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La storia dell’atleta Iman Mahdavi, dall’inferno dell’Iran alle Olimpiadi

Sport

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, celebrata dalle Nazioni Unite il 20 giugno, raccontiamo la storia del lottatore Iman Mahdavi, che gareggerà alle Olimpiadi di Parigi 2024 ed è diventato un simbolo di resilienza e rinascita. Di Benedetta Macchini

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Immagina intraprendere un viaggio di oltre duemila chilometri, principalmente a piedi, per inseguire il sogno di una vita migliore. Questo è ciò che ha affrontato Iman Mahdavi, atleta iraniano che ha dovuto lasciare il suo paese per cercare altrove la possibilità di vivere in libertà e democrazia. A luglio Mahdavi parteciperà alle Olimpiadi di Parigi nella sua specialità, la lotta libera, e concorrerà sotto la bandiera della Squadra Olimpica Rifugiati.

 

Un lungo viaggio

Iman nasce ventinove anni fa in una piccola provincia dell’Iran, spazzata dal vento e bagnata dal mar Caspio. Fin da subito il padre gli insegna a lottare e Mahdavi dimostra un grande talento in quello sport che non è solo forza fisica, ma anche tattica e intuizione. Ai campionati iraniani, colleziona tre ori e quattro argenti.

La situazione personale dell’atleta, però, diventa sempre più difficile. Iman non pratica la religione islamica e vivere nel regime degli Ayatollah, per lui, è impossibile. "Lo stato in cui versa l’Iran oggi è chiaro a tutti e non c’è bisogno che spieghi il perché ho deciso di andarmene", racconta Iman, con gli occhi che brillano della sfrontatezza tipica della gioventù, diluita in una malinconia antica, ereditaria. "Ho lasciato il mio paese nel 2020 e ho raggiunto la Turchia via terra. Qui, sono rimasto per oltre venti giorni. Poi ho preso il primo areo verso l’Europa, per Milano".

I primi giorni di Iman in Italia sono un agglomerato confuso di ricordi spiacevoli: "Non conoscevo nessuno- spiega- non avevo nessun amico e non parlavo la lingua. L’unica cosa a cui mi aggrappavo era la mia passione per lo sport: volevo lottare e gareggiare e così ho fatto. Del resto, mi reputo un combattente anche nella vita".

Un incontro fortunato

Grazie ai social network Iman conosce Edoardo Bigliani, un ragazzo del Lotta Club Seggiano di Pioltello, nell’hinterland milanese, che lo convince a iscriversi nella sua palestra. I ragazzi del Club si affezionano subito a Mahdavi: dal presidente Giuseppe Gammarota all’allenatore Victor Cazacu, tutti decidono di fare qualcosa per aiutarlo. Gli trovano un lavoro come buttafuori, lo mettono in regola con i documenti e, soprattutto, lo allenano.

Nel 2023 Iman Mahdavi ottiene, come atleta indipendente, un dodicesimo posto agli Europei di lotta e un diciottesimo ai Mondiali. Il Comitato olimpico internazionale per gli atleti rifugiati lo nota e lo ammette nella Squadra Olimpica Rifugiati, garantendogli il sostegno economico per allenarsi fino all’estate 2024.

 

Il sogno olimpico

"Sapere che andrò alle Olimpiadi e che i miei desideri si stanno avverando mi riempie di gioia e felicità" sorride Iman, che sembra non aver ancora realizzato che tra qualche mese ci sarà il suo esordio. "Quando ho lasciato il mio paese avevo la testa piena di sogni e ho combattuto perché divenissero realtà. Voglio ringraziare il Comitato olimpico per gli atleti rifugiati che ha creduto in me e devo pensare a lavorare per dare il massimo. Voglio tornare da Parigi con la medaglia d’oro al collo".

 

La nostalgia di casa

Nei pensieri di Iman, soprattutto in queste ultime settimane, è particolarmente vivido il ricordo della madre e dei fratelli, rimasti in Iran. "Mi piacerebbe festeggiare con loro i miei traguardi, abbracciarli di nuovo. Spero che un giorno le guerre, i regimi e le ingiustizie finiscano e che i popoli di tutto il mondo possano vivere in pace".

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