Bob Dylan in mostra a Roma come pittore e scultore

Musica

Manuel Santangelo

©Ansa

Il Premio Nobel per la letteratura vedrà più di un centinaio di suoi lavori esposti al MAXXI di Roma. In più di sessant’anni di carriera il Dylan artista ha creato dipinti, disegni a inchiostro, sculture e persino materiale video. Bob Dylan. Retrospectrum porterà nella Capitale dal 16 dicembre fino al 30 aprile 2023 una mostra in grado di far emergere tutte le sfumature di questa icona dalla vulcanica creatività, replicando il successo già avuto a Shangai e Miami

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Bob Dylan non ha mai smesso di cercare nuovi stimoli, neanche oggi che ha ormai superato gli ottant’anni. L’uomo nato con il nome di  Robert Allen Zimmermann ha avuto a volte bisogno di strumenti inediti per esprimersi e, durante la sua vita, è arrivato a “tradire” la musica quando quest’ultima non bastava a raccontare tutto ciò che aveva dentro. Ormai da sessant’anni Dylan ha iniziato un percorso che lo ha portato a sperimentare nuove strade come pittore, scultore e in generale artista visivo. Una dimensione parallela a quella di menestrello che è stata davvero riscoperta tutto sommato solo in tempi recenti ma che sembra sempre più apprezzata, tanto da portare a retrospettive applaudite in Asia e Nord America. La mostra Bob Dylan. Retrospectrum arriva ora dal 16 dicembre al MAXXI di Roma per mostrare anche al pubblico europeo un’altra faccia del multiforme genio di Duluth, facendo trapelare un’eredità troppo a lungo sottovalutata.

Dipingere con le parole

I fan di Bob Dylan sanno bene che in quei testi che gli sono valsi il Premio Nobel nel 2016 non mancano i riferimenti alla sua grande passione per l’arte. Canzoni come Visions of Johanna del 1966 o Jokerman del 1983 citano deliberatamente la Gioconda di Leonardo Da Vinci e artisti del calibro di Michelangelo, per esempio. In When I Paint My Masterpiece del 1971 si parla addirittura di un presunto “nipote” di Botticelli che promette di stare vicino al protagonista del pezzo mentre questi dipingerà a Roma il suo capolavoro. Con ironia lo stesso Dylan ha intitolato poi When I Paint My Masterpiece una delle sue più famose opere come pittore, in cui viene ritratta la scalinata di Piazza di Spagna. Il quadro è ora pronto a tornare vicino al luogo che lo ha ispirato, rappresentando uno dei pezzi forti di questa gigantesca mostra che da metà dicembre fino al 30 aprile 2023 illuminerà le sale del MAXXI di Roma.

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Un’ottica diversa

Bob Dylan. Retrospectrum presenterà più di cento opere dell’artista e conta di replicare il successo di un’esposizione già in grado di conquistare il MAM di Shangai e il Patricia & Phillip Frost Art Museum di Miami. La presidente della Fondazione MAXXI Giovanna Melandri ha presentato l’evento, evidenziando come possa aiutare a vedere l’artista da un’altra ottica, per molti finora inedita: “Bob Dylan è un mito assoluto, un’icona culturale tra le più importanti del nostro tempo. Con questa mostra, avremo il privilegio di scoprire un aspetto inedito del suo talento inesauribile: i suoi dipinti, come le sue canzoni, sono potenti, sinceri, immediati, evocano cammini e suggestioni on the road”. Da parte sua, il protagonista della mostra, ha fatto sapere di essere molto “gratificato” dalla possibilità di presentare il suo lavoro in un teatro simile, chiarendo l’intento che sta dietro la creazione delle opere esposte: “Questa mostra vuole offrire punti di vista diversi, che esaminano la condizione umana ed esplorano quei misteri della vita che continuano a lasciarci perplessi. È molto diversa dalla mia musica, naturalmente, ma ha lo stesso intento”.

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Il misterioso avvicinamento alla pittura

Il percorso di Dylan come artista visivo ha un origine ancora incerta. Secondo alcuni il suo avvicinamento alla pittura risalirebbe addirittura agli anni Sessanta quando iniziò a dipingere con i colori ad olio instradato dal suo vicino a Woodstock: l’artista Bruce Doorfman. Leggenda vuole che il cantante si esercitasse provando a riprodurre capolavori di Vermeer e Chagall, di cui andò a vedere anche una mostra al Guggenheim di New York nel 1968. Dopo l’apprendistato, il novello pittore avrebbe poi frequentato un corso di pittura tenuto da Norman Raeben nel 1974. Qui, stando al racconto dello stesso Bob Dylan, il nostro imparò a “fare consapevolmente quello che faceva inconsapevolmente”, iniziando davvero ad andare oltre i disegni e gli schizzi. Ma che tipo di artista è Bob Dylan quando non si lascia guidare dalle note di una chitarra?

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When He paints his Masterpiece

I primi approcci del pubblico con un Bob Dylan diverso, in grado di comunicare sfruttando la forza delle immagini, risalgono proprio agli anni Settanta. In quegli anni il cantante curò le copertine di diversi suoi album, da  Self Portrait a Planet Waves, senza dimenticare il lavoro per un grande classico come Music From Big Pink dei “suoi” The Band. Leggenda vuole che Bob Dylan cercasse l’ispirazione per i suoi quadri di notte, magari dopo un concerto. Alcuni assicurano di aver visto l’artista con in mano una macchinetta fotografica, pronto a immortalare soggetti e panorami che poi avrebbe riprodotto con i pennelli. Lui stesso ha raccontato di un approccio alla pittura piuttosto semplice e immediato: “In realtà non associo i miei dipinti a momenti particolari o a particolari stati mentali, vedo il tutto come parte di un lungo arco di vita in cui si ricevono stimoli”.

LONDON, ENGLAND - JULY 12: Bob Dylan performs as part of a double bill with Neil Young at Hyde Park on July 12, 2019 in London, England. (Photo by Dave J Hogan/Getty Images for ABA)

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Alla ricerca della verità

Dylan ha confessato che tutto può potenzialmente ispirarlo ma che neanche lui sa prima se sarà colpito “da qualcosa che ha visto a Morretes in Brasile, o dalla visione dell'uomo che vende il quotidiano El País per strada a Madrid”. Quello che è certo è che i suoi quadri, debitori in alcuni casi a maestri statunitensi come Hopper, sono lontani da certi estremismi dell’arte contemporanea (che Dylan stesso ha rivelato di non apprezzare troppo). “Credo che la chiave per il futuro sia nei resti del passato”, ha teorizzato una volta spiegando come lui ricerchi sempre un’immagine chiara che non possa venire mai fraintesa. L’arte di questo mito ha quasi una componente tattile, è altamente realistica e viene voglia di toccarla. Per questo forse non sorprende che, a fianco a dipinti e disegni, si trovino anche veri e propri manufatti metallici che mostrano l’abilità del musicista anche nei panni di scultore sui generis. Bob Dylan è un’artista multiforme che, attraverso diversi canali, ha cercato di inseguire forse un concetto astratto come la verità. La ricerca ha prodotto diversi frutti, in una carriera che non ha avuto paura di scindersi in coraggiose biforcazioni.

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