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Cos'è lo ius soli sportivo chiesto da Malagò e come funziona

Sport
©Ansa

Secondo la norma attualmente in vigore, contenuta in una legge del 2016, ai minori stranieri è consentito di essere tesserati per società italiane al compimento dei 10 anni di età, ma non di essere convocati per la nazionale azzurra. A margine dell'oro di Marcell Jacobs nei 100 metri, il presidente del Coni ha chiesto di estenderlo

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Prevede la possibilità che giovani stranieri partecipino a competizioni per squadre italiane ma non permette di ottenere la cittadinanza escludendoli dalle selezioni nazionali. È lo “ius soli sportivo”, già esistente in Italia ma appunto con diverse limitazioni, di cui parlava il presidente del Coni Giovanni Malagò dopo l’impresa di Marcell Jacobs con l’oro nei 100 metri: “Non riconoscere lo ius soli sportivo è folle”, ha detto Malagò. A oggi lo ius soli sportivo esiste in una prima forma introdotta dalla legge n. 12 del 2016 (“Disposizioni per favorire l’integrazione sociale di minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione in società sportive appartenenti alle federazioni nazionali”).

Cosa ha detto Malagò

"Sono anni che c'è una formidabile polemica sullo ius soli”, ha affermato Malagò a margine della vittoria di Jacobs nei 100 metri. “Come Coni hanno provato a tirarci per la giacchetta e noi abbiamo sempre sostenuto la tesi che si tratta di una materia politica, ma non riconoscere lo ius sportivo è aberrante e folle. Questo discorso oggi più che mai va concretizzato - spiega Malagò -  a 18 anni e un minuto chi ha i requisiti deve avere la cittadinanza italiana e non iniziare una via crucis con rimbalzi tra prefetture e ministeri".

Cosa prevede la norma in vigore

Secondo la norma attuale i minori stranieri regolarmente residenti in Italia “almeno dal compimento del decimo anno di età“ possono essere tesserati presso le federazioni sportive “con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani“. Ma rimane una barriera: gli stranieri minorenni residenti in Italia ma non cittadini italiani non possono essere convocati per le selezioni nazionali. Per vestire la maglia azzurra devono attendere di diventare maggiorenni. Solo al compimento dei 18 anni, in base alle leggi sulla cittadinanza in vigore in Italia, possono avviare la pratica per ottenere la cittadinanza italiana.

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I limiti dell’attuale norma

Secondo l’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), il limite dei 10 anni di età della norma attualmente in vigore “è probabilmente dettato dalla presunzione che per un minore entrato in così tenera età il rischio di essere soggetto al traffico illecito di calciatori sia estremamente ridotto”, ma – spiega l’associazione - “determina l’esclusione di molti minori il cui diritto alla parità di trattamento con i minori italiani è garantito dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo”. Inoltre, sempre secondo l’Asgi, il concetto di “regolarmente” residenti richiederebbe che il minore sia titolare di un permesso di soggiorno e sia iscritto all’anagrafe. “Ciò determinerebbe un’impossibilità di tesseramento per tutti quei minori che, pur avendo risieduto per molti anni (se non dalla nascita) sul territorio italiano”, scrive l’associazione, “vista l’assenza di una iscrizione anagrafica o di un permesso di soggiorno valido - a loro non imputabile – non potrebbero beneficiare di questa novità. L’Asgi ricorda che il “Testo unico sull’immigrazione prevede che il minore non possa mai essere considerato giuridicamente irregolare, indipendentemente dalla posizione giuridica dei genitori”. Secondo Asgi “il concetto di regolarmente residenti debba essere interpretato guardando alla dimora abituale e quindi alla semplice presenza del minore sul territorio, indipendentemente dalla condizione di regolarità o meno del soggiorno dei dei genitori”.

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