True Detective 3: la recensione dell'episodio 3

Serie TV

Paolo Nizza

Tra passato e presente, tra una bottiglia di Jack Daniel's e un sorso di Southern Confort, il terzo episodio della terza stagione di True Detective ci mostra per la prima volta l'incontro fra Mahershala Ali e Stephen Dorff negli anni 90. L'appuntamento su Sky Atlantic con True Detective 3 è lunedì 21 gennaio, Dalle 21.15 con primi due episodi doppiati in italiano e, a seguire, il terzo episodio in versione originale con sottotitoli: leggi la recensione

Alla scoperta di Stephen Dorff, il tenente Roland West

Il terzo episodio di True Detective 3 ci mostra per la prima volta il personaggio di Roland West (Stephen Dorff) negli anni Novanta. Vediamo che il detective è diventato tenente della polizia di Stato dell'Arkanasas (compagnia D), che fuma parecchio, che soffre di calvizie incipiente e che sfoggia un look da cowboy metropolitano: giacca con inserti in pelle sulle spalle e camicia western con bottoni automatici. Ma soprattutto Roland è convinto che tutto quello che c'è da sapere sul caso dei due fratellini scomparsi sia stato scritto nel rapporto redatto negli anni 80. Tuttavia tra testimoni mai interrogati dalla polizia e una misteriosa berlina marrone, scopriremo che non è proprio così.

La sua deposizione ci riporta indietro di dieci anni. Un ente benefico offre una ricompensa di diecimila dollari a chiunque offra informazioni sul caso Purcell. Per ora le uniche certezze sono che Will è morto e che Julie è scomparsa. Ça va sans dire, la ricompensa genera un'epifania di false tracce, di indizi fittizi, di gente che sostiene di avere visto Julie prigioniera in un rettilario. La verità sembra lontanissima. I ricordi si inseguono, al pari dei piani temporali. Wayne Hays (Mahershala Ali), che nel secondo episodio avevamo lasciato in pigiama, confuso e perduto, cerca di capire cosa ci facesse all’incrocio fra Shoepick e Briarwood, dove tutto è iniziato. La memoria, però, non lo aiuta. Anzi, incombe lo spettro di un ricovero in ospizio.

In un flashback ritroviamo Wayne negli anni 90 in macchina, di notte, insieme a sua moglie Amelia (Carmen Ejogo). Sono in Oklahoma, davanti alla farmacia dove sono state ritrovate le impronte totali e parziali di Julie. Un appostamento di una coppia alla ricerca di una perduta armonia. Forse si potrebbe andare in un motel a bere e a fare l'amore. Ma Wayne liquida il tutto con una battuta: "Cos'è, Cuore e Batticuore in versione afro?" La citazione della serie tv interpretata da Robert Wagner e Stefanie Powers non è il solo elemento della cultura pop presente nell'episodio 3 di True Detective. Si citano i Transformers in una sequenza ambientata in un supermarket. E soprattutto si vedono due action figure raffiguranti Han Solo e la principessa Leia Organa. Due giocattoli ritrovati in un luogo di morte, ovvero nella radura dove è stato con ogni probabilità assassinato il piccolo WIll Purcell. Testimoni muti di un crimine purtroppo non avvenuto tanto tempo fa in una galassia lontana lontana.

True Detective 3 fra passato, presente e futuro

In questo terzo episodio, oltre al personaggio di Stephen Dorff vediamo per la prima volta negli anni Novanta Tom Purcell (Scoot McNairy), il padre dei due bambini. L'uomo non ha più i baffoni a manubrio. Ha trovato conforto in Dio, ha smesso di bere e si capisce che deve la sua salvezza al detective Roland West. Wayne, invece, pare avere un grande feeling con l’alcol. Nello specifico con il Jack Daniel's Tennessee Whiskey.

Lo vediamo, negli anni 90 mentre strozza il collo a una bottiglia bourbon e litiga con la sua signora, sempre più presa dal suo libro Life, Death and the Harvest Moon, dedicato al caso Purcell. Non se la passa benissimo nemmeno il veterano Brett Woodard (Michael Greyeyes). Negli anni Ottanta, nella pianura di Ozark, se sei un nativo americano e vivi raccogliendo rottami può capitare che un gruppo di redneck ti riempia di botte senza motivo se non quello del colore della tua pelle. E il tema della pigmentazione torna anche nella sequenza finale del terzo episodio di True Detective 3.

Siamo negli anni 90, in un locale che sul soffitto ha una bandiera con la scritta “Fuck The Communist”. Wayne e Roland si rincontrano. Si capisce che il detective bianco ha fatto carriera, il nero, invece, no. E forse la ragione è proprio la cosiddetta razza. Ma davanti a una birra Bud e a uno shot di Southern Confort, West propone a Wayne di aiutarlo a riprendere le indagini. Si ricomincia. In True Detective esistono molteplici dimensioni. E, come diceva Einstein (non a caso citato in questo terzo episodio), passato, presente e futuro sono solo illusioni ostinatamente persistenti.

 

True Detective 3, guarda le foto del terzo episodio

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