Kim Kardashian ha testimoniato nel processo sulla rapina a Parigi

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L'imprenditrice e influencer, che ha ricordato la terrificante rapina, in cui temeva che l'avrebbero violentata e uccisa, ha perdonato uno dei suoi aggressori che, dal carcere, le ha scritto una lettera di scuse

In lacrime e con indosso 7 milioni di dollari in diamanti, Kim Kardashian ha testimoniato durante il processo per rapina in corso a Parigi. E, a uno degli uomini accusati del violento furto, ha detto di averlo perdonato. L'imprenditrice e star dei social ha confessato che, durante la terrificante rapita subita nel 2016 in un hotel della capitale francese, è stata legata mentre era seminuda. E che credeva che l'avrebbero violentata e uccisa.

L'arrivo in tribunale

Martedì 13 maggio, Kim Kardashian si è presentata in tribunale a Parigi con un tailleur vintage di John Galliano e tacchi a spillo di Saint Laurent, per affrontare il gruppo di 10 malviventi che, secondo l'accusa, le avrebbero rubato gioielli per 10 milioni di dollari, dopo averla minacciata con una pistola durante la Paris Fashion Week. Al processo, Kim si è presentata con una spettacolare collana di diamanti di Samer Halimeh New York del valore di ben 3 milioni di dollari, cavigliera scintillante, anello e diversi orecchini di diamanti, tra cui un ear cuff di Briony Raymond da 8.100 dollari. Ad accompagnarla c'era la madre. 

 

Secondo quanto riportato da PageSix, la collana in oro bianco 18k conteneva 80 diamanti, tra cui una pietra centrale a forma di pera da 10,13 carati. L'anello, da 4 milioni di dollari, sarebbe invece stato acquistato dall'imprenditrice in sostituzione dell'anello rubato, con i soldi dell'assicurazione.

La testimonianza

Per un lungo periodo, dopo la rapina subita nel 2016, Kim Kardashian ha smesso di indossare gioielli. Lo ha ribadito lei stessa, nel corso della deposizione. Interrogata sulla lettera inviata da uno degli aggressori, Aomar Ait Khedache, in cui l'uomo, dal carcere, implorava il suo perdono, ha detto: "Quell'esperienza ha cambiato la mia vita e quella della mia famiglia. Non sapevo della lettera. Negli Stati Uniti lavoro nel sistema giudiziario e desidero ardentemente diventare avvocato, bettendomi perché le persone cerchino giustizia. Apprezzo che mi abbia scritto". Rivolgendosi a Khedache, gli ha poi detto: "Ti perdono".

 

Per lavoro, Kim Kardashian ha trascorso molto tempo in prigione, con persone che hanno commesso crimini. "Credo davvero nelle seconde possibilità e nella riabilitazione", ha concluso.

Il racconto della rapina

Durante la sua deposizione, Kim Kardashian ha raccontato d'aver pregato che la sorella Kourtney, tornando, non la vedesse in una pozza di sangue. Ha ricordato che, uno dei malviventi, le ha legato le mani mentre un altro le puntava la pistola. "Ero nuda, mi hanno trascinata per le gambe, credevo che mi avrebbero violentata. Ho pensato davvero che sarei morta", ha risposto, quando il giudice le ha chiesto se avesse temuto per la sua vita. I ladri sono entrati nella sua camera all'Hôtel de Pourtalès vestiti da poliziotti, minacciando uno dei concierge che, costretto a fare da interprete, continuava a dirle: "Non so se moriremo".

 

Dopo la rapina, Kim Kardashian ha cominciato a pensare di più alla sua sicurezza. Ora non viaggia mai senza guardie del corpo (mentre prima, le guardie le condivideva spesso con le sorelle). Si assicura che ci sia del personale in ogni stanza, e ha smesso di postare sui social in tempo reale.