Mission: Impossible - The Final Reckoning, l’ultima corsa di Ethan Hunt. La recensione
CinemaTom Cruise torna al cinema dal 22 maggio con l’ottavo capitolo della celebre saga. Diretto da Christopher McQuarrie e presentato al Festival di Cannes 2025, Mission: Impossible – The Final Reckoning si configura come un gran finale tra azione ed emozione, tra acrobazie adrenaliniche, riflessioni sul presente e speranze per il futuro
Giù la maschera, Ethan Hunt! Come si direbbe in un casinò di Cannes: "Les jeux sont faits, rien ne va plus." Perché The Final Reckoning è un lungo, spettacolare addio a uno dei personaggi più iconici e amati interpretati da Tom Cruise.
Ça va sans dire: essendo l'ottavo episodio – il numero che simbolicamente richiama l’infinito – non è detto che la saga finisca davvero qui. Come direbbe un altro celebre agente segreto (il suo nome è Bond, James Bond): mai dire mai. Soprattutto quando si parla di blockbuster.
Il film, con i suoi 170 minuti, è il più lungo dell’intera saga e riprende esattamente dove si era interrotto Dead Reckoning – Parte Uno. Ma è anche molto di più: un vorticoso girotondo per salvare il mondo, in cui affiorano e si riflettono i sette film precedenti, con citazioni, stilemi e omaggi.
Come Caparezza e San Francesco d’Assisi, anche Ethan Hunt sul grande schermo rende possibile l’impossibile. E ci sarà sempre un’ultima missione da compiere. Per quanto fragili, segnati dal tempo e colpiti dai dardi dell’oltraggiosa fortuna, i miti e le icone abiteranno per sempre le stanze del cinema d’azione. Abbiamo ancora bisogno di eroi. Almeno al cinema.
“Viviamo e moriamo nell’ombra"
"Il mondo sta cambiando, la verità sta scomparendo e la guerra sta arrivando."
È una delle tante battute cupe pronunciate in The Final Reckoning. Solo che, a ben vedere, non suona come una profezia, ma come una constatazione. Per fortuna, nel buio di una sala cinematografica, possiamo ancora contare su chi ha fatto proprio questo motto:
"Viviamo e moriamo nell’ombra, per proteggere chi ci sta a cuore e chi non conosceremo mai."
È la formula vincente di ogni action movie, e in particolare di questo ultimo, conclusivo spettacolo. McQuarrie orchestra un tour de force visivo potente ma mai gratuito: ogni location racconta uno stato d’animo, una transizione, un frammento d’anima che Ethan lascia alle spalle. Alla fine, l’agente Cruise dovrà confessare quanto è disposto a perdere pur di vincere, mentre i violini orchestrati di Vivaldi ci rammentano che l'inverno sta per arrivare. Il cyberspazio rischia di collassare. L'apocalisse è alle porte.

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Il cast del film
Ma un eroe non cade e risorge in solitudine. Attorno a Cruise danza un cast tutt'altro che di semplice contorno.
Hayley Atwell torna nei panni di Grace, ladra redenta e specchio di ciò che Hunt avrebbe potuto essere. È ironica, brillante, ma soprattutto dotata di un tempismo perfetto.
Simon Pegg e Ving Rhames, nei ruoli storici di Benji e Luther, sono la coscienza e il cuore pulsante del gruppo. Senza di loro, Ethan sarebbe un solitario perdente.
Pom Klementieff, nei panni della killer redenta, resta comunque letale. Angela Bassett (ora promossa alla più alta carica istituzionale americana), Henry Czerny (l’infido Eugene Kittridge), Shea Whigham (il tenace Jasper Briggs) e, last but not least, il ritorno silenzioso ma potente di Rolf Saxon: un’apparizione che farà sussultare i veri fan della saga.

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Un viaggio spettacolare
Da una prigione austriaca tutt'altro che "Felix" all'ambasciata americana a Londra, dalle gelide acque del Mare di Bering alle montagne del Sudafrica, The Final Reckoning è un trip spettacolare e mozzafiato. Come in ogni capitolo della saga, la sospensione dell’incredulità è d’obbligo, ma ricompensata.
La discesa nelle profondità oceaniche alla ricerca della misteriosa chiave cruciforme, nascosta nei resti del sottomarino russo Sevastopol, è inquietante e indimenticabile. Forse una delle sequenze subacquee più suggestive della storia del cinema.
Notevole anche il duello aereo tra Ethan e il suo antagonista Gabriel (interpretato da Esai Morales): una sfida in stile vintage, con i due contendenti a bordo di biplani colorati, in un crescendo rossiniano che ricorda la slapstick comedy e – meraviglia delle meraviglie – realizzata senza effetti digitali.
Del resto, come dice Cruise al suo nemico, uno dei tanti fanatici villain digitali:
"Passi troppo tempo su Internet."

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Restare umani
Perché questo film è un autentico calcio in faccia all’intelligenza artificiale. Una pellicola che si apre con una minacciosa entità tecnologica – sorta di pronipote mefistofelica e invincibile di HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio – e si chiude con un enigmatico primo piano di Tom, in una notturna Trafalgar Square, tra i celebri leoni di pietra, la statua di Nelson e l’insegna al neon “chicken & chips”.
Alla fine, resta un messaggio chiaro e potente: per evitare che L'Armageddon divori il mondo, è d’uopo restare umani. Perché The Future is unwritten, come sapevano benissimo Joe Strummer e i Clash
