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Superlega, non solo calcio: dal fatturato al valore delle squadre coinvolte. I GRAFICI

Sport

Raffaele Mastrolonardo

©LaPresse

La nuova lega non raccoglierà soltanto i club europei più blasonati dal punto di vista sportivo, ma anche quelli dalla maggiore potenza economica. Il focus

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La Superlega, proposta lo scorso 18 aprile, non raccoglierà soltanto i club europei più blasonati dal punto di vista sportivo, ma anche quelli dalla maggiore potenza economica. I dodici club fondatori, che intendono superare “l’instabilità dell’attuale modello economico”, si trovano infatti ai primi posti per quanto riguarda i principali indicatori in questo ambito.

Le ragioni del fatturato

 

A certificarlo sono i numeri, a cominciare da quelli dei ricavi. Se si guarda ai fatturati della stagione 2019-20 raccolti dalla società di analisi di mercato Deloitte nel suo rapporto annuale, le “magnifiche 12” (evidenziate in blu nel grafico) si piazzano infatti quasi tutte nelle prime quindici posizioni. Unica eccezione il MIlan, sulle cui entrate pesa la lunga assenza dalla principale competizione europea.

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Come si nota, sono solo tre i club della top-10 di questa particolare classifica che per il momento non hanno aderito alla Superlega: Bayern Monaco, Paris Saint-Germain e Borussia Dortmund. 

 

Tra le prime trenta società europee per fatturato, le entrate complessive delle proponenti della Superlega sono superiori a quelle delle altre diciotto: 5 miliardi e mezzo di euro raccolti dalle 12 “super-squadre” contro i 4 miliardi e 200 milioni messi insieme dal resto del gruppo.

 

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Un valore superiore

 

Il quadro non cambia se, anziché ai fatturati, si guarda alle stime del valore complessivo delle società. Anche in questo caso i fondatori della Superlega rappresentano l’élite dell’élite del calcio del Vecchio continente e dunque del mondo. Soltanto i rossoneri, nuovamente, si piazzano al di fuori della top-20 di questa graduatoria. E soltanto i tre club citati sopra, per il momento, si chiamano fuori rendendo appena meno elitaria la proposta. 

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In questo caso la somma del valore dei club che intendono aderire alla Superlega è quasi  doppia di quella degli altri membri della top-30 di questa graduatoria: 25 miliardi di euro contro 13. 

 

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La questione debito

 

Ma i 12 “grandi” che vogliono cambiare il sistema non guidano il calcio europeo solo dal punto di vista degli introiti e del valore complessivo delle loro imprese. Si distinguono anche per un altro dato: la dimensione del debito accumulato. In questo caso è necessaria un’avvertenza: i dati non sono così abbondanti e aggiornati come nel caso degli altri indicatori. 

 

Un buon punto di partenza, però, è il rapporto annuale redatto dalla Uefa che fotografa la situazione all’anno fiscale 2018. Risultato: ai primi cinque posti della classifica delle squadre più indebitate ci sono cinque delle dodici proponenti della Superlega. 

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La fotografia, come detto, è parziale. Innanzitutto perché si tratta di debito “netto” da cui, nella definizione dell’Uefa, sono escluse alcune voci come, per esempio, eventuali pendenze nei confronti della autorità fiscali dei singoli Paesi o dei dipendenti.

 

Inoltre, perché si tratta di cifre che si riferiscono al periodo precedente la pandemia che, come noto, ha intaccato non poco le finanze dei club calcistici. Un esempio su tutti può spiegare la cautela. Nella graduatoria manca il Barcellona, il cui indebitamento - si è scoperto recentemente - supererebbe il miliardo di euro.