Ecco tutto quello che bisogna sapere sull'attore e commediografo napoletano la cui storia è stata raccontata nella pellicola presentata in concorso alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (nel cui ambito è valsa a Toni Servillo, che lo interpreta, il Premio Pasinetti al miglior attore)
Eduardo Scarpetta è il famoso attore e commediografo napoletano entrato nel mito e che oggi, a 96 anni dalla sua morte, torna a far parlare di sé (non che avesse mai smesso di farlo) grazie al film "Qui rido io" diretto da Mario Martone.
La pellicola che è stata appena presentata in concorso alla 78a mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, concorrendo per il Leone d'Oro al miglior film, racconta tanti degli episodi più emozionanti e più caratterizzanti della vita di Scarpetta.
Per essersi calato nei suoi panni, sempre nell'ambito il Festival di Venezia di quest'anno, Toni Servillo è stato insignito del Premio Pasinetti al miglior attore.
Per meglio goderci il ritratto (anzi, l'affresco) che Mario Martone ci offre con questo suo capolavoro, adesso al cinema, ripercorriamo assieme la storia di Eduardo Scarpetta.
A partire dal vero nome, che era Odoardo Lucio Facisso Vincenzo.
Chi è
Eduardo Scarpetta è stato il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.
È il capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta-De Filippo.
A lui si deve la creazione del teatro dialettale moderno, tuttora in voga. Si è specializzato anche nell'adattamento del vernacolo partenopeo in svariate pochade francesi, tuttavia le sue commedie più celebri sono creazioni originali, ad esempio "Miseria e nobiltà".
La sua carriera da commediografo è stata molto lunga, incominciata nel 1875 e interrotta nel 1904 a seguito di una causa che Gabriele D'Annunzio gli intentò (di cui tratteremo nei seguenti paragrafi).
È stato anche un attore di cinema, calcando parecchi set ante-litteram in quella che può essere definita la "preistoria della settima arte".
Recitò anche in alcune pellicole tratte dalle sue commedie, come "Miseria e nobiltà" (diretto nel 1914 da Enrico Guazzoni), "La nutrice" (diretto nel 1914 da Alessandro Boutet), "Un antico caffè napoletano" (diretto sempre nel 1914), "Tre pecore viziose" (del 1915) e "Lo scaldaletto" (del 1915), questi ultimi diretti tutti e tre da Gino Rossetti. Di quei film ci sono rimaste purtroppo soltanto alcune foto di scena di Eduardo Scarpetta assieme ad altri attori.
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La vita privata
Eduardo Scarpetta ha avuto molti figli, nove per l'esattezza (anche se non tutti da lui riconosciuti).
Tra i suoi figli ci sono Vincenzo, Domenico e Maria Scarpetta e anche i famosi Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, Eduardo De Filippo (in arte Passarelli) e suo fratello Pasquale De Filippo.
Figlio di Emilia Rendina e di Domenico Scarpetta, funzionario statale che cercò svariate volte di fargli intraprendere la sua carriera, nel 1868, all'età di quindici anni, Eduardo è entrato in una compagnia teatrale.
Presentato dall'attore Andrea Natale all'impresario Alfonso Ventura, fu scritturato come generico nella compagnia di Antonio Petito. E un decennio più tardi, nel 1872, ne divenne il capocomico.
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Il personaggio di Felice Sciosciammocca
L'ascesa al successo incominciò nel 1870 con l'interpretazione del personaggio di Felice Sciosciammocca, personaggio che accompagnava Pulcinella nelle sue farse che era stato conformato da Antonio Petito proprio su Eduardo Scarpetta.
Petito ha scritto per lui diverse farse, tra cui spiccano i titoli di "Feliciello mariuolo de 'na pizza" e "Felice Sciosciammocca creduto guaglione 'e n'anno".
Dopo la morte di Petito, che fu sostituito da De Martino, Scarpetta decise di abbandonare il San Carlino. Ci fece ritorno poi nel 1878, ottenendo un enorme successo con la commedia "Don Felice maestro di calligrafia" meglio conosciuta come "Lu curaggio de nu pompiere napulitano".
Da quel momento in poi incominciò il successo a livello nazionale.
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Le parole "Qui rido io" riprese da Martone per il titolo del film
Se qualcuno fosse curioso di sapere per quale motivo Mario Martone ha scelto come titolo del suo film "Qui rido io", eccovi accontentati: Eduardo Scarpetta si fece costruire una villa sulla collina del Vomero che chiamò Villa La Santarella.
Sulla facciata principale fece scrivere le parole "Qui rido io!". Dopo poco dovette però vendere la proprietà perché sua moglie aveva paura a starci da sola quando il marito era in tournée (cosa che accadeva molto spesso).
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La causa che gli intentò D'Annunzio
Nel 1904, già sull'orlo del declino a causa del successo del primo grande varietà napoletano che aveva aperto i battenti (il Teatro Salone Margherita), il suo nome finì su tutti i giornali a causa de "Il figlio di Iorio", parodia de "La figlia di Iorio" di Gabriele D'Annunzio.
L'opera parodica di Eduardo Scarpetta fu un insuccesso ma non per questo tutti ne parlavano, chiaramente. Era sulla bocca di tutti perché D'Annunzio in persona trascinò il commediografo in tribunale per una causa estenuante che durò tre anni, dal 1906 al 1908. Scarpetta ne uscì vincitore ma l'amarezza lo cambiò per sempre.
In quegli anni venne criticato da tante voci, da Salvatore Di Giacomo a Roberto Bracco. L'unico che si schierò in sua difesa fu Benedetto Croce.
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Il ritiro dalle scene
Amareggiato e profondamente deluso, nel 1909 decise di ritirarsi dalle scene.
Impose a suo figlio figlio Vincenzo di continuare a interpretare lui il suo iconico ruolo, quello di Sciosciammocca.
Nel 1925, a 72 anni, morì. Il suo funerale fu spettacolare e la sua salma venne imbalsamata per essere poi deposta in una bara di cristallo all'interno della cappella delle famiglie De Filippo, Scarpetta e Viviani al Cimitero di Santa Maria del Pianto a Napoli.
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Le tante relazioni (anche extraconiugali) e i tanti figli
Nel 1876 scarpetta sposò Rosa De Filippo. Da lei ebbe due figli, Domenico (riconosciuto da Eduardo Scarpetta come figlio suo ma che si crede sia stato il figlio nato da una relazione di sua moglie con re Vittorio Emanuele II) e Vincenzo.
Ebbe una relazione con la maestra di musica Francesca Giannetti da cui nacque Maria, che successivamente venne da lui adottata.
Ha avuto poi una relazione con Luisa De Filippo, la nipote di sua moglie Rosa, da cui nacquero Annunziata (detta Titina), Eduardo e Giuseppe (detto Peppino).
Ebbe anche una relazione con Anna De Filippo, la sorellastra della moglie Rosa. Da questa nacquero Ernesto Murolo (riconosciuto da Vincenzo Murolo e Maria Palumbo, e padre di Roberto Murolo), Eduardo (in arte Passarelli) e Pasquale.