Chi era Dietrich Mateschitz, il fondatore della Red Bull morto a 78 anni. FOTO
Figlio di insegnanti, l’imprenditore austriaco ha fondato nella metà degli anni '80 la casa produttrice della bevanda energetica. Il marchio, oltre alla scuderia di Formula 1, negli anni è stato affiancato a una vasta gamma di sport estremi e anche al calcio. Il miliardario era considerato da Forbes l'uomo più ricco d’Austria, con un patrimonio stimato di 27,4 miliardi di euro
Il 22 ottobre 2022 è morto Dietrich Mateschitz, cofondatore e proprietario della Red Bull. Il miliardario austriaco aveva 78 anni. L'imprenditore ha fondato nella metà degli anni '80 la casa produttrice della bevanda energetica, diventata presto leader del mercato. Il marchio, oltre alla scuderia di Formula 1, negli anni è stato affiancato a una vasta gamma di sport estremi e anche al calcio
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Mateschitz ha creato un impero sportivo e mediatico, costruendolo intorno all'azienda di bevande energetiche Red Bull, uno dei marchi più conosciuti al mondo. Era considerato da Forbes l'uomo più ricco d’Austria, con un patrimonio stimato di 27,4 miliardi di euro. Tra i suoi possedimenti pure un'isola delle Fiji, Laucala, e numerose proprietà in patria. Uomo schivo e mai propenso a rilasciare interviste, i giornali hanno sottolineato come il suo stile contrastasse con la sua ricchezza: capelli grigi, amava indossare jeans e maglioni, aveva modi semplici e schietti
F1, morto Dietrich Mateschitz, fondatore di Red Bull
L’imprenditore, figlio di insegnanti, è nato nel 1944 nella regione della Stiria. Dopo aver studiato economia, è diventato direttore marketing di un'azienda produttrice di dentifrici. Durante un viaggio di lavoro, in un bar di un hotel di Hong Kong incontra la bevanda energetica che gli cambierà la vita. Conquistato dal gusto e dagli effetti, insieme al socio tailandese Chaleo Yoovidhya ne acquista i diritti e fonda nel 1984 la "Red Bull". A 40 anni, quindi, cambia vita cominciando un'ascesa senza limiti
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Oggi Red Bull impiega più di 13.000 persone in 172 Paesi, ha un fatturato di circa 8 miliardi di euro e vende quasi 10 miliardi di lattine all'anno
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Ma per arrivare a questi numeri Mateschitz ha avuto un’intuizione: ha capito che avrebbe dovuto lanciare il suo prodotto in maniera particolare e investendo somme considerevoli in sponsorizzazioni e marketing inusuali. Tra questi, ad esempio, quelli usati per pubblicizzare gli sport estremi. Una strategia che si rivela di grande successo e che culmina nel 2012 con la promozione di Felix Baumgartner, il primo uomo a infrangere la barriera del suono in caduta libera stratosferica
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Oggi la Red Bull è presente in moltissimi sport, ma il suo nome è legato soprattutto alla Formula 1 - grazie anche alle imprese di Vettel, Ricciardo e Verstappen - e al calcio, con l'acquisto iniziale del Salisburgo a cui si è aggiunto poi il Lipsia
Per quanto riguarda la F1, dopo essere stato inizialmente coinvolto con la Sauber negli anni '90, Mateschitz ha acquistato il team Jaguar alla fine del 2004 e lo ha rinominato Red Bull per la stagione 2005. Ha acquistato in seguito anche la Minardi, ribattezzandola Toro Rosso per il 2006 e utilizzando la squadra come veicolo per formare piloti promettenti per l'operazione ufficiale Red Bull
Mateschitz ha anche fondato in Austria una "Media House" che si occupa di fornire migliaia di ore di video e filmati a emittenti e televisioni, oltre a investire nella telefonia mobile. L’imprenditore non si è mai sposato e aveva un figlio, Mark Gerhardter (nella foto)
Come detto, Mateschitz era restio a concedere interviste. Ma negli anni scorsi avevano sollevato un po’ di polemiche alcune sue dichiarazioni. In una rara intervista rilasciata al quotidiano austriaco Kleine Zeitung nel 2017, ad esempio, il miliardario ha criticato la mancanza di controllo sull'ondata migratoria in Europa e ha accennato a posizioni conservatrici. Parte del suo impero mediatico, presente nel mondo di lingua tedesca, è stato poi criticato per aver intrapreso campagne definite “cospiratorie”, in particolare nel trattare la pandemia di Covid-19
Nel 2021, inoltre, la rivista austriaca Dossier ha pubblicato un'inchiesta che aveva l'obiettivo di svelare il ventre della Red Bull, azienda impenetrabile il cui marketing sportivo nasconderebbe, secondo i suoi detrattori, la presunta nocività della bevanda
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