Willem Dafoe compie 70 anni, dalla casa in Italia agli alpaca: curiosità sull’attore
CinemaNato il 22 luglio 1955, è stato candidato a quattro premi Oscar e a quattro Golden Globe, oltre ad aver vinto la Coppa Volpi al festival di Venezia per "Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità". L’attore americano ha inoltre un legame speciale con l’Italia
Willem Dafoe compie 70 anni. L’attore, quattro volte candidato agli Oscar e ai Golden Globe, è nato il 22 luglio 1955 ad Appleton nello stato del Wisconsin (Usa). Per l’interpretazione in Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità, ha vinto la Coppa Volpi al Festival del cinema di Venezia. Ma pochi sanno che l’attore vanta anche un Guinness World Record nel 2021 per la carriera più lunga come personaggio Marvel Live Action, nel ruolo del supercriminale Norman Osborn/Goblin (poi superato da altri attori come Patrick Stewart come Professor X e Hugh Jackman per Wolverine, ndr). Ecco una serie di curiosità sulla sua vita privata e sulla sua carriera.
I numeri in carriera di Willem Dafoe
La filmografia di Willem Dafoe conta oltre 100 interpretazioni con collaborazioni ricorrenti, come le sette volte con Paul Schrader o le sei con Abel Ferrara. L'8 gennaio 2024 gli è stata assegnata la stella sulla Hollywood Walk of Fame. La prima candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista l’ha ricevuta per il ruolo del sergente Elias Grodin nel film Platoon di Oliver Stone. La seconda e la terza candidatura agli Academy, sempre come non protagonista, le ha ottenute rispettivamente per L’ombra del vampiro e Un sogno chiamato Florida. Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità gli ha consegnato la quarta candidatura, questa volta come miglior attore protagonista.
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Il legame speciale con l’Italia
Nel 2003, mentre girava Le avventure acquatiche di Steve Zissou, pellicola di Wes Anderson, Willem Dafoe ha conosciuto nella Capitale l’attrice e regista italiana Giada Colagrande che ha sposato nel 2005. I due vivono tra Roma, Los Angeles e New York. Entrambi possiedono la doppia cittadinanza italiana e americana. Al Corriere della Sera l’attore ha spiegato che la prima volta che è venuto in Italia era il 1980 da turista. “Anni dopo Mario Martone e Tomas Arana portarono a Milano il gruppo teatrale con cui lavoravo al tempo, il Wooster Group. Ma la cosa più importante è che nel 2003 stavo girando a Roma, ed è lì che è iniziata la mia storia d’amore con l’Italia. A Roma ho incontrato mia moglie. E ho cominciato a viverci. All’inizio ci stavo poco. Ma ora, anche se viaggio molto per lavoro, passo più tempo a Roma che a New York”, ha raccontato.
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La proposta di matrimonio alla moglie
Giada Colagrande aveva realizzato da autodidatta un piccolo film, Aprimi il cuore, che era poi stato proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia. Dafoe lo aveva visto e lo aveva trovato interessante. Gli chiesero se volesse incontrare l’autrice e così l’attore ha conosciuto la futura moglie. All’inizio sono diventati amici, poi il legame si è fatto più intenso e i due sono convolati a nozze in meno di un anno. “Il nostro matrimonio è stato molto impulsivo e romantico”, ha raccontato Dafoe al Guardian nel 2009. “Un giorno stavamo pranzando insieme e le ho detto: Vuoi sposarmi domani? (…) Ci siamo sposati il giorno dopo in municipio con solo due testimoni, i nostri migliori amici: il mio manager e il suo editore”.
La fattoria di alpaca in Italia
Willem Dafoe, insieme alla moglie, conduce una vita molto tranquilla e lontana dalle luci di Hollywood. Poco fuori Roma possiede una fattoria dove alleva animali e coltiva un orto. Tra tacchini, galline, pecore e capre ci sono anche gli alpaca. A Vanity Fair l’attore ha spiegato che “sono meravigliosi, con ogni alpaca si sviluppa un rapporto unico e si impara a conoscere il loro modo di essere”.
Gli animali, la dieta, lo yoga e l’ambientalismo
Willem Dafoe è vegetariano e si rifiuta di mangiare carne "poiché gli allevamenti animali sono una delle principali cause della distruzione del pianeta". Pratica ashtanga yoga tutti i giorni. Nel 2018 ha firmato una lettera scritta dall’attrice Juliette Binoche, pubblicata da Le Monde (e firmata da un totale di 200 artisti) in cui si chiedeva ai leader mondiali di agire con fermezza per frenare il cambiamento climatico ed evitare il crollo della biodiversità.
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Avrebbe potuto interpretare Joker
Dafoe avrebbe potuto interpretare Joker nel Batman di Tim Burton del 1989. Alla fine il ruolo è andato a Jack Nicholson. In origine, Tim Burton e i suoi collaboratori avevano ristretto la cerchia intorno ai vari attori che avrebbero potuto interpretare Joker: la rosa includeva Tim Curry, James Woods e John Lithgow. Per diversi motivi, di lavoro o personali, nessuno di loro ha dato disponibilità. Dafoe venne contattato dallo sceneggiatore del film Sam Hamm: tuttavia, non gli venne mai formulata un’offerta definitiva, andata poi a Nicholson. Per Hamm e per un nutrito gruppo di fan, Dafoe sarebbe stato fisicamente perfetto per il ruolo.
L’amicizia con Franco Battiato
Willem Dafoe, tramite la moglie, ha conosciuto ed è diventato amico di Franco Battiato. “Mi era molto caro. Era una persona particolarmente gentile e generosa - ha detto a Il Corriere della Sera - e mi sosteneva: ogni volta che avevo uno spettacolo teatrale, veniva alla prima. Veniva e ripartiva. Ho imparato l’italiano con le sue canzoni”.
Licenziato per una risata
Michael Cimino lo ha licenziato da I cancelli del cielo perché sul set Willem Dafoe aveva riso. Sempre al Corriere della Sera l’attore ha puntalizzato che “poi mi ha chiesto di lavorare in un altro film, quindi non mi ha serbato rancore”. Dafoe ha raccontato che probabilmente, all’epoca del licenziamento, il regista era “in un momento di stress. Per me non era in gioco quanto era in gioco per lui. Ero lì, sul set, giovane, me ne stavo seduto da solo, qualcuno mi ha raccontato una barzelletta, io ho riso, e per lui è stato pesante”.
A messa con la nonna della moglie
Nell’intervista al Corriere, Dafoe ha rivelato anche che andava a messa la domenica con la nonna della moglie perché c’era il pranzo e la signora chiedeva chi volesse andare con lei. “Tutti si nascondevano o avevano da fare. A me invece piaceva. La religione organizzata ha qualche problema, ma mi piace andare in luoghi dove le persone si ritrovano per una sorta di speranza, di ordine, di comunione. Mi piace per l’architettura, per la storia, per il rito. E questo rendeva la nonna felice. In più era una leonessa, e non volevo farla arrabbiare!”, ha detto l’attore.