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Brunori Sas, il concerto a Vigevano: "Popolo Brunoriano, vieni a me!"

Musica
Elena Pomè

Elena Pomè

Foto di Luca Marenda
Brunori Sas, il concerto a Vigevano
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Brunori Sas, il concerto a Vigevano
00:02:06 min

Il cantautore calabrese ha esordito con il Brunori Sas Tour 2025, e l'ha fatto con la chitarra e le luci accese, proprio come un tempo. Non solo un viaggio tra i pendii dolci della Sila e i profumi dei pranzi della domenica, ma anche uno sguardo sul matrimonio dei suoi genitori e sul mondo che cambia. L'autore ha una responsabilità e intanto accoglie l'affetto denso di chi ascolta, ma sempre con ironia

Sul calendario di Dario Brunori gli anni 2009 e 2025 quasi coincidono. Il 14 marzo il cantautore calabrese, il Brunori Sas arrivato terzo all’ultima edizione del Festival di Sanremo con il brano L’albero delle noci, ha accolto nella prima tappa del Brunori Sas Tour 2025 a Vigevano il “popolo Brunoriano”, e lo ha fatto a luci accese, proprio come agli esordi. Se allora entrava sul palco “così, soltanto con la chitarra”, ieri sera ha pizzicato su quelle stesse corde Il pugile, “la prima canzone che ho scritto”. “Io sono un fiore”, ribadisce il ritornello, una rivendicazione di autenticità che Brunori distribuisce ancora oggi nella voce e nei gesti. “Se c’è una cosa che mi ha insegnato Sanremo, è che essere sé stessi non intacca, ma amplifica”. I primi applausi dalla platea hanno poi ceduto alla penombra e, non appena trasformati in battiti energici, hanno avviato il motore per intraprendere un viaggio tra il vecchio e il nuovo repertorio dell’artista, che ha subito ricambiato con un dono atteso: una risata sincera. “Iniziamo con una certa musciaria”, ha detto, commentando con innata ironia la natura intima e riflessiva di alcuni suoi testi. “Me ne sarei stato volentieri quattro o cinque mesi a riposo dopo l’inferno ligure”, ha poi scherzato. “È colpa vostra se sono qua! Ciononostante, vi delizierò con un altro capolavoro”.

Brunori Sas
Foto di Luca Marenda

IL MATRIMONIO DEI GENITORI, LA RESPONSABILITÀ DEGLI AUTORI E L'ANIMA ROCK

Non ha sofferto la solitudine, Brunori, nel racconto della musica. Per tutta la serata la sua chitarra ha corteggiato gli strumenti della band che lo accompagna dagli esordi, e così basso, voce, sax, tromba e violino sono prima arrossiti e poi esplosi in un vortice di pulsazioni. I contorni del palazzetto sono a poco poco sfumati nei pendii dolci della Sila, e le narici dei Brunoriani hanno respirato il profumo dei pranzi della domenica. “Purtroppo ora vi devo raccontare una storia drammatica”, ha spiegato Brunori prima di intonare Pomeriggi catastrofici. “La storia di un polpettone, il polpettone di mia zia Giulia. Zia Giulia era convinta che il polpettone piacesse a tutti noi, in particolar modo a mio padre, che lo detestava. Un polpettone arido, con un blocco cementizio centrale di formaggio condensato. Mio padre faceva finta di mangiarlo. Lo arrotolava in tovaglioli di carta che venivano regolarmente lanciati dal finestrino sulla tratta autostradale Cosenza Sud-Tarsia Nord”. La famiglia, con il suo cordone ombelicale ben saldo, è apparsa anche sugli schermi in fotogrammi in bianco e nero. I Brunoriani si sono così confusi tra gli invitati che si erano maldestramente frapposti fra l’obiettivo della telecamera e gli sposi, e hanno festeggiato all'altare il matrimonio dei genitori del cantautore. Quelle memorie hanno accompagnato il brano Per non perdere noi, mentre le luci e le ombre della paternità scoperta grazie alla nascita della figlia Fiammetta hanno fatto da sfondo alla canzone L’albero delle noci. La scelta di mettere ancora una volta al centro, oltre alla musica, anche la famiglia, avrebbe potuto rischiare di produrre “un effetto La vita in diretta”, ha scherzato Brunori. “Però io sono come Alice Rohrwacher, siamo due fan del Super 8, non appena lo metti è sempre bello”. Lo sguardo del cantautore ha poi scavalcato le mura domestiche. Ecco allora Canzone contro la paura, che canta la consapevolezza “che se ti guardi intorno non c’è molto da cantare, solamente una tristezza che è difficile toccare”. Prima di modellare le note, Brunori ha alzato e abbassato con il solo gesto della mano il volume del pubblico, del quale ha modulato boati e sussurri. Un piccolo e innocuo movimento, che può però produrre impetuose ondate. “Quando ho scritto questa canzone c’era una società terribile, basata su violenze e sul ritorno del razzismo e della xenofobia. Tutte cose che ci siamo lasciati alle spalle”, ha ironizzato l’artista, che ha poi proseguito: “È un momento difficile per gli autori, perché siamo in una fase di emergenza e di urgenza. In un bellissimo carteggio, Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia affermano che la scrittura può avere una funzione creativa, ma quando la situazione si fa più urgente bisogna passare al comizio e, in alcuni casi, anche alle barricate”. La continuità tra il passato e il futuro ha fatto capolino anche nei pezzi più rock, che hanno richiamato gli esordi di Brunori alla chitarra elettrica e gli hanno fatto trarre una conclusione ancora una volta accompagnata da un mezzo sorriso: “Brunori, il nuovo Frank Gambale”. Poi un’onda di stelle ha spazzato via il buio: “Non ci interessa guardare i concerti con gli occhi, che cosa ci importa ormai dei sensi! Io non sono come Bob Dylan, tirate fuori cellulari e torce”, ha esortato Brunori sulla scia di Guardia ’82, illuminata dai bagliori dei flash. “Sui social aggiungeranno con l’intelligenza artificiale l’entusiasmo che non abbiamo intimamente noi!”.

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Brunori Sas
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"DARIONE" TRA BRUNORIANI E CONCERTI

Dopo il concerto, seduto in camerino su un divano in pelle nera, Brunori ha condiviso l’emozione per la prima serata del tour, una sensazione per lui non scontata durante un debutto live, che per sua natura potrebbe suscitare anche preoccupazioni. L’affetto dei Brunoriani, però, è rimbalzato nel petto dell’artista, che dopo una “gavetta che ha un sapore e una densità” ora non può e non vuole certo sfuggire a chi, ormai, “mi chiama Darione. Certo, per il mio sex appeal è una caduta tragica”. I bivi del percorso musicale potrebbero allora ricordare i sentieri della paternità, percorribili solo “prendendo le misure con il tempo” e accettando un iniziale “senso di inadeguatezza che però poi si trasforma in una sorta di consapevolezza”. L’armonica confusione di opposti risuona nel brano L’albero delle noci, mentre l’omonimo album si dilata nel racconto della “gioia e della fatica delle relazioni, perché anche nella medietà può esserci la bellezza”. Lo scorso febbraio, Brunori aveva condiviso piccoli frammenti di vita al Festival di Sanremo, “l’unico evento nazionalpopolare di musica, che deve quindi garantire un pluralismo di voci. Io ho partecipato per occupare uno spazio”. Così come il secondo classificato Lucio Corsi, infatti, l'artista ha rappresentato il mondo dei cantautori. Certo, ha ammesso con ironia, nonostante i voti della “componente calabrese, con almeno sei milioni di residenti”, il pubblico può sempre cambiare preferenza per gli stili, perciò è “meglio rimanere borderline”. Nel frattempo, il cantautore farà il cantautore, non solo nei concerti a cielo aperto de L’albero delle noci Tour estate, ma anche nei due eventi speciali Brunori Sas – Live con orchestra al Circo Massimo di Roma il 18 giugno e all’Arena di Verona il 3 ottobre. “Sono molto contento, perché con Sanremo è accaduto quello che desideravo, cioè raggiungere i Brunoriani che non sapevano ancora di essere”, ha concluso. “Perdoniamoli. Lasciate che vengano a me!”

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