James Bond, 63 anni fa il debutto con Licenza di uccidere, primo film della saga
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Il 5 ottobre 1962 usciva Agente 007 – Licenza di uccidere: Sean Connery pronunciava per la prima volta “Bond, James Bond” e nasceva un mito. Da Londra alla Giamaica, tra tuxedo e tarantole, Ursula Andress e il tema immortale di Monty Norman, il film fondò la saga di spionaggio più longeva del cinema
Il 5 ottobre 1962 non è solo una data, è un brindisi. Quel giorno al London Pavilion va in scena Dr. No, in Italia Agente 007 – Licenza di uccidere. È l’inizio di un franchise che sa di shaker e di velluto, di pistole e di sorrisi ironici. I produttori Albert R. Broccoli e Harry Saltzman non inventano solo un film: distillano un rito. Budget contenuto (un milione di dollari), ma con l’intuizione di chi sa che i grandi cocktail non hanno bisogno di tanti ingredienti, ma dei giusti.
Sean Connery: whisky torbato in smoking
Scartati Cary Grant e David Niven, la parte va a un giovane scozzese poco conosciuto: Sean Connery. Il regista Terence Young lo educa come si affina un distillato: lo porta nei casinò, lo fa vestire su misura, gli insegna a muoversi come un predatore elegante. Connery diventa così un whisky torbato servito in bicchiere di cristallo: ruvido e sensuale, pericoloso e irresistibile.
Ed eccolo comparire, intorno all’ottavo minuto di film, al tavolo verde di un casinò dove si gioca a chemin de fer. Smoking con revers sciallati, sigaretta accesa, e la battuta che diventerà una delle più celebri della settima arte: “Bond, James Bond”. Pochi secondi e il mito è già scolpito. In Giamaica, invece, nasce un altro rituale immortale: il vodka martini “shaken, not stirred”. Un gesto controcorrente — nell’inquadratura si nota anche un mixing glass ghiacciato con cucchiaio da bar, ma 007 sceglie lo shaker. La bottiglia di Smirnoff osserva muta, il cameriere impassibile, e così il cinema imprime un nuovo dogma del desiderio.
Fleming e il suo doppio
Lo scrittore Ian Fleming guardò con diffidenza la scelta di Connery. Abituato a immaginare Bond come un gentiluomo britannico impeccabile, si trovò davanti a un attore scozzese, con un passato operaio e un fisico da pugile. Eppure, come accade con certi cocktail dal gusto imprevisto, quel contrasto tra radici popolari e stile aristocratico funzionò meglio di qualsiasi ricetta prevista. Fleming dapprima brontolò, poi si arrese, tanto che nei romanzi successivi iniziò a inserire dettagli scozzesi nella biografia del suo eroe. È il paradosso dell’arte: la creatura supera il creatore.
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L’ouverture sonora: Monty Norman e John Barry
Ogni cocktail ha il suo aroma, e Bond ha la sua musica. Il James Bond Theme è un colpo di shaker: chitarra elettrica che vibra come un sorso amaro, fiati che esplodono come bollicine di champagne. Monty Norman lo compone, John Barry lo scolpisce. È la scarica elettrica che ancora oggi ci fa alzare il bicchiere al primo fotogramma.
Ken Adam: architetto del piacere
Con pochi mezzi e tanta immaginazione, Ken Adam progetta set che sembrano cattedrali futuriste. La tana del Dr. No è più di un rifugio: è un bar high-tech in cui servire il futuro in coppe d’acciaio. I suoi interni sono architetture liquide: curve moderniste, luci da club, invenzioni visive che trasformano l’azione in estetica.
Ursula Andress: la sirena del desiderio
E poi lei: Ursula Andress che emerge dal mare con un bikini bianco disegnato da se stessa, coltello al fianco e luce negli occhi. È la prima Bond girl e diventa immediatamente icona erotica e culturale. Un’onda che si fa carne, la bollicina che rompe la superficie del bicchiere. Quel costume finirà battuto all’asta nel 2001, ma il suo mito resta in eterno.
Ma Licenza di uccidere è un florilegio di sequenze cult. Quando Bond rientra a Londra e trova Sylvia Trench (Eunice Gayson) intenta a giocare a golf in minigonna, l’erotismo si mescola al gioco, breve e tagliente come una poesia di Mallarmé. I titoli di testa ipnotici, con silhouette femminili danzanti e segni grafici pulsanti, aprono l’immaginario di una saga. E i tre misteriosi uomini ciechi che attraversano Kingston diventano subito presagio di morte: il primo omicidio che innescherà la vicenda.
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Giamaica e Pinewood: gin e rum nel bicchiere
Le riprese oscillano tra Kingston e i Pinewood Studios: gin e rum, Londra e tropici. La scena della tarantola, che ancora oggi gela il sangue, fu girata con un trucco: un vetro invisibile tra Connery e l’animale, più lo stuntman Bob Simmons per i dettagli. È l’essenza del cinema: farci credere al veleno anche se nel bicchiere c’è solo zucchero.
Box office: da spritz a champagne
Un budget minimo, un incasso mondiale da sei milioni di dollari. Licenza di uccidere è il brindisi inaugurale di una saga senza fine. Già nel primo film ci sono tutti gli ingredienti: M come bitter amaricante, Moneypenny come twist di limone, Felix Leiter come soda americana, la SPECTRE come retrogusto oscuro. La ricetta è pronta per essere replicata all’infinito.
Critica: gelo iniziale, calore eterno
All’uscita, la critica fu incerta. In Italia, i giornali liquidarono il film con trafiletti distratti: il Corriere d’Informazione lo giudicò “inverosimile”, Stampa Sera confuse persino i dettagli della trama. Eppure, come certi vini che hanno bisogno di respirare, Licenza di uccidere fu rivalutato col tempo. Leonard Maltin lo definì “il più denso e compatto” dei Bond, il Morandini lo consacrò come spionaggio perfetto, Mereghetti ricordò “i bellissimi titoli di testa” e la sensualità di Ursula. Il pubblico, intanto, aveva già deciso: Bond era entrato nell’immaginario, con un biglietto di sola andata.
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I Have a Drink: il pairing dell’anniversario
Per celebrare questo 63° anniversario, propongo un Vesper giamaicano:
3 parti di gin secco
1 parte di rum bianco giamaicano (in luogo della vodka)
½ parte di Lillet o aperitivo quinato
Shakerato fino a diventare glaciale, servito con twist di lime. È il ponte tra Londra e Kingston, tra l’eleganza di Connery e la sensualità tropicale di Ursula Andress. Un sorso e sei già dentro lo schermo, con la camera che si infila nella canna della pistola.
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Un brindisi letterario
Bond non beve da solo. Ogni sorso cinematografico dialoga con i brindisi letterari che hanno scolpito il Novecento: i Martini di Hemingway, i cocktail decadenti di Fitzgerald, i bicchieri dannati di Byron. Licenza di uccidere si iscrive in questa genealogia: un cinema che non racconta solo spie e pistole, ma l’arte di trasformare un bicchiere in un universo simbolico. Rivedere oggi il film è come riaprire un vecchio manuale di miscelazione: i segreti sono già lì, pronti a essere ricombinati infinite volte.
Perché rivederlo oggi
Perché Licenza di uccidere è il Manifesto Bond: un film che non ha bisogno di essere perfetto, perché è fondativo. Qui nasce la grammatica di 007: ironia, seduzione, design, azione. Ogni franchise sogna un Numero Uno così: riconoscibile, replicabile, desiderabile. In quel “Bond, James Bond” c’è la promessa di un piacere adulto, la consacrazione del cinema come cocktail bar del mondo.
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5 scene memorabili di Agente 007 – Licenza di uccidere
“Bond, James Bond”: tre parole al tavolo da gioco diventano mito.
Gunbarrel sequence: la canna della pistola apre il rito.
La tarantola sul letto: paura e trucco da illusionisti.
Honey Ryder emerge dal mare: Ursula Andress icona immortale.
Il duello con Dr. No: la caduta nel reattore come giustizia poetica.
Glossario Bondiano
Walther PPK: pistola simbolo di Bond.
M (Bernard Lee): il capo dell’MI6.
Miss Moneypenny (Lois Maxwell): segretaria complice e ironica.
Felix Leiter (Jack Lord): la spalla americana.
SPECTRE: l’organizzazione criminale globale.
Ken Adam: il designer che reinventò l’immaginario.
James Bond Theme: colonna sonora eterna.
Scheda rapida
Titolo originale: Dr. No
Anno: 1962
Regia: Terence Young
Produttori: Albert R. Broccoli, Harry Saltzman
Cast: Sean Connery, Ursula Andress, Joseph Wiseman, Jack Lord, Lois Maxwell
Musiche: Monty Norman
Scenografia: Ken Adam
Première mondiale: 5 ottobre 1962, Londra
Budget: 1 milione di dollari
Box office: oltre 6 milioni $
Curiosità e record di Licenza di uccidere
Il bikini di Ursula fu battuto all’asta nel 2001 per 60.000 euro.
Golden Globe 1964 a Ursula Andress come miglior attrice rivelazione.
“Bond, James Bond” al 3° posto tra le citazioni AFI di tutti i tempi.
Sean Connery/Bond al 3° posto tra gli eroi cinematografici AFI.
BFI 1999: Dr. No al 41° posto dei migliori film britannici del secolo.
Edizione italiana 1963: uscì a febbraio con doppiaggio Royfilm.
Critica italiana tiepida: i giornali liquidarono il film in poche righe; oggi è visto come una pietra miliare.