno nelle gare di Coppa del Mondo a partire dalla prossima stagione".

 

Per approfondire:

Le 14 regole di condotta per la sicurezza sulle piste

In Coppa del mondo standard diversi

Ma se in Coppa del mondo i requisiti di sicurezza sono molti, e costantemente attenzionati, non si può dire lo stesso per le piste di allenamento. E questo rimane il punto centrale. Lo ha ammesso, parlando alla tv austriaca Orf, anche il direttore gare della Fis, Markus Waldner: "Nelle gare di Coppa del mondo, si fa un gran lavoro, 20 chilometri in sicurezza ogni tre di percorso. Bisognerebbe costruire percorsi fissi per gli allenamenti, dove si possano offrire misure di sicurezza simili a quelle della Coppa del mondo".

 

Per approfondire:

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