
Giorgio Gaber, da Sanremo al teatro: la carriera del "Signor G". FOTO
L’1 gennaio 2003, se ne andava uno degli artisti più eclettici del panorama culturale italiano, nato a Milano il 25 gennaio 1939. Chitarrista, cantautore, conduttore in tv ma soprattutto icona del “teatro canzone” in cui ha mescolato per decenni musica, monologhi, ironia e pensiero libero. Dall’infanzia milanese all’amicizia con Celentano, Jannacci e Tenco. Dal successo musicale a quello televisivo, fino all’approdo rivoluzionario sul palco teatrale: ecco le tappe principali della sua vita

Sono passati 21 anni dalla morte di Giorgio Gaber. Artista geniale e unico del panorama culturale italiano, il “Signor G” è stato chitarrista, cantautore, conduttore televisivo ma dagli anni Settanta soprattutto autore e attore teatrale, precursore assoluto del “teatro canzone” di cui è stato uno dei massimi esponenti. Ecco le tappe principali della sua carriera
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Giorgio Gaberščik (questo il suo nome all’anagrafe) è nato il 25 gennaio 1939 a Milano. Da piccolo si ammala due volte di poliomielite. E per aiutarlo nella convalescenza, il papà gli regala una chitarra per esercitare le dita che avevano subìto una lieve paralisi a causa della malattia. “Tutta la mia carriera nasce da questo”, dirà poi Gaber da adulto
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Negli anni Cinquanta inizia una carriera da chitarrista, prima nel gruppo Ghigo e gli arrabbiati, poi nei Rock Boys di Celentano. Conosce Enzo Jannacci e Luigi Tenco, insieme ai quali forma i Rocky Mountains Old Times Stompers. Verso la fine del decennio comincia a sperimentare anche come cantante e viene notato da Nanni Ricordi: inizia così la sua carriera da solista
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Incide per la Dischi Ricordi le sue prime canzoni (e inizia a utilizzare lo pseudonimo Gaber): due originali in italiano - Ciao ti dirò e Da te era bello restar - e due hit in inglese: Be-Bop-A-Lula e Love Me Forever. Nel 1959 insieme a Jannacci forma I Due Corsari e realizzano in coppia diversi 45 giri
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Gaber raggiunge il successo nel 1960 con Non arrossire e nello stesso anno incide uno dei suoi brani più conosciuti, La ballata del Cerutti. Sempre negli anni Sessanta firma canzoni celebri come Trani a gogò, Goganga, Porta Romana. Si avvicina molto anche agli chansonniers francesi, ispirandosi alla loro attenzione ai testi

Negli anni Sessanta Gaber partecipa quattro volte al Festival di Sanremo. Il brano più celebre tra quelli portati all’Ariston è nel 1966 Mai, mai, mai (Valentina), in coppia con Pat Boone. In questi anni è spesso in tv e alterna la carriera da cantante a quella come presentatore e ideatore di programmi

Intanto, dopo il sodalizio sia artistico che sentimentale con Maria Monti, nel 1965 Gaber sposa Ombretta Colli. La coppia, l’anno dopo, ha avuto la loro unica figlia Dahlia Deborah, conosciuta come Dalia (nella foto, eccoli tutti insieme tanti anni dopo alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia)

Passa alla casa discografica Vedette con cui porta al successo la canzone Torpedo blu ma anche brani come Com’è bella la città, Il Riccardo, Barbera e champagne. Il 1970 è un anno di svolta artistica con il passaggio dalla tv al teatro e la creazione di quello che sarà ribattezzato teatro canzone

Sul palco nasce il “Signor G”, con cui porta in scena spettacoli a tema con canzoni, monologhi e racconti. Si ricordano in questi primi anni Storie vecchie e nuove del signor G, Dialogo tra un impegnato e un non so, Far finta di essere sani. Ottiene un crescente successo di pubblico. Si allontana poi dal “movimento” culturale di sinistra prendendone le distanze

Negli anni seguenti gli spettacoli più celebri sono Anche per oggi non si vola, Libertà obbligatoria (che contiene la celebre Le elezioni), Polli d’allevamento (con la collaborazione anche di Franco Battiato) che ha un’accoglienza difficile nei teatri e Gaber viene anche accolto dal pubblico con lanci di monetine

Nel 1980 pubblica Io se fossi Dio, canzone di 14 minuti scritta due anni prima dopo l'uccisione di Aldo Moro. Gaber si distingue nel panorama culturale italiano come una voce libera da qualsiasi appartenenza (soprattutto politica). Dà vita allo spettacolo Anni affollati e poi firma la commedia in due atti Il caso di Alessandro e Maria, in cui recita accanto a Mariangela Melato

Tra gli altri successi degli anni Ottanta bisogna ricordare il disco Ja-Ga Brothers con Jannacci (in foto un loro show del 1990), la creazione della sua etichetta di produzione, la GO Igest, lo spettacolo Io se fossi Gaber e lo messa in scena di Parlami d'amore Mariù. Il decennio si conclude con il ritorno a uno spettacolo di prosa: Il Grigio, monologo pubblicato anche su disco

Tra il 1989 e il 1992 Gaber è direttore artistico del Teatro Goldoni di Venezia e del Toniolo di Mestre. Intanto nel 1991 recita nel film Rossini! Rossini! di Monicelli (in foto con Castellitto) che gli vale una candidatura ai David di Donatello come miglior attore non protagonista. Sono gli anni dello spettacolo antologico intitolato Il Teatro Canzone, che ripercorre i vent'anni precedenti e andrà in scena per tre stagioni consecutive

Lo spettacolo successivo, E pensare che c'era il pensiero, contiene altri grandi successi come Destra-Sinistra, Quando sarò capace d'amare e Mi fa male il mondo. Nel 1997 a Gaber viene diagnosticato un carcinoma ai polmoni. Dirada gli impegni ma realizza un nuovo spettacolo: Un’idiozia conquistata a fatica. Va in scena per tre anni ma l'ultima stagione viene interrotta in anticipo per motivi di salute

Nel 2001 pubblica l’album La mia generazione ha perso, compare in tv nello show dell’amico Celentano (in foto) e lavora a un ultimo disco, Io non mi sento italiano, che uscirà postumo. Giorgio Gaber muore l’1 gennaio 2003, poco prima di compiere 64 anni, nella sua casa a Montemagno di Camaiore. La sua tomba si trova nella Cripta del Famedio al Cimitero Monumentale di Milano
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Nel ventennale della sua scomparsa, il genio dell'artista rivive sul grande schermo, protagonista di un grande evento culturale e musicale nel panorama cinematografico. Io, noi e Gaber, il docufilm a lui dedicato, scritto e diretto da Riccardo Milani, è stato presentato alla 18ma Festa del Cinema di Roma e poi arrivato in tv nel giorno dell'anniversario della scomparsa, l'1 gennaio 2024 su Rai3