Lo showrunner di Knight of the Seven Kingdoms spiega la differenza con Il Trono di Spade
Serie TV Un dettaglio della locandina ufficiale della serie tv "Knight of the Seven Kingdoms"Ci si prepara a un nuovo inizio nel mondo di Westeros: HBO Max si prepara a tornare in quei territori, ma con un approccio completamente diverso rispetto a Game of Thrones e al suo spin-off House of the Dragon. La nuova serie, attesa per gennaio 2026, rappresenta una delle produzioni più significative della piattaforma, ma secondo quanto spiegato dal suo showrunner Ira Parker, i fan noteranno fin da subito un cambiamento profondo nell’impostazione e nel tono del racconto
Ira Parker, uno degli showrunner della serie televisiva Knight of the Seven Kingdoms, ha spiegato nelle scorse ore la differenza tra la nuova attesissima opera e Il Trono di Spade.
Ci si prepara a un nuovo inizio nel mondo di Westeros: HBO Max sta per farci tornare in quei territori, ma con un approccio completamente diverso rispetto a Game of Thrones e al suo spin-off House of the Dragon.
La nuova serie, attesa per gennaio 2026, rappresenta una delle produzioni più significative della piattaforma, ma secondo quanto spiegato dal suo showrunner Parker, i fan noteranno fin da subito un cambiamento profondo nell’impostazione e nel tono del racconto.
Si passa ancora una volta dalle pagine di George R.R. Martin alla TV, dato che l’adattamento trae ispirazione diretta dalla trilogia di novelle Tales of Dunk and Egg firmata da Martin, ambientata novant’anni prima degli eventi narrati nei romanzi principali di Il Trono di Spade. Al centro della storia ci sono Ser Duncan the Tall, conosciuto come Dunk, e il giovane Egg, due figure destinate a diventare leggendarie.
Un’assenza che si farà notare
Come riportato dal magazine americano Entertainment Weekly, A Knight of the Seven Kingdoms si distinguerà fin dall’inizio per una scelta sorprendente: non avrà una sequenza d’apertura. Un dettaglio che pesa, considerando quanto l’introduzione di Il Trono di Spade — accompagnata dal celebre tema musicale di Ramin Djawadi — sia rimasta impressa nella memoria di milioni di spettatori.
Al suo posto, la nuova serie presenterà semplicemente “una schermata con un titolo in tipografia medievale tra le scene iniziali di ciascun episodio”. Una decisione che, secondo Ira Parker, rispecchia pienamente la natura del racconto e il carattere dei suoi protagonisti.
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La filosofia di Dunk
Parker ha chiarito che ogni scelta creativa è stata guidata dalla personalità di Dunk: “Tutte le decisioni sono state prese pensando a Dunk, cercando di trasmettere il tipo di persona che è in ogni aspetto dello show, persino nella sequenza del titolo”.
A differenza delle aperture grandiose e orchestrali di Il Trono di Spade e House of the Dragon, questa produzione ha preferito un tono più sobrio. “Le sigle delle serie precedenti erano epiche e spettacolari. La colonna sonora di Ramin Djawadi è imponente e meravigliosa. Ma questo non è lo stile di Dunk. Lui è diretto, semplice, privo di artifici. Non ama i fronzoli”.
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Un Medioevo realistico, senza draghi
Il pubblico non deve aspettarsi creature leggendarie o magie imponenti. Parker lo spiega con chiarezza: “Nessuno pensa alla magia. Potrebbe tranquillamente trattarsi della Britannia del XIV secolo. È un mondo di cavalieri duri, di fatica, di freddo e di realismo, ma attraversato da una tenue speranza. È un luogo meraviglioso in cui ambientare la storia. In questa serie partiamo dal basso, dal popolo: non ci sono re o regine, ma uomini comuni”.
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Le tensioni nell’universo di Westeros
Nel frattempo, il mondo di Il Trono di Spade non è rimasto immune da controversie. A marzo, Ryan Condal, showrunner di House of the Dragon, aveva definito “deludenti” le critiche mosse da George R.R. Martin alla seconda stagione della serie televisiva.
Lo scrittore, nell’agosto dell’anno precedente, aveva promesso di approfondire “tutto ciò che non ha funzionato in House of the Dragon”, mantenendo poi la parola con un post in cui commentava alcune scelte narrative riguardanti i figli di Aegon e Helaena. L’intervento, che aveva suscitato grande clamore tra i fan e negli ambienti HBO, fu in seguito rimosso dal suo sito senza spiegazioni.
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L’entusiasmo di Martin per Dunk e Egg
Se House of the Dragon ha suscitato qualche perplessità, il tono di Martin nei confronti di A Knight of the Seven Kingdoms è ben diverso. All’inizio del 2025, l’autore ha espresso tutto il suo entusiasmo per il progetto, dichiarando in un post: “Ho visto tutti e sei gli episodi (gli ultimi due in versione provvisoria) e li ho adorati. Dunk ed Egg sono sempre stati tra i miei personaggi preferiti, e gli attori scelti per interpretarli sono semplicemente incredibili. Anche il resto del cast è straordinario. Aspettate di conoscere il Laughing Storm e Tanselle Too-Tall”.
Martin ha poi aggiunto: “È un adattamento fedele quanto un uomo ragionevole possa desiderare (e sapete tutti quanto io sia incredibilmente ragionevole su questo argomento)”.
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Dall’annuncio alle prime immagini
Nonostante l’entusiasmo dell’autore, le informazioni ufficiali sulla serie sono rimaste limitate fin dalla sua presentazione nel 2021. Dopo la conferma di Peter Claffey e Dexter Sol Ansell nei ruoli di Ser Duncan the Tall e Egg, HBO ha diffuso la prima immagine promozionale a giugno 2024, seguita da un breve teaser ad agosto che offriva una rapida panoramica dei protagonisti e di alcune scene d’azione in stile Il Trono di Spade.
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Uno sguardo al futuro del franchise
Mentre A Knight of the Seven Kingdoms si prepara al debutto, l’universo di Westeros continuerà a espandersi. La terza stagione di House of the Dragon è infatti prevista per l’estate 2026, con una possibile uscita nel mese di giugno, come anticipato in un’intervista al magazine statunitense Deadline.