Una voce inconfondibile calda e profonda, cantautore e polistrumentista, grazie alla musica è riuscito a cambiare completamente la sua vita. Dall’adolescenza in una gang criminale al carcere, fino alla rinascita come musicista e produttore pluripremiato da oltre 100 milioni di dischi
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Moriva 20 anni fa, il 4 luglio 2003, Barry White, il “Re nero” della musica soul e pop. Cantautore, polistrumentista, produttore discografico, con la sua voce inconfondibile è diventato uno degli artisti più importanti della musica del XX secolo. La sua storia non è solo quella di un talento indiscusso, ma anche di una ripartenza e di un cambiamento di vita. Adolescente cresciuto in una delle zone con la più alta percentuale di criminali di Los Angeles, entra a far parte di una gang e finisce in carcere. L’esperienza lo segna a tal punto da indurlo a tornare sui suoi passi e a dedicarsi esclusivamente alla musica. Dagli anni ’70 la carriera nel mondo della musica prende il via portandolo a vendere oltre 100 milioni di dischi, a vincere due Grammy Awards e a diventare una “leggenda”.
L’infanzia di Barry White e la criminalità
Barrance Eugene Carter nasce il 12 settembre del 1944 a Galveston in Texas, dove la madre è in visita da alcuni parenti. Figlio di Melvin A. White e Sadie Marie Carter, dopo la nascita torna in California e cresce a Watts, una delle zone più pericolose del South Central Los Angeles, insieme al fratello Darryl, di 13 mesi più giovane. Il bambino viene allevato solo dalla madre che non si è mai sposata, non ha mai vissuto con il padre ed è un’ex attrice apparsa nel film del 1931 Trader Horn. “Quando cominciai la scuola, mio padre vide il mio certificato di nascita - racconterà in seguito il musicista - e notò che il cognome scritto era quello di mia madre. Beh, non fece altro che cancellare Carter, scrivendo il suo, White”. Già durante l’infanzia Barrance inizia a suonare il pianoforte e a 11 anni esordisce allo strumento nel singolo Goodnight My Love di Jesse Belvin. A 15 anni l’adolescente lascia la scuola e, con il fratello, entra in una gang criminale. Finisce in carcere per sette mesi dopo aver rubato degli pneumatici da alcune Cadillac per un valore di 30mila dollari. Dell’esperienza dirà successivamente: “Mentre ero in prigione, dovetti fare i conti con i miei errori e decisi che mai più in vita mia avrei consegnato la mia libertà nelle mani di qualcun altro”. Da qui l’abbandono della criminalità per dedicarsi esclusivamente alla musica.
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Gli esordi di Barry White
Agli inizi degli anni ’60 Barry White prende parte a diversi gruppi musicali come The Upfront, band R&B fondata da alcuni suoi compagni di scuola, gli Atlantics e i Five Du-Tones. In quel periodo impara anche a lavorare come ingegnere e produttore musicale e a suonare ogni tipo di strumento a eccezione degli archi e dei fiati. Nel 1963 viene coinvolto nel progetto del brano Harlem Shuffle con Bob&Earl e conosce così l'arrangiatore Gene Page. Nel frattempo l’artista si era sposato con la fidanzata storica Betty Smith dalla quale aveva avuto 4 figli: Barry White Jr., Melva White, Nina White e Darryl White. Dopo sei anni d’amore, l’unione termina con il divorzio nel 1965, quando il musicista ha 21 anni. Più o meno nello stesso periodo collabora con le etichette Mustang e Bronco e produce vari pezzi tra cui quattro singoli per Viola Willis e tre singoli per Felice Taylor. Quest’ultima entra nelle classifiche americane Billboard con It May Be Winter Outside e nelle classifiche inglesi con I Feel Love Comin ‘On, entrambi nel 1967.
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Il successo e l’incontro con le Love Unlimited
Nel 1968, durante una sessione di registrazione, Barry White conosce tre coriste: Glodean James, sua sorella Linda e la cugina Diane Taylor. Per il musicista sono un trio femminile perfetto e propone alle ragazze di lavorare insieme: nascono le Love Unlimited. Nel 1972 l’album, From A Girl’s Point of View We Give to You… Love Unlimited vende più di un milione di copie ed è un successo. Due anni dopo Barry White sposerà la prima voce del gruppo, Glodean, dalla quale avrà altri due figli: Shaherah White e Brigette White. Intanto, la casa discografica UNI Records propone a Barry di cantare lui stesso i suoi brani. Nel 1973 registra quindi il suo primo disco dal titolo I’ve Got So Much to Give. Nel 1974 il singolo strumentale Love’s Theme dell'album Rhapsody in White, scritto insieme ad Aaron Schroeder, arriva primo nella Billboard Hot 100, settimo nei Paesi Bassi e decimo nel Regno Unito e vince il disco d’oro. Dal 1974 al 1978 il cantante s’impone nel panorama musicale diventando tra i più apprezzati del periodo.
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I premi e le collaborazioni illustri
Nel corso della sua carriera Barry White arriva a collezionare 11 nomination ai Grammy Awards, vincendone due, e a ottenere 106 dischi d’oro e 41 di platino. Le hit, caratterizzate dalla sua voce calda e profonda e la ballabilità romantica, lo portano a essere incoronato come il “Re nero” delle discoteche. Nel 1998 si esibisce dal vivo in un concerto al Central Park di New York con Luciano Pavarotti, in quello che diventerà il secondo evento musicale visto da più di un miliardo di persone in mondovisione. Oltre alla musica, Barry White ha prestato la voce nel cartone animato Coonskin e ha scritto l'autobiografia Barry White: Love Unlimited. È poi apparso in un episodio de I Simpson e in due di Ally McBeal. Sofferente di ipertensione, nell’autunno 2002 White subisce un blocco renale a cui fa seguito un ictus l’anno successivo. Il 4 luglio del 2003, a 58 anni, muore per un altro blocco renale al Cedars-Sinai Medical Center di West Hollywood. Cremato, le sue ceneri sono state disperse in mare da un altro re del pop: Michael Jackson. Con la sua vocalità potente e la capacità di intuire le tendenze musicali, Barry White ha scritto uno dei capitoli più interessanti della musica del XX secolo.