Rolling Stones, 55 anni di Between the Buttons: 10 curiosità sul quinto album della band

Musica

Cinquantacinque anni fa il disco, considerato uno spartiacque nella carriera musicale della band, veniva pubblicato sul mercato inglese. Gli Stones iniziavano a sperimentare con la musica pop, nelle sue tinte più psichedeliche. Dai fumetti sul retro della copertina al perché Mick Jagger lo definì "più o meno spazzatura": ecco 10 cose da sapere sull'album

Cinquantacinque anni fa, il 20 gennaio 1967, usciva sul mercato inglese Between the Buttons, quinto album dei Rolling Stones. Il disco arrivava a meno di un anno dal precedente lavoro registrato in studio, Aftermath, e a poche settimane di distanza da Got Live If You Want It!, primo album dal vivo di Mick Jagger, Keith Richards, Brian Jones, Bill Wyman e Charlie Watts. Between the Buttons si inseriva in un mercato discografico che stava cambiando, in Europa come negli Stati Uniti, sull’onda di produzioni come Revolver dei Beatles, Pet Sounds dei Beach Boys, Blonde on Blonde di Bob Dylan e Face to Face dei Kinks. Gli Stones iniziavano a sperimentare con la musica pop, nelle sue tinte più psichedeliche, senza abbandonare però il rock che ne aveva segnato la nascita e la crescita musicale. 

Edizione inglese ed edizione americana

Negli anni ’60 spesso i dischi uscivano sul mercato inglese e su quello statunitense con due diversi elenchi di tracce. Come era stato per Aftermath, così fu anche per Between the Buttons. In Inghilterra venne pubblicato il 20 gennaio ’67, negli Stati Uniti il 6 febbraio dello stesso anno. Per il mercato britannico non furono inserite nella tracklist Let’s Spend The Night e Ruby Tuesday, pubblicate poi come singoli, che invece comparivano nell’edizione americana, dove invece non furono incluse Back Street Girl e Please Go Home. L’album raggiunse la terza posizione in classifica in Gran Bretagna e la seconda negli Stati Uniti, dove fu certificato disco d’oro, con oltre 500mila copie vendute. 

LIVERMORE, CA - DECEMBER 6:  Mick Jagger and Keith Richards of the Rolling Stones at The Altamont Speedway on December 6, 1969 in Livermore, California.   (Photo by Robert Altman/Michael Ochs Archives/Getty Images)

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L’album più inglese della band

Il manager che seguì la band tra il 1963 e il 1967, Andrew Loog Oldham, definì l’album “il lavoro più inglese degli Stones”. Protagonista, rispetto ai lavori precedenti, è la presenza del pianoforte, che smorza le sue sfumature più rock a favore di un suono più morbido e vicino alla musica pop. Considerato un punto di transizione tra i primissimi Rolling Stones e le stagioni successive della loro carriera, secondo il critico di Entertainment Weekly David Brown, l’album è “un insieme sfacciato e sardonico di vaudeville rock” della Swinging London, periodo di rinascita artistica e cultura della scena londinese di fine anni ’60.

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“Più o meno spazzatura”

Il disco fu registrato utilizzando macchine di mixaggio a 4 tracce. Seguendo questa tecnica, le versioni dei brani registrate nelle prime sessioni vengono mischiate alle successive per liberare il suono e far spazio alle sovraincisioni. Il metodo non piacque a Jagger, che negli anni successivi, alla rivista New Musical Express, parlò dell’album come “più o meno spazzatura”, salvando solo Back Street Girl.

Pete Townshend, Paul McCartney, and Mick Jagger during The Concert for New York City at Rehearsals at Madison Square Garden in New York City, New York, United States. ***Exclusive*** (Photo by KMazur/WireImage)

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La copertina

Le sonorità psichedeliche dell’album si riflettono nell’estetica della sua copertina, che in futuro sarebbe diventata un simbolo dei primi anni degli Stones. L’immagine appare sfocata, con i membri del gruppo in primo piano che sembrano dissolversi dietro la macchina fotografica. Per ottenere questo effetto, si legge nel libro Rock Faces - The World's Top Rock 'n' Roll Photographers and Their Greatest Images di Oliver Craske, il fotografo Gered Mankowitz trattò la pellicola con della vasellina. L’intenzione era quella di “catturare l’atmosfera eterea e drogata” degli anni ’60. La foto fu scattata all’alba, dopo una notte passata in studio di registrazione, in cima a Primrose Hill, a Regents Park.

I fumetti di Watts e il titolo dell’album

Per il retro della copertina dell’album Charlie Watts disegnò dei fumetti, accompagnati da una piccola poesia.  Quando il batterista chiese al manager quale titolo avesse in mente per il disco, Oldham rispose con l’espressione gergale “between the buttons”, che in inglese indica un momento di indecisione. Watts chiamò così il suo fumetto, e il titolo divenne anche quello dell’album.

“Tra i bottoni” di Watts

“Between the buttons” in italiano significa “tra i bottoni”. Sulla copertina dell’album, il titolo è stampato sul cappotto di Watts.

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Non solo i Rolling Stones

Oltre ai cinque membri della band, all’album hanno partecipato anche Ian Stewart, al pianoforte e all’organo, e Jack Nitzsche, al pianoforte, al clavicembalo e alle percussioni.

Le registrazioni

Come le edizioni, anche le registrazioni del disco si sdoppiarono tra Stati Uniti e Gran Bretagna. La prime sessioni furono durante il tour con cui, nel 1966, i Rolling Stones stavano promuovendo Aftermath. In otto giorni, dal 3 all’11 agosto, la band incise sei brani negli studi di registrazione Rca a Los Angeles. Fatto ritorno in patria, tra agosto e novembre gli Stones finirono di registrare l’album a Londra, dove lavorarono agli Ibc Studios, agli Olympic Sound Studios e ai Pye Studios. Un’ultima sessione finale di sovraincisione per i brani chiuse i lavori il 13 dicembre 1966.

Il jetset alle sessioni

Dietro le quinte, ad assistere alla nascita dell’album in sala di registrazione, ci furono molte delle personalità più famose dei tempi: la cantante Marianne Faithfull, la modella Anita Pallenberg, il fotografo Michael Cooper, Jimi Hednrix e il principe Stanislao Klossowski de Rola.

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