Spider-Man: Far From Home, la recensione del film con Tom Holland

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Paolo Nizza

Lunedì 16 marzo alle 21:15 arriva su Sky Cinema Uno  Spider-Man: Far From Home. Tra commedia e azione, l'amichevole uomo ragno di quartiere è protagonista di uno scanzonato, frizzante e romantico cinecomic. Oltre al protagonista Tom Holland, nel cast Samuel L. Jackson, Zendaya e Jake Gyllenhaal. Leggi la recensione senza spoiler

Spettacolo e risate in Spider-Man: Far From Home

"Ma che vuol dire boh!”, si domandava polemicamente Stefano Satta Flores (Nicola Palumbo) nel finale del film  C'eravamo tanto amati. E chi mai avrebbe immaginato che 45 anni dopo il capolavoro di Ettore Scola, a questo interrogativo avrebbe cercato di rispondere Peter Parker in Spider-Man: Far From Home? Già da questo battuta si evince che nel ventitreesimo film del Marvel Cinematic Universe (MCU) e l'ultimo della cosiddetta "Fase Tre", si respira una piacevolissima atmosfera da commedia. Nello specifico, tutta la prima parte del film è una sorta di spassoso e adolescenziale Eurotrip. Un teen movie  che spazia da Venezia a Praga, dall’Olanda a Berlino, passando per Londra. Ambientato dopo il dolente e per certi versi intimista Avengers: Endgame, il film esorcizza la scomparsa di alcuni dei più celebri supereroi di casa Marvel, attraverso la gita estiva di una scolaresca americana a spasso per L'Europa. Sicché, abbiamo modo di conoscere come si comporta l’imberbe  Peter Parker alle prese con una cotta per la compagna Michelle "MJ" Jones (interpretata dall’attrice, cantante e ballerina statunitense Zendaya). Ça va sans dire,a fianco di Spider Man ci sono il fido e irresistibile Ned e, l’assai spocchioso, Flash Thompson. A fare da contraltare alle gag scolastiche e alle tempeste ormonali abbiamo il burbero colonnello Nick Fury (Samuel L. Jackson) impegnato a fronteggiare i micidiali attacchi di creature elementali che stanno creando pericoli su tutta la superficie del globo terracqueo. Ma anche nelle spettacolari scene di azione, non manca una certa dose di ironia. Basti pensare ai titoli di testa in cui la celebre Torch Lady del logo della Columbia Pictures si trasfigura in una statuetta messicana. Così, il sequel di Spider-Man: Homecoming è una sorta di anima divisa in due che grazie alla regia di John Watts e alla sceneggiatura firmata da Chris McKenna, Erik Sommers, riesce ad armonizzare due generi cinematografici, in apparenza contrastanti

Stella Stai con Spider-Man

L’abusato aforisma che da sempre ha accompagnato il nostro amichevole Spider-Man di quartiere, ovvero: “Da un grande potere, una grande responsabilità” si stempera in un film in cui l’uomo ragno si maschera persino da scimmia notturna. Il Peter Prurito diventa così una cartina di tornasole per svelare quanto sia complesso per un sedicenne salvare il  pianeta, perché Spider-Man è troppo acerbo per sapere che la parola eperienza è il nome che diamo ai nostri errori. Sospeso tra illusione e realtà, insondabile  come la sfera indossata da Quentin Beck quando veste i panni di Mysterio (Jake Gyllenhaal), il film trova il tono giusto per parlare di fake news e di quanto sia arduo scoprire la verità in un universo che potrebbe essere multiplo, In un mondo dominato da droni e smartphone, forse la risposta è nell’indimenticabile hit "Stella Stai"di Umberto Tozzi, uno dei brani della colonna sonora firmata da Michael Giacchino. “Stai, stella stai, finché c'è nei suoi occhi un S.O.S/Chi mi dà brividi tipo quando al sole stai/E la vuoi e ti vuoi e non dormiresti mai/Stella stai stella tu/Per sospirarti di più"

E tra una battuta su Star Wars e una citazione tratta dall’Enrico IV di Shakespeare: “Inquieto giace il capo che porta la corona”, ancora una volta risulta irresistibile la procace Zia May interpretata dalla sempre fascinosa Marisa Tomei. Questa volta la zia più desiderata sul grande schermo negli anni 2000 farà perdere la testa ad Harold "Happy" Hogan (Jon Favreau). Insomma, Per quanto si sia lontani da casa, la mela non cade mai troppo lontano dall’albero.

 

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