Gomorra 4, il making of dell'agguato a Don Gerlando Levante

Serie TV

Fabrizio Basso

Don Gerlando è morto, Genny è tornato e Grazia ha in mano la sorte dei Levante

E' uno dei momenti importanti dell'ultimo episodio di Gomorra 4. Uno di quei momenti in cui capisci che fidarsi troppo fa sempre male. Nei primi episodi Genny Savastano si è appoggiato allo zio, Don Gerlando Levante, ma quando i suoi progetti hanno vacillato non si è fatto problemi a giustiziarlo. Bravissima Grazia, la figlia del boss ucciso. Ecco il racconto di come è stata costruita la scena.

(@BassoFabrizio)

In una serie ci sono tanti momenti importanti ma qualcuno lo è di più. Come nella vita. Tra Gomorra La Serie e la nostra quotidiana ci sono tante analogie, tante cose che sfuggono e poi tornano, magari non come desideravi. Agli albori di Gomorra 4 Gennaro Esposito, che era mosso dalla ferma intenzione di cambiare vita, di ripulirsi l'anima e entrare nel mondo dell'imprenditoria ha chiesto il supporto di Don Gerlando, burbero patriarca del clan Levante. Un clan monocratico dove nulla si muove senza l'imprimatur del "vecchio". Solo Mickey ha avuto il privilegio di andare a studiare a Bologna ed è quello che più lo ha deluso perché si è innamorato dell'odiata Patrizia. Gli altri maschi a fare da cavalieri serventi, le femmine, moglie e figlia, a capo chino. Ubbidienti, devote. Anche se poi così non è soprattutto per Grazia: quando, assassinati Don Gerlando e sua moglie c'è da portare un messaggio ai superstiti, Genny si affida proprio a Grazia, perché in lei vede l'animo combattente, la voglia di imporsi, di fuggire dalle gabbie famigliari e crearsi un suo spazio.

Qui siamo sul set che prepara l'agguato. Il regista Claudio Cupellini ne sottolinea la complessità mentre il direttore della fotografia Valerio Azzali spiega che "una macchina arriva veloce e da quando viene bloccata in pochi secondi è crivellata di colpi. Con Cupellini per dare più immediatezza alla scena ci è sembrato giusto dividerla in tanti piccoli tagli". Il regista fa notare che c'è una citazione, un omaggio alla scena girata da Stefano Sollima quando l'indimenticato Don Pietro viene liberato mentre lo portano in carcere "e ho voluto un trattore simile per bloccare la strada". Azzali fa i complimenti agli attori per come hanno saputo gestire lo stress dei colpi in arrivo e in partenza perché non abbiamo usato stunt". Un applauso speciale per Autilia, la moglie del boss, che accetta la morte con la fierezza di una donna vera". Ma il top è, secondo Cupellini ma anche secondo me, la prova Claudia Tranchese, che è visibilmente provata e commossa: "E' una scena che ho amato -dice ancora il regista- perché era fatta di recitazione".

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