Drake contro Kendrick Lamar: "Il suo show al Super Bowl era diffamazione a scopo di lucro"
Musica
A gennaio Drake aveva fatto causa per diffamazione alla propria etichetta discografica, Universal Music Group, per aver pubblicato e promosso la canzone Not Like Us di Kendrick Lamar, dove gli viene dato del pedofilo. Ora i suoi legali hanno accusato Universal di aver consapevolmente promosso l’esibizione di Lamar all'Halftime Show del Super Bowl per causare intenzionalmente un danno a Drake. La replica a Variety: "Maldestro tentativo di lenire le sue ferite"
Ancora fiamme tra Drake e Kendrick Lamar. A gennaio il primo aveva già fatto causa per diffamazione alla propria etichetta discografica, Universal Music Group, per aver pubblicato e promosso lo scorso maggio la canzone Not Like Us del secondo, dove gli viene dato del pedofilo. Il brano ha non solo vinto numerosi premi ai Grammy Awards, nello specifico Canzone dell’anno, Registrazione dell’anno, Miglior canzone rap, Miglior interpretazione rap e Miglior videoclip, ma è stato anche interpretato da Kendrick Lamar durante l’Halftime Show dell’ultimo Super Bowl. Nella denuncia, Drake aveva sostenuto che Universal Music sarebbe stata perfettamente consapevole che quel brano lo avrebbe seriamente danneggiato, ma l’avrebbe comunque promosso prediligendo “l’avidità aziendale alla sicurezza e al benessere dei suoi artisti”. Il rapper aveva anche accusato l’etichetta discografica e Spotify di aver gonfiato gli stream di Not Like Us per svalutare la sua musica, ma poi lui stesso aveva fatto marcia indietro. “L’idea che UMG possa fare qualcosa per indebolire uno qualsiasi dei suoi artisti è offensiva e falsa”, aveva replicato Universal. L’azione legale, in ogni caso, è andata avanti, e due settimane fa un giudice ha respinto la richiesta dell’etichetta discografica di sospendere la fase istruttoria e ha anzi consentito a Drake l’accesso ai documenti, che comprendono anche i contratti stipulati con Lamar. Drake ora contesta che lo spettacolo del rivale al Super Bowl sia stato trasmesso davanti a oltre 133 milioni di persone, “inclusi milioni di bambini che non avevano mai ascoltato prima la canzone, né nessuna delle canzoni che l’hanno preceduta. È stato il primo, e si spera sarà l’ultimo, spettacolo dell’intervallo del Super Bowl orchestrato per screditare la personalità di un altro artista”. Il rapper canadese sostiene inoltre che in quell’occasione Lamar avrebbe deliberatamente omesso la parola “pedofilo” lasciando però una pausa per evidenziare ancora di più il passaggio, e che se non l'avesse fatto non avrebbe potuto esibirsi. “Questo perché quasi tutti capiscono che è diffamatorio etichettare falsamente qualcuno come pedofilo”, si legge nella denuncia. Pertanto, dopo la presentazione della causa iniziale, la difesa di Drake ritiene che Universal avrebbe consapevolmente promosso l’esibizione al Super Bowl per causare intenzionalmente un danno a Drake. Nel mirino anche l’esibizione ai Grammy, seguita da 15 milioni di spettatori, cosa che secondo il rapper non sarebbe stata possibile senza il consenso della casa discografica.
UNIVERSAL: "MALDESTRO TENTATIVO DI LENIRE LE SUE FERITE"
"Drake, senza dubbio uno degli artisti più affermati al mondo e con il quale abbiamo un rapporto di successo che dura da 16 anni, viene indotto dai suoi rappresentanti legali a intraprendere una serie di azioni legali assurde”, ha replicato a Variety l'etichetta discografica Universal. “Due settimane fa, i suoi rappresentanti hanno festeggiato una “vittoria”: l’approvazione di una mozione di routine per la fase istruttoria. Quella “vittoria” si trasformerà in una sconfitta se questa causa frivola e sconsiderata non verrà archiviata nella sua interezza, perché anche Drake sarà personalmente soggetto alla fase istruttoria. Come dice il vecchio proverbio, “fai attenzione a ciò che desideri”. È vergognoso che queste assurde e frivole messinscene legali continuino. Sono costose per Drake in termini di reputazione ed economici e non hanno alcuna possibilità di successo. Invece di accettare la sconfitta come l’artista rap impassibile che spesso afferma di essere, ha fatto causa alla sua etichetta discografica nel maldestro tentativo di lenire le sue ferite”.
