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Muppet Show, Disney aggiunge un cartello per rappresentazione inappropriata

Serie TV

Camilla Sernagiotto

©Getty

Come per tanti altri contenuti presenti sulla piattaforma Disney+, anche per la famosa serie di pupazzi creata da Jim Henson e capitanata da Kermit la Rana è stato inserito un disclaimer per aprire 18 episodi del programma che conterrebbero contenuti potenzialmente offensivi

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Anche per i Muppet arriva il cartello che avvisa il pubblico circa i potenziali contenuti offensivi: come per molti altri contenuti presenti su Disney+, anche per la famosa serie di pupazzi creata da Jim Henson tra il 1954 e il 1955 (diventata la trasmissione televisiva Muppet Show in onda dal 1976 al 1981 e disponibile sulla piattaforma) è stato scelto di aggiungere un disclaimer per allertare gli spettatori.

In apertura a 18 episodi della serie (composta da 5 stagioni) c’è ora un cartello che avvisa circa la presenza di contenuti potenzialmente offensivi a causa dell’inclusione in alcune scene di “rappresentazioni negative e/o maltrattamento di popoli o culture”.

Gli stereotipi sbagliati

L’avviso spiega che “tali stereotipi erano sbagliato allora e lo sono adesso. Piuttosto che rimuovere questo contenuto, vogliamo prendere atto del suo impatto dannoso, imparare da esso e innescare discussioni per creare un futuro più inclusivo insieme.”
La Disney sottolinea anche stavolta l’impegno per il domani, come già aveva fatto per gli altri casi de Le avventure di Peter Pan, Dumbo e Gli Aristogatti. Un domani che in realtà è già un oggi, dato che il cartello di avviso significa impegnarsi a non creare più programmi che possano essere ritenuti offensivi.
L’impegno da parte di Disney è quello di “creare storie con temi che siano d’ispirazione e ambiziosi, che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo”.

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I 18 episodi del Muppet Show ritenuti potenzialmente offensivi

Le puntate contrassegnate dal disclaimer sono diciotto. Tra questi ci sono gli episodi che hanno avuto come ospiti Steve Martin, Peter Sellers, Cleo Laine, James Coco, Alan Arkin, James Coburn, Marty Feldman e Johnny Cash.

Quest’ultimo ha cantato di fronte a una bandiera confederata, un vessillo ritenuto offensivo tanto da essere anche vietato per legge in gran parte dei contesti pubblici negli Stati Uniti.

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Dumbo, Peter Pan e Gli Aristogatti vietati ai minori di 7 anni

Il caso di Peter Pan, Dumbo e Gli Aristogatti

Già lo scorso gennaio su Disney+ erano stati vietati ai minori di 7 anni il film Dumbo, Le avventure di Peter Pan e Gli Aristogatti, cancellati dallo spazio della piattaforma dedicato ai più piccoli e disponibili nelle sezioni per utenti più grandi con il cartello di segnalazione. Tale avviso era stato già annunciato nell’ottobre 2020.

 

In un brano della colonna sonora di Dumbo - L'elefante volante (1941) sono presenti parole offensive nei confronti degli schiavi afroamericani (la canzone recita: “E quando poi veniamo pagati buttiamo via tutti i nostri soldi”, accennando agli schiavi afroamericani costretti a lavorare nelle piantagioni).
Ne Gli Aristogatti (1970) il gatto siamese Shun Gon è considerato uno stereotipo offensivo dei tratti orientali (colorazione gialla, taglio degli occhi, denti sporgenti e le bacchette utilizzate per fare tutto, perfino suonare il pianoforte).

Le avventure di Peter Pan (1953) offende invece i nativi americani quando il protagonista parla dei membri della tribù di Giglio Tigrato definendoli in maniera sbagliata e irrispettosa con il termine di “pellerossa”.


Lo scorso ottobre, quando è stato annunciata la volontà di inserire il cartello (anche a seguito del caso mediatico legato alla cancellazione di Via col Vento dal catalogo online di HBO Max), tra i titoli comparivano, oltre a Peter Pan e Dumbo, anche Lilli e il vagabondo e Fantasia.


“Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono oggi. Invece di rimuovere questo contenuto, vogliamo ammetterne l’impatto dannoso, trarne insegnamento e stimolare il dialogo per creare insieme un futuro più inclusivo”, dichiarava la prima versione del messaggio da inserire prima dei titoli di testa, in seguito leggermente modificato.

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Non solo cartelli che avvisano circa gli errori del passato ma anche la volontà di non commetterne più. E a impegnarsi per produrre tipologie di narrazione che ispirino le nuove generazioni, nel pieno rispetto di etnia, genere, età e via dicendo.

 

“Disney si impegna a creare storie con temi ispiratori e aspirazionali che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo. Per ulteriori informazioni su come le storie hanno avuto impatto sulla società, visita il sito www.Disney.com/StoriesMatter”.

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Tutto è partito dal “caso” di Via col Vento

In seno alle proteste per la morte di George Floyd da cui è nato il movimento Black Lives Matter, nel giugno 2020 HBO Max ha rimosso temporaneamente la celebre pellicola Via col Vento, reintroducendolo poco dopo con l’aggiunta di un’introduzione che spiega i temi affrontati dalla celebre pellicola e per sottolineare che quella rappresentazione del Sud nega gli orrori della schiavitù in maniera inammissibile.

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Grease, un “caso” (social) a parte

A essere stato toccato da accuse di altro genere ci sarebbe anche Grease, il celebre film musicale del 1978 con John Travolta e Olivia Newton-John alias Danny Zuko e Sandy Olsson. Trasmesso dalla BBC il 26 dicembre 2020, ha acceso una discussione sui social network con critiche relative a sessismo, omofobia, misoginia e bullismo.

Ad esempio al verso della canzone Summer Nights ascoltiamo le parole “Tell me more, tell me more/did she put up a fight?” ("dimmi di più, dimmi di più, lei ha fatto resistenza?”), rimandando al tema della violenza sessuale trattato in una maniera non consona, con leggerezza. Lo stesso vale per il bullismo e il maschilismo di scene come quelle in cui i ragazzi spiano le studentesse sotto la gonna.

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