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Ecco svelato perché i Daft Punk si sono sciolti (c'entra anche l'Intelligenza Artificiale)

Musica

Camilla Sernagiotto

©Getty

Thomas Bangalter, uno dei due membri del famoso duo parigino di musica elettronica che si è sciolto nel 2021, si è aperto sui motivi dello scioglimento della band. Ne ha parlato in un’intervista alla BBC uscita il 4 aprile 2023, dicendosi anche preoccupato per l'ascesa dell'intelligenza artificiale e per la “natura del rapporto tra le macchine e noi”. E proprio dell'IA c'è lo zampino per ciò che riguarda l'addio alle sette note di Bangalter e del suo socio, Guy-Manuel de Homem-Christo

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Thomas Bangalter, uno dei due membri del famoso duo parigino di musica elettronica che va sotto il nome dei Daft Punk (scioltisi nel 2021), si è aperto per la prima volta sui motivi dello scioglimento della band. Ne ha parlato in un’intervista alla BBC uscita il 4 aprile 2023, dicendosi inoltre preoccupato per l'ascesa dell'intelligenza artificiale e per la “natura del rapporto tra le macchine e noi”. E proprio dell'IA sembra esserci lo zampino per ciò che concerne l'addio alle sette note di Bangalter e del suo socio, Guy-Manuel de Homem-Christo.
Ma facciamo un piccolo passo indietro, tornando a ciò che è accaduto due anni fa, quando il duo di elettronica targato Parigi si è sciolto annunciando la propria separazione con un video enigmatico, come è sempre stato nelle corde dei Daft Punk (l’enigma e i messaggi da Sfinge, per non dire da Quesito con la Susi, sono sempre stati la loro cifra stilistica).  

Vestiti come i due personaggi robotici da loro inaugurati nel 1999, hanno salutato tutti e sono usciti dallo schermo, con uno di loro che si è addirittura autodistrutto. Per poi fugare i tantissimi dubbi dei fan, il loro manager aveva dovuto dare la soluzione del Quesito con la Susi (anzi: del Quesito con i Daft Punk), confermando che il duo aveva concluso la sua storia.

Bangalter: “I Daft Punk confondevano il confine tra realtà e finzione”

Intervistato dal corrispondente della BBC specializzato in musica, Mark Savage, Thomas Bangalter ha spiegato che “i Daft Punk erano un progetto che confondeva il confine tra realtà e finzione con questi personaggi robotici. È stato un punto molto importante per me e Guy-Manuel non rovinare la narrazione mentre stava accadendo”.

Bangalter ha poi proseguito affermando quanto segue: “Amo la tecnologia come strumento ma sono in qualche modo terrorizzato dalla natura del rapporto tra le macchine e noi. Ora che la storia si è conclusa, è stato interessante rivelare una parte del processo creativo che si è basata molto sull’uomo e non sugli algoritmi”.

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Il personaggio del robot era come “un'installazione artistica di Marina Abramović”

"Considero quasi il personaggio dei robot come un'installazione artistica di Marina Abramović che è durata 20 anni", rivela Bangalter.
La tesi centrale dei Daft Punk era che il confine tra umanità e tecnologia dovrebbe rimanere assoluto, secondo quanto sostiene ora uno dei due membri fondatori.
Il problema è che le persone hanno spesso interpretato erroneamente l'estetica dei Daft Punk, considerandola come un abbraccio indiscusso della cultura digitale.
"Abbiamo cercato di utilizzare queste macchine per esprimere qualcosa di estremamente commovente che una macchina non può sentire, ma un essere umano può. Siamo sempre stati dalla parte dell'umanità e non dalla parte della tecnologia".
Ecco perché il 2021 era il momento giusto per staccare la spina al progetto.

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L’ex Daft Punk è molto preoccupato per l'ascesa dell'intelligenza artificiale

Proprio l'ascesa dell'intelligenza artificiale - un argomento che nell'ultimo periodo è molto dibattuto (con Elon Musk in persona che chiede di “sospendere lo sviluppo di AI” troppo potenti) - è uno dei motivi per cui i Daft Punk avrebbero deciso di prendere le distanze dalla musica elettronica.
“Le mie preoccupazioni sull’ascesa dell’intelligenza artificiale vanno oltre il suo utilizzo nella creazione di musica”, spiega Thomas Bangalter ai microfoni della BBC. “Nei Daft Punk abbiamo cercato di usare queste macchine per esprimere qualcosa di commovente, che una macchina non può provare ma un essere umano sì. Siamo sempre stati dalla parte dell’umanità e non dalla parte della tecnologia… Per quanto ami questo personaggio, l’ultima cosa che vorrei essere, nel mondo in cui viviamo, nel 2023, è un robot”.
In questo periodo infuria un dibattito sull'uso dell'Intelligenza Artificiale nella creazione musicale. David Guetta lo ha definito "il futuro" mentre Nick Cave dice che è una "farsa".

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Un duo che per 28 anni ha “offuscato i confini tra uomo e macchina”

Per citare lo stesso giornalista della BBC a cui si deve la recente intervista che svela una volta per tutte le motivazioni alla base dello scioglimento dei Daft Punk, “per 28 anni, i Daft Punk hanno offuscato i confini tra uomo e macchina su successi come Da Funk, One More Time e Get Lucky”.
La cosa interessante dell'intervista di Mark Savage a Thomas Bangalter non è solo la spiegazione dei motivi per cui il duo ha fatto il proprio “addio alle armi”: è interessante come Bangalter indirizzi ora all'umanità un avvertimento sull'intelligenza artificiale e su quella che lui definisce "obsolescenza dell'uomo".


Quando i Daft Punk si sciolsero nel 2021, Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo avevano cambiato irrevocabilmente il suono del pop moderno.
“Tutti, da Madonna a Kanye West, hanno copiato il loro suono house sminuzzato e filtrato. Sono stati (erroneamente) accusati dell'ascesa dell'euro-dance usa e getta. E poi, con una mossa tipicamente audace, sono passati all'analogico”, scrive Savage su un articolo apparso in queste ore sul sito web della BBC.

Pubblicato nel 2013, il loro ultimo album, Random Access Memories, è stato un tributo al soul, alla disco e al soft rock con cui i due musicisti sono cresciuti. Quella loro ultima fatica discografica si è aggiudicata il Grammy come album dell'anno.

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Adesso Bangalter si è dato al balletto

Oggi Thomas Bangalter si è dato a un’altra branca artistica: il balletto.
Sua madre e sua zia erano entrambe ballerine e suo zio un istruttore di danza. Così, quando il principale coreografo contemporaneo di Francia, Angelin Preljocaj (che aveva già usato canzoni dei Daft Punk in spettacoli precedenti), gli ha chiesto di scrivere un nuovo balletto, la risposta è stata sì, con contorno di entusiasmo caldo.

"Questo progetto è stato un ritorno all'ambiente che mi è stato (familiare) quando ero molto giovane", spiega Bangalter alla BBC.
"Mia madre è morta circa 20 anni fa e tornare in quel mondo è legato a un certo periodo della mia vita. Quindi aggiunge un po' di nostalgia, ma allo stesso tempo è stata un'avventura del tutto nuova".
Comunque Bangalter aveva già scritto per un'orchestra, in particolare per la colonna sonora di Tron: Legacy del 2010.

Mythologies, il balletto firmato da Thomas Bangalter dei Daft Punk

Il balletto firmato da Thomas Bangalter si intitola Mythologies. Ha debuttato lo scorso luglio in Francia, riunendo i ballerini del Ballet Preljocaj e dell'Opéra National de Bordeaux. Racconta storie del folklore antico, da Icaro e Zeus ad Afrodite e le Amazzoni.
Combina l'approccio dei due ensemble - uno classico, l'altro contemporaneo - esplorando conflitti storici e molto attuali sull'identità di genere, la violenza sessuale e la guerra.

"Mi piaceva l'idea di scrivere musica che non fosse amplificata, che non richiedesse elettricità", racconta Bangalter. I lavori erano iniziati nel 2019, per poi essere interrotti dalla pandemia.  

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