Ucraina, chi sono le Fo Sho, le rapper che ora sono rifugiate

Musica

Camilla Sernagiotto

Immagini dal profilo ufficiale di IG delle Fo Sho

Sono tre ragazze nere, ebree e ucraine che “hanno contribuito a portare il rap in Ucraina”, come riporta Rolling Stone. Adesso sono profughe e hanno raccontato in un’intervista cosa gli è successo da quando è scoppiata la guerra. Non riusciamo a dormire bene. Siamo in terapia. Il suono delle bombe ci ha traumatizzate. Ci svegliamo ancora ogni notte. […] Siamo diventate sensibili a qualunque suono»

Si chiamano Fo Sho, sono tre ragazze che fanno parte di una band, oltre a essere sorelle: tre donne, nere, ebree e ucraine. “È una vita che si sentono fuori posto”, scrive David Browne su Rolling Stone, nell'articolo in cui le presenta e le intervista.

“Hanno contribuito a portare il rap in Ucraina, ora sono rifugiate: ecco la storia delle Fo Sho”. Delle ragazze che proprio in queste settimane avrebbero dovuto terminare il loro disco di debutto, dopo l'uscita dei primi singoli. Erano pronte a prepararsi per i concerti, compreso uno sul palco di un festival europeo; scegliere poi quale inedito portare all'Eurovision, dopo aver cercato di parteciparvi nel 2020 (con la canzone BLCK SQR, con cui sono arrivate in semifinale alla competizione per rappresentare l’Ucraina).
Ma tutti questi progetti sono andati in fumo a causa dell'invasione dell’Ucraina da parte della Russia.


“Subito dopo l’invasione russa, le sorelle Bethlehem (o Betty), Miriam e Siona Endale hanno lasciato le loro case a Kyiv e Kharkiv e, insieme ai genitori, si sono momentaneamente accasate presso una signora tedesca a Stoccarda che ha generosamente deciso di ospitarle. Qualche giorno fa hanno iniziato a studiare il tedesco in caso dovessero restare più del previsto”, racconta il giornalista di Rolling Stone USA che le ha interpellate via Zoom.

Betty, la componente delle Fo Sho il cui inglese risulta migliore, afferma che sono orgogliosamente «ucraine nere ed ebree». Tutte caratteristiche che le rendono pesci fuor d'acqua da sempre, anche in patria a partire dal loro essere donne, poi nere perché i genitori sono originari dell'Etiopia e via dicendo.
“Insieme a colleghi come Alyona Alyona e Alina Pash, le Fo Sho hanno aggiunto un po’ di sensibilità femminile nella scena hip hop ucraina”, scrive RS.
Nel 2019 hanno pubblicato Xtra (2019), una canzone che esortava tutti quanti a «stare bene con se stessi» a prescindere da tutto; l'anno seguente è uscito LCK SQR, pezzo volutamente intitolato come l'opera dell'artista avanguardistico vissuto all'inizio del Novecento, Kazimir Malevich. Questo pittore è nato a Kiev, eppure viene spesso descritto al di fuori dell'Ucraina come russo-ucraino…


Del resto proprio di loro, delle stesse sorelle Fo Sho, viene spesso dubitata la nazionalità ucraina. Il motivo? Il colore della pelle. Così tante persone erano convinte che non fossero davvero ucraine che le ragazze hanno deciso di pubblicare un post sul loro account di Instagram la cui didascalia diceva: «Da quando siamo entrate nel team ucraino dell’Eurovision, ogni giorno ci chiedono se siamo immigrate. Abbiamo la cittadinanza ucraina dalla nascita, abbiamo imparato l’inglese come tutti gli altri, queste domande e i commenti sono strani. Suoniamo così perché abbiamo lavorato duramente per diventare un gruppo internazionale».

“Mandare messaggi con la musica”

La missione delle Fo Sho è quella di comunicare qualcosa con le proprie canzoni.
«Vogliamo mandare più messaggi che possiamo con la nostra musica», ha dichiarato Betty nell’intervista. «Non ci interessa parlare di quanto vada tutto alla grande, ci interessa la politica».
Il loro rap non parla delle solite rime baciate “cuore-amore”, quelle tipiche solitamente del pop più che dell'hip hop: il loro è un rap impegnato, a servizio della società e della politica. Questo atteggiamento è indissolubilmente legato alla storia del Paese d'origine di questa band, una nazione che in queste settimane sta dimostrando a tutto il mondo cosa significa lottare per la propria libertà, per la propria indipendenza e per amore della propria bandiera.

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La storia familiare delle Fo Sho

L'infanzia di queste tre ragazze è stata difficile: i genitori sono arrivati in Ucraina separatamente a metà degli anni ’80. In questo Paese si sono incontrati per la prima volta, conosciutisi all'università. Il padre è diventato un neurologo mentre la madre veterinaria.


“Loro sono cresciute ascoltando Destiny’s Child, Rihanna e Spice Girls, per poi scopire l’hip hop americano con 2Pac, Notorious B.I.G., Eminem, J. Cole. Erano adolescenti nere in un Paese a maggioranza bianca e in quanto tali hanno subito episodi di razzismo. Durante il primo giorno di scuola elementare, ad esempio, Shona era seduta vicino a un bambino bianco. Lui ha subito disegnato una linea sul banco e le ha intimato di non superarla”, scrive David Browne dopo la call su Zoom in cui le ha conosciute.
Fortunatamente negli ultimi anni in Ucraina il livello di tolleranza è migliorato parecchio, ha raccontato Betty: «Quello che vivo oggi non è paragonabile a quando avevo 12 anni», spiega. «L’Ucraina è parecchio migliorata».

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La carriera musicale non è l'unica percorsa dalle ragazze

Queste musiciste nella vita si guadagnano da vivere anche con altro. Tutte e tre hanno (anzi: avevano, in Ucraina) un lavoro diverso rispetto alla musica.
Betty, 33 anni, faceva la una dentista; Miriam, 24 anni, era manager di un hotel; Siona, ventenne, studiava giornalismo e pianoforte classico.
Tre anni fa, per gioco e un po' per scherzo, hanno deciso di fondare un gruppo, senza troppe pretese di successo o di carriera. Rap e hip hop incominciavano a sentirsi in Ucraina, dopo anni di ostracismo.
«Non c’era granché spazio per il genere», dice Betty a Rolling Stone. «La gente lo considerava strano, era ancora interessata alle melodie. L’hip hop ha a che fare col ritmo, era rivoluzionario per i loro gusti. Non faceva parte della cultura ucraina».
Benché l'avventura musicale delle Fo Sho sia nata per gioco, è diventata poi un secondo lavoro degno di nota quando la produttrice e manager Inna Gissa le ha ascoltate e ha esclamato: «è tutto quello di cui ha bisogno il mercato”». La stessa Gissa ha suggerito il nome del gruppo, che significa 100% (slang per "for sure") e che è anche un'espressione in lingua ucraina.  

Members of British Punk group the Clash perform onstage at the Capitol Theatre, Passaic, New Jersey, March 8, 1980. Pictured are, from left, Joe Strummer (born John Graham Mellor, 1952 - 2002), Mick Jones, on guitar, and Paul Simonon, on bass. (Photo by Gary Gershoff/Getty Images)

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Il loro presente

Da quando le tre sorelle sono fuggite dal proprio Paese, dicono di stare meglio, benché un forte trauma le abbia inevitabilmente toccate nel profondo. «Stiamo molto meglio ora rispetto a quando eravamo in Ucraina, ma ancora non siamo in pace», ha detto Betty a RS. «Non riusciamo a dormire bene. Siamo in terapia. Il suono delle bombe ci ha traumatizzate. Ci svegliamo ancora ogni notte. […] Siamo diventate sensibili a qualunque suono».

LAS VEGAS, NEVADA - MARCH 26: Singer Klaus Meine (L) and guitarist Matthias Jabs of Scorpions perform on opening night of the band's nine-date residency, "Sin City Nights" at Zappos Theater at Planet Hollywood Resort & Casino on March 26, 2022 in Las Vegas, Nevada. (Photo by Ethan Miller/Getty Images)

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Il singolo “profetico” che sembra parlare proprio di questa guerra

L'ultimo singolo delle Fo Sho è stato scritto e inciso ben prima della guerra che il loro Paese sta combattendo adesso, eppure sembra una profezia.
Si intitola U Cry Now ed è accompagnata da un videoclip in cui vengono mostrate immagini cruente dell'Ucraina colpita dal conflitto. Quelle immagini sono attuali mentre il pezzo è stato scritto e registrato due anni fa. Quando è incominciata l'invasione della Russia ed è esplosa la guerra, si sono rese conto che quel testo era incredibilmente profetico, perfetto per descrivere ciò che stava accadendo.


«Parla proprio di questa guerra!», ha esclamato Betty su Zoom in collegamento con RS. «“Se mi mordi, morderò anch’io” è profetico».
Il giornalista David Browne si è accorto inoltre di un dettaglio: U Cry Now, il titolo, suona in maniera molto simile a Ukraine. “You cry” e “Ukraine” si assomigliano incredibilmente a livello sonoro. Le Fo Sho hanno risposto che è soltanto una coincidenza, benché da tre ragazze che hanno dichiarato di essere diventate sensibilissime a qualsiasi suono a causa del bombardamento anche sonoro delle sirene e delle esplosioni forse ci si aspetta che quel titolo non sia stato casuale...


Il disco che avrebbe dovuto contenere il singolo U Cry Now sarebbe dovuto uscire in questo periodo ma non verrà pubblicato, almeno per adesso. «Non avrebbe senso pubblicarlo ora», afferma Betty. «Quelle canzoni non ci sembrano più rilevanti, dobbiamo scriverne di nuove».

Di seguito potete guardare il videoclip ufficiale della canzone U Cry Now delle Fo Sho.

icfr

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