Calcio in lutto, è morto Sven-Göran Eriksson: aveva 76 anni

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L'allenatore era malato da tempo. In Italia ha guidato Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio: con quest'ultima ha vinto lo storico Scudetto nel campionato 1999-2000, la Coppa delle Coppe edizione 1998-1999 e la Supercoppa europea nel 1999. Le sue ultime parole pubbliche: "Non essere dispiaciuto, sorridi. Ho avuto una bella vita". Sui social il cordoglio del mondo dello sport. La premier Meloni: "Ha lasciato un segno indelebile"

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Il mondo del calcio piange Sven-Göran Eriksson, morto all'età di 76 anni. L'allenatore era malato da tempo. In Italia ha guidato Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio: con quest'ultima ha vinto lo storico Scudetto nel campionato 1999-2000, la Coppa delle Coppe edizione 1998-1999 e la Supercoppa europea nel 1999. Ha anche conquistato quattro volte la Coppa Italia (due con i biancocelesti, una con i giallorossi e un'altra con i blucerchiati). A renderli omaggio anche la premier Giorgia Meloni: "Ha lasciato un segno indelebile nel mondo del calcio. Un pensiero di vicinanza ai suoi familiari e ai suoi cari. Riposa in pace".

La carriera

I suoi primi passi nel mondo del calcio sono cominciati come terzino nel Torsby If, la squadra della città in cui è cresciuto. Come giocatore, però, ha appeso gli scarpini al chiodo a 27 anni per un grave infortunio al ginocchio. Ma è lì che è cominciata la sua carriera da allenatore, dal Degerfors, in cui è diventato il vice di Tord Grip. La svolta è arrivata quando è stato chiamato dall'Ifk Göteborg, con cui ha vinto un campionato svedese nel 1982 e due Coppe di Svezia nel 1979 e nel 1982. Poi è giunto in Portogallo, al Benfica, dove ha ottenuto la Primeira Liga tre volte e la Coppa di Portogallo. In Italia, come detto, ha fatto gioire soprattutto i tifosi laziali, sia a livello nazionale che internazionale. Nel 2001 è diventao il primo allenatore straniero della nazionale di calcio inglese, quella della "generazione d'oro" con David Beckham, Steven Gerrard, Wayne Rooney e Frank Lampard. Ha allenato anche altre nazionali, come Costa d'Avorio, Messico e Filippine, e squadre come Manchester City e Leicester. Poi, sul finale di carriera, ha girato il mondo dall'Arabia alla Cina, alla Thailandia. E prima della sua morte, in Inghilterra ha realizzato un suo sogno: sedere almeno una volta sulla panchina del Liverpool, nel corso di una partita organizzata tra le leggende del club e l'Ajax.

I record

Nei suoi oltre quarant'anni di carriera è divenuto l'unico allenatore ad aver centrato il double, cioè la vittoria del campionato e della coppa federale nello stesso anno, in tre Paesi diversi. Eriksson ha vinto in Svezia (col Göteborg), Portogallo (col Benfica) e Italia (con Lazio, Roma e Sampdoria). In queste tre federazioni calcistiche vanta un totale di cinque campionati e dieci tra coppe federali e supercoppe. La vittoria di una coppa nazionale con tre squadre diverse costituisce a sua volta un record - condiviso con il suo pupillo Roberto Mancini - ed è anche l'unico allenatore ad averne vinte due con due squadre della stessa città (Roma). È, inoltre, il tecnico con il maggior numero di presenze nelle competizioni internazionali sulla panchina della Lazio.

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Il suo "testamento"

"Non essere dispiaciuto, sorridi", aveva detto l'allenatore svedese nel corso di un documentario di Prime a lui dedicato, da titolo Sven, di cui il Daily Mail aveva riportato delle frasi estrapolate dal trailer. "Ho avuto una bella vita. Penso che tutti abbiamo paura del giorno in cui moriremo, ma la vita riguarda anche la morte. Spero che alla fine la gente dirà: 'Sì, era un brav'uomo'. Ma non tutti lo diranno", aveva aggiunto. "Spero che mi ricorderanno come un uomo positivo. Grazie di tutto: allenatori, giocatori, pubblico. È stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi, prendetevi cura della vostra vita e vivetela. Fino alla fine. Ho avuto una bella vita", aveva concluso.

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La malattia

Eriksson era affetto da cancro al pancreas. Dopo aver rivelato che gli restava solo un anno di vita, aveva intrapreso una sorta di tour d'addio negli stadi che più lo avevano amato, compreso il Marassi di Genova e l'Olimpico di Roma, dove era stato accolto tra lacrime e applausi lo scorso maggio. Queste le sue parole di gennaio scorso: "Tutti avevano capito che non stavo bene, immaginavano fosse cancro e lo è. Devo lottare finché potrò. Nel migliore dei casi sarà per un anno o anche di più, nel peggiore anche meno. In realtà nessuno può esserne sicuro con certezza, è meglio non pensarci. Puoi ingannare il tuo cervello, pensare positivo e vedere le cose nella maniera migliore, non perderti nelle avversità, perché questa ovviamente è la più grande di tutte, ma ricavarne comunque qualcosa di buono da questa esperienza". E poi: "Son collassato improvvisamente mentre facevo una corsa di cinque chilometri. Dopo un consulto medico ho scoperto di avere avuto in ictus e che avevo già un tumore. Non so da quanto tempo, forse un mese, forse un anno".

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Il comunicato della famiglia

"Dopo una lunga malattia, Sven-Göran Eriksson è morto stamattina a casa, circondato dai familiari. I più stretti partecipanti al lutto sono la figlia Lina, il figlio Johan con la moglie Amana e la nipote Sky, il padre Sven, la fidanzata Yanisette con il figlio Alcides, il fratello Lars-Erik con la moglie Jumnong. La famiglia chiede che venga rispettata la sua volontà di elaborare il lutto in privato e di non essere contattata". Questo il messaggio apparso sul suo sito ufficiale.

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Il ricordo del mondo del calcio

"Grazie per tutto ciò che hai fatto per noi, mister", ha scritto la Lazio sui social. Anche Claudio Lotito, presidente biancoceleste, ha voluto ricordare personalmente la figura di Eriksson: "È l'allenatore più vincente nella storia della Lazio, ma soprattutto un uomo integerrimo e una persona squisita e signorile, doti che sapeva mescolare al classico aplomb nordico. Il suo coraggio nell'affrontare la malattia che lo ha colpito è stato esempio e insegnamento per chiunque lo abbia ascoltato. Nel corso delle interviste che ha rilasciato negli ultimi mesi ha saputo infondere amore per la vita e per il calcio". A unirsi al cordoglio anche la Roma ("Il nostro pensiero va ai suoi familiari in questo momento di dolore"), la Fiorentina ("Ci uniamo al dolore della famiglia") e la Sampdoria ("Ciao e grazie Sven, mister, gentiluomo e sampdoriano"). "In nome della comunità calcistica europea, siamo profondamente addolorati nell'apprendere della scomparsa di Eriksson, figura amata nel calcio. Riposa in pace, Sven", scrive l'account social ufficiale della Uefa. "Sono rimasto colpito quando diede l'annuncio della sua malattia", ha detto in diretta su Sky Sport 24 il portiere Luca Marchegiani, allenato da Eriksson dal 1997 al 2001: "Sven era uno che sapeva dare il giusto valore alle cose. Una persona a cui ero personalmente legato, ma credo che tutti quelli che in qualche maniera l’hanno conosciuto lo considerino una brava persona. Al di là del tono della voce, ti colpiva per il modo in cui diceva le cose. Ti lasciava sempre la certezza che c'era rispetto nei confronti delle persone a cui si rivolgeva. Una signorilità innata". L'ex calciatore e ora tecnico Diego Simeone, che è stato allenato da Eriksson, ha scritto: "Grazie per tutto mister, riposa in pace". Anche il Genoa, grande rivale nei derby della Lanterna, si è unito al cordoglio: "Riposa in pace Sven-Göran Eriksson".

Il cordoglio della politica

Come detto, la premier Meloni ha citato una frase di Eriksson per rendergli omaggio: "Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete. Grazie di tutto, allenatori, giocatori, il pubblico, è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela". La presidente del Consiglio ha aggiunto che l'allenatore svedese "ha lasciato un segno indelebile nel mondo del calcio, guidando nella sua lunga carriera anche le panchine di Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio, con la quale ha vinto uno storico Scudetto".  "Lo scorso gennaio - ha concluso Meloni - aveva annunciato di avere un tumore al pancreas in fase terminale, una malattia che ha affrontato con coraggio e grande umanità. Un pensiero di vicinanza ai suoi familiari e ai suoi cari. Riposa in pace". Anche il vicepremier Matteo Salvini ha voluto ricordare Eriksson: "Onore a un grande Uomo", ha scritto sui social, citando anche le ultime parole pubbliche dell'allenatore: "Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela". A seguire Roberto Gualtieri, sindaco della Capitale: "Tutta la Roma sportiva rende omaggio a Sven-Göran Eriksson, un grandissimo allenatore che ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio mondiale e romano, in particolare portando la Lazio a vincere lo scudetto. La sua convivenza con l'implacabile tumore che lo aveva colpito è stato un esempio di dignità, amore e coraggio che ha commosso il mondo intero". "Addio a Sven-Göran Eriksson, grande allenatore, tecnico, maestro di calcio, uomo di sport ma anche gran signore e esempio per tutti", ha scritto la senatrice di Italia Viva Daniela Sbrollini, vice presidente della commissione Affari sociali del Senato e responsabile sport del partito. Poi il Milan - "Hai dato molto a questo mondo e ci mancherai, Arrivederci signor Eriksson" - e l'Inter: "L'Inter esprime il proprio cordoglio per la scomparsa di Sven-Göran Eriksson e si stringe attorno alla famiglia e a tutto il mondo del calcio in questo momento di lutto".

Il cordoglio del principe William

Anche il principe William, presidente onorario della Federcalcio inglese, ha ricordato l'allenatore scomparso. "Addolorato per la morte di Eriksson. Lo avevo incontrato diverse volte quando era commissario tecnico dell'Inghilterra. Sono sempre rimasto impressionato dal suo carisma e dalla sua passione per il calcio. I miei pensieri vanno alla sua famiglia e ai suoi amici. Un vero gentleman del calcio". I cinque anni sulla panchina dei Tre Leoni dello svedese sono stati celebrati anche dal Premier Sir Keir Starmer, che ha sottolineato "il suo enorme contributo al calcio inglese".

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