Vigor Bovolenta, 10 anni fa la morte del "Gigante del Polesine": chi era e cos'è successo
SportIl 24 marzo 2012 il pallavolista morì a 37 anni in seguito a un malore in campo. Cresciuto in provincia di Rovigo, con i suoi 202 centimetri di altezza esordì in Serie A nel 1990 a Ravenna. Dal 1995 al 2008 fece parte della nazionale, dove vinse 7 ori e un argento olimpico
Sono passati dieci anni dalla morte di Vigor Bovolenta, pallavolista e campione che ha vestito la maglia azzurra negli anni d’oro della Nazionale. Il 24 marzo 2012, Bovolenta morì a 37 anni in seguito a un malore durante una partita, verosimilmente a causa di pregresse patologie cardiache. Nato nel 1974 in provincia di Rovigo, veniva chiamato il “Gigante del Polesine” per la sua altezza di oltre due metri (202 cm). Ruolo centrale, iniziò a giocare con i dilettanti del Polesella. Nel 1990 esordì in Serie A con la prima squadra del Messaggero Ravenna (oggi Porto Ravenna Volley): in quella stagione la squadra romagnola vinse Scudetto e Coppa Italia. Bovolenta giocò con la maglia ravennate fino al 1997. Dopo la 4 Torri Ferrara, Piaggio Roma e Iveco Palermo, il pallavolista approdò nel 2000 all’Unibon Modena, con cui vinse il campionato nella stagione 2001-2002. Nel 2003 passò alla Copra Piacenza, dove rimase fino al 2008, quando fu ingaggiato dal Perugia Volley. Dal 2010 fino al giorno della morte giocò con la Yoga Forlì.
La “generazione di fenomeni” della Nazionale
Bovolenta debuttò in Nazionale il 3 maggio 1995, a L’Avana (Cuba), con l’allenatore Julio Velasco. Fino al 2008, con la maglia azzurra ha giocato quasi 200 partite e vinto sette ori in 13 anni. Ha vinto quattro World League (1995, 1997, 1999, 2000), la Coppa del Mondo in Giappone nel 1995, due Europei in Grecia nel 1995 e in Austria nel 1999. Ai Giochi olimpici di Atlanta 1996 l’Italia è d’argento, come all'Europeo in Repubblica Ceca del 2001. Sono gli anni di quella “generazione di fenomeni”, come la definì il giornalista italiano Jacopo Volpi, che negli anni ’90 spezzò il dominio dei Paesi dell'Est sul campo da pallavolo collezionando risultati mai raggiunti prima dall’Italvolley. Il 12 agosto 2012, dopo la morte di Bovolenta, la Nazionale conquistò il bronzo ai Giochi Olimpici di Londra e gli dedicò il trofeo, portando sul podio la sua maglia azzurra numero 16.
Il malore e la morte
Il 24 marzo 2012 Bovolenta era a Treia, in provincia di Macerata, con la sua squadra Volley Forlì per disputare una partita del campionato B2 contro la Lube. Dopo una battuta, si accasciò improvvisamente al suolo per un malore. Venne subito trasportato all'ospedale di Macerata, dove però morì un paio d'ore più tardi, intorno alla mezzanotte, a causa di un arresto cardiaco. Secondo quanto rilevato dall’autopsia, l’atleta soffriva di una coronaropatia aterosclerotica severa, una grave patologia cardiaca. Dopo la sua morte la procura di Macerata indagò due medici sportivi che gli avevano rilasciato i certificati di idoneità sportiva per omicidio colposo, ma nel 2015 sono stati assolti sulla scorta dell’insufficienza di prove. La moglie di Bovolenta, Federica Lisi, e i suoi cinque figli organizzano ogni anno il “Bovo Day” per ricordare il campione del volley scomparso a 37 anni.