M – Il figlio del secolo, tra crimini e misfatti. La recensione del finale di stagione

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Paolo Nizza

Paolo Nizza

Mussolini e la sua strategia, Il delitto Matteotti e le sue conseguenze sono al centro degli episodi 7 e 8 (disponibili su Sky e in streaming  su Now) della serie Sky Original Un epilogo tragico che culmina con il discorso del duce pronunciato il 3 gennaio del 1925. Due epocali puntate in cui Luca Marinelli ribadisce il suo immenso talento, affiancato da un cast eccezuionale  in cui spiccano Francesco Russo, Gaetano Bruno, Barbara Chichiarelli, Elena Lietti,  Vincenzo Nemolato, Federico Majorana e Maurizio Lombardi

Les jeux sont faits. Rien ne va plus.  Negli ultimi due episodi della prima stagione di M – Il Figlio del secolo (disponibili in esclusiva  su Sky e in streaming su Now) a Mussolini non serve nemmeno troppo rompere la quarta parete. In questo epilogo, Il personaggio interpretato da un abilissimo e indimenticabile Luca Marinelli si rivolge al pubblico in misura minore rispetto alle puntate precedenti. 

Mussolini come Riccardo III


Come un Riccardo III in orbace, Benito ha trasfigurato l’inverno dello scontento in gloriosa estate. Al duce resta solo da eliminare Clarence, ossia, in questo caso, l’onorevole Giacomo Matteotti (un sontuoso Gaetano Bruno). Il socialista impellicciato è la nemesi del duce. Il figlio dei ricchi che ha scelto di stare con i poveri, con gli sfruttati, con i deboli. L’esatto contrario di Mussolini, il figlio della povertà che ama il potere, detesta la miseria e disprezza i deboli, Con i suoi principi, la sua etica ferrea, il deputato ha sbugiardato in parlamento le camicie nere, denunciato i delitti e le barbarie compiute dal partito fascista. Ma Matteotti è consapevole che la sua requisitoria rappresenta un passaporto per la sua condanna a morte. È solo questione di tempo prima che qualcuno pronunci l’orazione funebre in sua memoria. La goccia che fa traboccare il vaso sono le 91 pagine vergate da Giacomo e intitolate “Un anno di dominazione fascista. La sentenza è emessa. Il 10 giugno del 2024, l’onorevole viene rapito e assassinato da una squadra composta da Amerigo Dumini ( Federico Majorana), Albino Volpi (Federico Mainardi), Giuseppe Viola (Michele Ferrantino) , Augusto Malacria (Amedeo Gullà) e Amleto Poveromo ( Giovanni Alfieri).

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Gaetano Bruno intepreta Giacomo Matteotti

il talento di Barbara Chichiarelli ed ELena Lietti

In questo finale di M - Il Figlio del secolo, Mussolini ricorda un gangster della Chicago a cavallo tra gli anni Venti e Trenta. Con il pannicolo adiposo da orango, in vestaglia, si pavoneggia sfoggiando il collare dello Ordine Supremo della Santissima Annunziata, la massima onorificenza di Casa Savoia. Ora Benito è cugino di Vittorio  Emanuele III, può dare del tu al re. In un crescendo rossiniano di gemiti e amplessi, il duce somiglia all’ Arthur Cody Jarrett di La furia umana, il capolavoro noir di Raoul Walsh. Parimenti al sanguinario bandito interpretato da James Cagney si sente in cima al mondo. E quindi se ne frega, del memento mori e pure della sua ispiratrice e amante Margherita Sarfatti. Barbara Chichiarelli è straordinaria in quel primo priamo in cui riassume tutto il dolore e la delusione di una donna che ha amato il duce più di quanto abbia amato se stessa. E a proposito di interpretazioni femminili, è di grandissimo rilievo la performance di Elena Lietti nei panni di Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti. Una recitazione in sottrazione, l’elaborazione di un lutto esplicato in pochi ma significativi gesti, in sguardi indimenticabili, in battute taglienti quanto rasoi. Un’interpretazione da applausi a scena aperta.

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M - Il figlio del secolo, stasera gli episodi 5 e 6. Le anticipazioni

Elena Lietti è Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti

Tra sculture e ulcere

Nel finale della prima stagione di M – il figlio del secolo, Mussolini si specchia nell’enorme testa scolpita da Adolfo Wildt.  Con le mascelle serrate le sopracciglia aggrottate, lo sguardo assertivo e fiero, la scultura ribadisce che il duce si immagina come un titano che non ha bisogno di niente e di nessuno, Ma basta un bicchiere di latte e un’ulcera incipiente a ricordare a Benito che pure un gigante può avere i piedi d’argilla. Soprattutto quando i tuoi cani da guerra, guidati da Dumini, si sono rivelati manchevoli e cialtroni nell’assassinare Matteotti. E Maurizio Lombardi (bravissimo e irriconoscibile nel ruolo di Emilio De Bono, Titubante, con voce sommessa, il capo della polizia elenca tutti gli errori commessi dal branco di assassini. Tocca trovare un capro espiatorio. Altrimenti il rischio per Mussolini è di perdere tutto ciò che ha ottenuto e fore pure la ghirba

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M – Il figlio del secolo, la recensione dell’episodio 4 della serie

Maurizio Lombardi nei panni di Emilio De Bono

Tormenti,  tradimenti e la confessione di Cesare Rossi

Tra i titoli cubitali di giornali l’opposizione, ma non solo, si agita e protesta. Si pretendono le dimissioni del duce Tutta l’Italia si interroga sulla scomparsa dell’onorevole Matteotti. E in questo caso, ancora una volta Mussolini pare ricordare il Riccardo III di Shakespeare quando esclama: “Anche la bestia più feroce conosce un minimo di pietà. Ma io non ne conosco, perciò non sono una bestia.” Con il portafoglio insanguinato del segretario socialista conservato nel cassetto le manfrine, i tentativi di depistaggio, il finto sdegno, risultano terrificanti. Eppure, con il consueto tocco di genio, gli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino e il regista Joe Wright attingono ancora al Bardo. In un florilegio di mosche che infestano gli appartamenti del duce, si palesa Vitta, la moglie di Matteotti, parimenti allo spettro di Banquo che tormentava Macbeth. Se Mussolini non agisce, preso sarà il morto a seppellire il fascismo e le camicie nere. I cinque assassini del segretario socialisti sono stati arrestati. Tocca trovare l’agnello sacrificale. E la scelta di Benito ricade su Cesare Rossi. Ed è di grande impatto il dialogo tra Benito e il suo fidato braccio destro. Al personaggio (ottimamente interpretato Francesco Russo) a cui non pare vero che l’amico di una vita lo abbia scaricato e dato in pasto alla stampa, come mandante dell’omicidio. Ancora una volta, Mussolini tradisce chi lo ha amato. 

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La musica non è finita e i nemici se ne vanno

Tuttavia, dopo aver esautorato De Bono da capo della polizia, ceduto il ministero degli interni, la parabola del duce sembra giunta al capolinea. Persino Vittorio Emanuele III (un eccellente Vincenzo Nemolato) durante la festa per il proprio genetliaco,pare averlo abbandonato, nonostante mormori “Il fascismo era un problema, ma il più delle volte la soluzione”. Tant'è che allontana il duce e abbraccia la consorte, la regina Elena di Montenegro (Giorgia Sinicorni).  Il cadavere di Matteotti è stato ritrovato, si invoca la revoca della censura. Neanche l’accorarla telefonata della moglie Rachele e la visita improvvisa dell’ex amante Bianca Ceccato (Cosima Centurioni), sembrano in grado di evitare al duce di imboccare il viale del Tramonto, Ma la musica non è ancora finita e saranno i nemici ad andarsene. In fondo come dice l'estremista Farinacci (un assai perturbante Gabriele Falsetta) in un’ipnotica sequenza onirica: “Ma ti pare troppo un cadavere per una rivoluzione? O tutti fuori o tutti dentro!” E non sulle note di Der Mussolini, il noto brano del gruppo Deutsch-Amerikanische Freundschaft, ma sull’aria leggera dell’operetta Sogno di un walzer di Oscar  Strauss, Benito ricomincia la danza. Tra un’epifania di matite temperate centrifugate con le immagini dei crimini e dei misfatti compiuti fasciti elencati dalla voce dell’onorevole Matteotti, Il duce si accinge a pronunciare il famoso discorso alla Camera dei deputati del Regno d'Italia, il 3 gennaio del  1925

 

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M – Il figlio del secolo, la recensione dell'episodio 2 della serie

Vittorio Emanunele III (Vincenzo Nemolato) e Benito Mussolini (Luca Marinelli)

Il testo del discorso di Mussolini alla camera

“Non è un discorso parlamentare. È un atto d’accusa. L’accusa contro me stesso. Si grida: Il fascismo è un’orda di barbari accampati nella nazione, un movimento di banditi e di predoni. Ebbene io dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano che assumo io solo la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece la superba passione della miglior gioventù italiana, a me la colpa. Se il Fascismo è stata un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere. Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima politico, storico e morale, a me la responsabilità di tutto questo. Perché questo clima storico, politico morale, io   l’ho creato. Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili, l’unica soluzione è nella forza. Non c’è mai stata altra soluzione nella storia e mai ci sarà. Se io la centesima parte dell’energia messa a contenere la violenza, la mettessi a scatenarla.eh vedreste allora!”

La regina Elena (Gorgia Sinicorni) con il suo consorte, il re Vittorio Emanuele III

Gli uomini vuoti e un colpevole silenzio

Tuttavia, dopo queste parole nessuno si avvale dell’Articolo 47. Eppure, la Camera dei deputati ha il diritto di accusare i Ministri del Re, e di tradurli dinanzi all'Alta Corte di Giustizia. Nessuno trasformerà l’autoaccusa in un’accusa formale. Bastava che soltanto uno ne facesse richiesta e Mussolini sarebbe finito per sempre, In un florilegio di volti e di primi piani che sovrappongono sempre più frenetici riecheggia solo un silenzio assordante. Benito si congeda con un eloquente sguardo in macchina. Come recita il finale del poema gli uomini vuoti di Thomas Eliot: “È questo il modo in cui finisce il mondo
Non già con uno schianto ma con un lamento.”

 

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