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Monologo del film Radiofreccia nello spot: Ligabue, Accorsi e Procacci diffidano la Lega

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Camilla Sernagiotto

Un frame del film "Radiofreccia" che mostra Stefano Accorsi nella scena del "credo"

Il Carroccio ha usato il monologo che l'attore Stefano Accorsi recita nel film scritto e diretto da Luciano Ligabue, il celebre discorso che cita il credo laico nelle «Rovesciate di Bonimba» e nei «Riff di Keith Richards». Un video a sostegno della campagna elettorale della Lega riproduce il monologo e gioca poi proprio sul ritornello del “credo”, declinato in versione anti-Pd. I protagonisti ricorrono alle via legali contro l’utilizzo del brano audio del loro film

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La Lega ha usato il monologo che l'attore Stefano Accorsi recita in Radiofreccia, il film scritto e diretto da Luciano Ligabue. Il celebre discorso che cita il credo nelle «Rovesciate di Bonimba» e nei «Riff di Keith Richards» è l’incipit di un video a sostegno della campagna elettorale del Carroccio.

Oltre a riprodurre quel monologo - usando l’espediente narrativo di una ragazza che sta guardando sul proprio pc probabilmente il film, dato che in cuffia ne ascolta l'audio (udito anche dal pubblico di questo video) - lo spot stesso gioca poi proprio sul ritornello del “credo nel/nelle/nella”, declinato in versione anti-Pd.

Nel video tutto parte da quanto accaduto ad Albino Ruberti, ex capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri che lo scorso giugno ha dovuto dimettersi dopo la diffusione di un video in cui si vedeva e si ascoltava Ruberti minacciare pesantemente un collega.

 

Pronta la replica da parte dei diretti interessati. Domenico Procacci per la Società Fandango, Luciano Ligabue e Stefano Accorsi (rispettivamente produttore, autore e attore del film Radiofreccia) hanno infatti comunicato sui social network di aver fatto partire una lettera di diffida.

Stefano Accorsi e Ligabue hanno condiviso sulle proprie pagine social un comunicato intitolato “Giù le mani da Radiofreccia!”, che potete leggere integralmente nel post che vi proponiamo alla fine di questo articolo.

Il comunicato di Accorsi, Ligabue e Domenico Procacci per Fandango

«Oggi Domenico Procacci per la Soc. Fandango, Luciano Ligabue e Stefano Accorsi, rispettivamente produttore, autore e attore del film “Radiofreccia”, comunicano di avere formalmente diffidato, a mezzo dei loro legali, la “Lega per Salvini Premier” dall’utilizzo di un brano audio con la voce di Stefano Accorsi tratto dal film “Radiofreccia” illegittimamente inserito all’interno di un video elettorale attualmente diffuso su tutti i social media e ripreso dalla stampa», si legge nel comunicato ufficiale condiviso poche ore fa dai diretti interessati.

«Nella loro diffida i suddetti hanno contestato la gravissima violazione dei loro diritti sul film e la spregiudicata utilizzazione dello stesso in una presentazione al pubblico che lascia anche chiaramente presumere una adesione al contenuto del messaggio, da cui invece gli stessi radicalmente si dissociano» prosegue l’annuncio.
«La Lega ha infatti usato il “credo laico” di Radiofreccia per la propria campagna elettorale, senza chiedere alcuna autorizzazione (che non sarebbe stata concessa), e con grave sprezzo della legge sul diritto d’autore. La diffida contiene l’invito alla immediata rimozione dal video di qualsiasi elemento tratto dal film e riserva ogni più ampia tutela legale, in sede civile e penale» conclude il comunicato.

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La vicenda

Ieri mattina, mercoledì 21 settembre 2022, i canali social ufficiali del partito di Matteo Salvini hanno postato un filmato intitolato Il cortometraggio che imbarazza il PD. Tratto da una storia vera.

Si tratta di una parte della campagna ribattezzata “Credo”: proprio questo è lo slogan che il Carroccio ha scelto per la sua corsa al voto.
La storia vera messa a titolo è quella di Albino Ruberti, ex capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri cui abbiamo già accennato, che si è dimesso in seguito a un video reso pubblico, filmato lo scorso 1° giugno e pubblicato dal quotidiano Il Foglio. Nel video si vedeva Albino Ruberti minacciare un altro esponente del Partito Democratico, ossia Francesco De Angelis (ex europarlamentare e consigliere regionale del Lazio).

Lo spot della Lega fa sentire l'audio del video, con le grida di Ruberti che esclama: «Si deve inginocchiare» e «Ti ammazzo».
Questo caso risalente a circa tre mesi fa torna adesso a essere di grande attualità perché nell'introduzione dello spot del partito di Salvini la ragazza che sta guardando lo spezzone tratto dal film Radiofreccia - ascoltandone il monologo iconico del “credo” - sarà proprio colei che si affaccerà alla finestra del condominio e riprenderà le minacce di Gualtieri, sempre rimanendo nella diegesi del video, nella fiction insomma. Nel senso: è chiaro che quella ragazza non è la persona che ha ripreso e poi diffuso il video di Ruberti, per intenderci. Si tratta di un'attrice.

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Il film usato in maniera illegittima

Radiofreccia è il primo film diretto da Luciano Ligabue, uscito nel 1998 con protagonista Stefano Accorsi. Il suo personaggio è quello di Ivan Benassi detto “Freccia”. Mentre nello spot della Lega riviviamo per un attimo la magia di quel famoso monologo che consacra (anzi: "conlaica" dovremmo dire, creando un neologismo ad hoc) le «Rovesciate di Bonimba» e i «Riff di Keith Richards», all'improvviso l'audio del film viene interrotto bruscamente. La ragazza protagonista si toglie le cuffie: a spezzare la magia è la voce dell'esponente del Partito Democratico. Si tratta della voce originale, ripresa proprio del video che è stato pubblicato sul sito web de Il Foglio.

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«Non hanno pietà»

Dopo la citazione di quanto accaduto nel “caso” Albino Ruberti - ovvero le minacce di cui abbiamo parlato prima - una voce fuori campo sottolinea con grande drammaticità quanto segue: «Non hanno pietà». La voce, come fa notare il sito di Rolling Stone Italia, “sembra quella di Pino Insegno”.Sempre che non compaia un comunicato di diffida dall'utilizzare una voce molto simile alla sua anche sul profilo Facebook di Pino Insegno...

Mentre si ascoltano le parole «Non hanno pietà» si srotola la grafica usata dal partito democratico per la campagna elettorale, mostrando il segretario Enrico Letta accostato al capo di gabinetto del sindaco di Roma, il tutto coronato dalla scritta: «in ginocchio o ti sparo».

A contrasto di tutto ciò - negli intenti di chi ha prodotto questo spot - si vede spuntare come un deus ex machina il simbolo della Lega, corredato dallo slogan «Italia in piedi».
«Accendiamo la luce dopo le tenebre del Pd», si sente pronunciare dalla voce fuori campo. Intanto vengono mostrate le foto relative ad alcuni scandali che hanno coinvolto il Pd, come Monte dei Paschi, Lampedusa, Mirafiori e la sede Rai di vale Mazzini.

Il motivo per cui probabilmente chi ha prodotto lo spot del partito di Matteo Salvini ha voluto usare il monologo di Radiofreccia? Perché si tratta di un simbolo “di sinistra”, una sorta di rosario laico che viene utilizzato questa volta proprio come arma con cui il Pd si dovrebbe autoinfliggere una pena, fare harakiri insomma, questo secondo il Carroccio.

Eppure, qualunque sia stata l'intenzione per l'utilizzo del monologo di Radiofreccia, in questa vicenda c'è una cosa di inconfutabile: la Lega ha commesso un illecito, una violazione dei diritti su un film.

Di seguito vi mostriamo il post condiviso sulla propria pagina di Facebook dall'attore Stefano Accorsi.

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