Il regista, insieme a Jacob Elordi e Oscar Isaac, è stato intervistato da Enterteinment Weekly. Il risultato? Una chiacchierata piena di confessioni, aneddoti e riflessioni
In Frankestein di Guillermo del Toro, i mostri sono due. C'è la Creatura (un irriconoscibile Jacob Elordi). E c'è lo scienziato Victor Frankenstein (Oscar Isaac), altrettanto mostruoso. Se non peggio. Crudele e violento nel trattamento riservato all'esperimento che ritiene fallito, non capisce che - quell'esperimento -avrebbe solo bisogno di più tempo, attenzione e amore.
Il significato dei "mostri" nei film di del Toro
La Creatura è solo l'ultimo di una lunga lista di mostri creati da del Toro, da l'Uomo Pallido / Fauno de Il labirinto del fauno all'Uomo Anfibio de La forma dell'acqua fino a Abe Sapiens in Hellboy. Ma, i suoi mostri, non sono puro horror. Spesso simboleggiano il significato più profondo della storia. In questo caso, il regista porta in scena il rapporto padre-figlio, e affronta i temi centrali del dolore e del rimpianto introdotti dall'autrice di Frankenstein, Mary Shelley, ampliando però lo spettro emotivo con il perdono.
Guillermo del Toro, del resto, ha aspettato tutta la vita per realizzare questo film: è un superfan del romanzo di Shelley, e possiede una collezione di cimeli di Frankenstein. A un certo punto, aveva anche pensato di realizzare due film: uno dedicato a Victor, l'altro alla Creatura. Intervistato da Enterteinment Weekly insieme a Jacob Elordi e Oscar Isaac, ha raccontato un aneddoto proprio su Elordi.
La voce di Jacob Elordi
Per recitare in Frankenstein, Jacob Elordi e Oscar Isaac hanno dovuto lavorare molto sulla loro voce. "Anche durante le riprese, Guillermo tornava dal montaggio e mi diceva: 'Serve un po’ di ghiaia lì'. Stavo sviluppando il personaggio della Creatura man mano che la Creatura si evolveva. Ho avuto la fortuna di girare, per la maggior parte, in un ordine quasi cronologico, quindi ho potuto sviluppare la voce interpretandola dal vivo. Ma ho avuto molte conversazioni con Oscar: c’era questa sorta di canto gutturale su cui abbiamo lavorato e fatto delle prove, qualcosa che poi si è evoluto naturalmente", ha raccontato. "Un canto gutturale tibetano", hanno scherzato i due attori. La voce di Elordi, ha confermato del Toro, si è evoluta a seconda della fisicità della scena e del momento: la sua Creatura non doveva ringhiare, emettere suoni che non significavano nulla. "Penso che la voce provenga davvero da ogni ricordo, da ogni diverso pezzo di carne, da ogni pezzo di vita vissuta: quando giri un film, devi costruire qualcosa che suoni così".
In questa impresa, Elordi è stato aiutato dal voice coach Gerry Grennell. Del Toro ha poi spiegato che - l'attore - è stato aiutato dal modo in cui hanno girato il film. "Abbiamo iniziato con le scene jn cui stava in silenzio, e siamo passati a quelle in cui imparava vocali e consonanti con il Cieco".
Il finale
In Frankenstein, Guillermo del Toro ha messo il suo tocco personale. Ad esempio, ha modificato il finale della versione di Mary Shelley. "La Creatura reagisce all'amore con amore, reagisce all'odio con odio: questo lo sapevo. Ma nel momento in cui si rendono umani a vicenda – padre e figlio –, la Creatura esce allo scoperto e pensa: 'Libererò le persone che mi hanno attaccato'. Così, si volta e spinge la nave. Quanto è stato toccante per me! Ci stavamo perdendo un'inquadratura che mi sono battuto per inserire. Ho voluto che la Creatura, spingendo la nave, la guardasse per un secondo. Perché per lei, in quel momento, avviene la liberazione. Credo sia questa la differenza con il libro: il mio film si conclude con una nota di speranza".