È morto Pelé: "O Rei" si è spento a 82 anni. Il mondo del calcio piange la sua leggenda

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Il campione era in lotta contro un tumore che dal colon si era espanso a fegato e polmoni. Record FIFA per numero di reti realizzate in carriera  - 1.281 su un totale di 1.363 partite giocate - "Il Re" del Calcio è stato uno dei centrocampisti e attaccanti tra i più amati di sempre. Dalla povertà dell'infanzia ai Santos, dai New York Cosmos all'impegno sociale: ecco la sua storia

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Un altro lutto colpisce il mondo del calcio: è morto Pelé. La leggenda brasiliana si è spenta, all’età di 82 anni, dopo una lotta contro il cancro che nel 2021 lo ha visto operato all’intestino. Alla fine dello scorso novembre, dopo la scoperta di alcune metastasi anche a fegato e polmoni, Il Re del Calcio - "O Rei" - era stato ricoverato a San Paolo per forti complicazioni. Il Santos, squadra in cui ha militato per quasi tutta la carriera, ha fatto sapere che la veglia funebre di Pelé è stata programmata per lunedì prossimo, 2 gennaio, allo stadio del Santos, mentre i funerali saranno il giorno dopo, sempre nella città sulla costa dell'Atlantico. Record FIFA di reti realizzate in carriera (1.281 su un totale di 1.363 partite giocate, tra cui le amichevoli), centrocampista e attaccante tra i più amati di sempre, ecco la sua storia.

Dai palloni improvvisati al Santos

Pelé, all’anagrafe Edson Arantes Do Nascimento, è nato il 23 ottobre 1940 a Tres Coracoes, nello Stato del Minas Gerais. Figlio dell’ex calciatore Dondinho, si trasferisce presto con la famiglia a Bauru, Stato di San Paolo. La sua è un’infanzia povera, durante la quale trova una via di fuga dalle difficoltà quotidiane nel calcio. Per aiutare i genitori puliva le scarpe per strada: Pelé era così povero che non poteva permettersi nemmeno un pallone da calcio vero e proprio e quindi giocava con calzini e stracci riempiti di carta. La prima squadra in cui gioca è il club dilettantistico locale Bauru. Poi viene notato da Waldemar de Brito, ex giocatore della Nazionale brasiliana, che a soli 15 anni lo sprona a fare un provino per il Santos. Inizia una storia lunga quasi 20 anni, durante i quali nasce un’icona.

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Tesoro Nazionale brasiliano

Con il Santos Pelé gioca dal 1956 al 1974: in 586 presenze porta la palla in rete 571 volte, vincendo 10 campionati brasiliani, 2 coppe Libertadores e due coppe Intercontinentali. Appena un anno dopo il suo debutto ufficiale in squadra, nel 1957, nemmeno 17enne, Pelé è capocannoniere del Campionato Paulista. Subito dopo è già in campo con la Nazionale. Nel suo primo match con il Brasile - contro gli eterni rivali dell’Argentina – debutta con un gol. Un anno dopo vola in Svezia per i Mondiali: è il più giovane calciatore ad aver mai giocato una partita della Coppa del Mondo. Si inizia a scrivere la storia del calcio. Nella finale tra Brasile e Svezia, Pelé trascina i suoi nel 5-2 che sancirà il trionfo della Seleção. Diventerà l’unico giocatore al mondo ad aver vinto tre Mondiali (1958, 1962, 1970). Nel 1961 gli occhi dei team europei sono tutti su di lui. Il Brasile lo dichiara “Tesoro nazionale” per impedire che venga comprato all’estero. Non è arrivato in Italia per un soffio. Pelé avrebbe infatti dovuto indossare la maglia dell’Inter, con cui – sotto Angelo Moratti – aveva già firmato un pre-contratto. In Brasile lo sdegno fu enorme: i tifosi diedero fuoco alla sede del Santos per protesta. Così, l’esperienza italiana di Pelé morì prima ancora di nascere.

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"O Rei" du Futebol

Intanto Pelé era diventato "O Rei", stracciando record dopo record. Negli anni si trasforma in una figura al limite del mitologico, capace di unire popoli e Nazioni. Un esempio su tutti: nel 1967 Pelé è a Lagos, in Nigeria, per un’amichevole. Il Paese africano stava combattendo una dura guerra civile. Fu siglata una tregua di due giorni per permettere a tutti di vedere il giocatore brasiliano in carne e ossa. Nel 1971, dopo 92 partite (67 vittorie, 14 pareggi e 11 sconfitte) e 77 reti, Pelé scende in campo per l’ultima volta con la Nazionale brasiliana.

Dai New York Cosmos al ritiro

Nel 1974 è il momento di dire addio ai Santos. Dopo un anno di riposo, Pelé firma con i New York Cosmos. Vi rimase tre stagioni e nel 1976 fu nominato MVP del campionato. Nel 1977 gioca per l’ultima volta, disputando un'amichevole tra Cosmos e Santos, le sue due uniche squadre. La partita, in un Giants Stadium sold out, viene trasmessa dalle televisioni di 38 Paesi di tutto il mondo. "O Rei" gioca il primo tempo con i Cosmos e il secondo con il Santos. A differenze di molti altri colleghi, appese le scarpe al chiodo Pelé decide di non allenare ma di dedicarsi ad altre attività, come la musica e il cinema (nel 1981 recita con Sylvester Stallone e Michael Caine in Fuga per la vittoria).

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Gli ultimi anni: cariche istituzionali e impegno sociale

Dopo il ritiro Pelé ha svolto diversi incarichi istituzionali. Nel 1992 l’Onu lo nomina ambasciatore per l’Ecologia e per l’Ambiente, nel 1994 è Goodwill Ambassador per l’UNESCO, nel 1995 è ministro straordinario per lo Sport in Brasile. Si dimetterà dalla carica nel 1998, dopo aver tentato di far approvare una legge per combattere la corruzione nel calcio. Nel 2002 si approccia di nuovo al calcio, anche se resta lontano dal campo, e diventa talent scout per gli inglesi del Fulham. La FIFA lo ha fatto Ambasciatore per il calcio e membro del Football Committee. Nel 2010 diventa presidente onorario dei New York Cosmos, nel 2011 “Patrimonio storico-sportivo dell'umanità" per l'Ufficio internazionale del capitale culturale. Negli anni si è battuto anche per il sociale, a partire dalla lotta alle droghe fino alle battaglie contro il razzismo e la discriminazione sessuale.

La famiglia

Nel 2021 avevano fatto scalpore le parole con cui Pelé aveva rivelato di “non sapere” quanti figli avesse per le troppe relazioni e i rapporti avuti con moltissime donne. Cinque figli – Kelly, Edinho, Jennifer, Celeste e Joshua – sono quelli avuti durante i primi due matrimoni del calciatore, che ha sposato prima Rosemeri dos Reis Cholbi e poi Assiria Lemos Seixas. 

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La malattia

Nel 2021 Pelé viene operato per il tumore al colon che nei mesi a venire lo porterà più volte in ospedale. Il cancro si sposta e colpisce poi anche il fegato e i polmoni. All’inizio di dicembre 2022, la stampa brasiliana scrive che "O Rei" non risponde più alla chemioterapia ed è quindi stato trasferito al reparto cure palliative dell'ospedale di San Paolo dove è ricoverato. Le figlie smentiscono gravi complicazioni ma il 29 dicembre arriva la notizia della morte: Pelé è andato via.

Il ricordo dei grandi del calcio

Sono tantissimi ad aver voluto omaggiare Pelé nel giorno della sua scomparsa: dai fenomeni del calcio di oggi, con Neymar, Cristiano Ronaldo, Mbappé e Messi in testa, fino a Ronaldo il Fenomeno, e anche personalità della politica come Giorgia Meloni, i social sono stati inondati dal cordoglio per la morte di “O Rey”. Anche il presidente della Fifa Gianni Infantino ha omaggiato Pelé: “È immortale, perché resterà per sempre con noi". "Lo chiamavano "Il Re" e il suo volto è uno dei più riconoscibili nel calcio mondiale", sottolinea la Fifa sul suo sito, ricordando di averlo premiato come il " il più grande giocatore del 20° secolo". "La stella di Pelé era già in ascesa all'età di soli 17 anni, quando ha celebrato il suo primo titolo di Coppa del Mondo FIFA con il Brasile in Svezia, il 29 giugno 1958. Detiene ancora il record come il più giovane campione del mondo di tutti i tempi”.

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