Mentre sta prendendo forma il nuovo adattamento cinematografico del romanzo tanto disturbante quanto cult di Ellis, emergono le prime reazioni da parte di chi ha vissuto da vicino l'originale, come l’attore americano che nella pellicola del 2000 diretta dalla cineasta canadese Mary Harron interpretava il personaggio di Luis Carruthers, un collega di Patrick Bateman e omosessuale non dichiarato. Parlando con The Hollywood Reporter, Ross ha definito questa nuova opera «più che altro di un’impresa commerciale»
Da quando è stato annunciato il remake del film American Psycho uscito nel 2000 per la regia della regista canadese Mary Harron per trasportare sul grande schermo il romanzo tanto disturbante quanto cult di Bret Easton Ellis, c'è stata una vera e propria esplosione di commenti sia in rete sia ovunque.
Il nuovo American Psycho, come già preannunciato nell’ottobre 2024, verrà diretto dal regista italiano Luca Guadagnino, come ormai è arcinoto.
Oltre alle tante considerazioni fatte dai fan di Ellis e da chi ha enormemente apprezzato l'adattamento cinematografico del suo capolavoro (con un Christian Bale in stato di grazia nei panni dello psicopatico serial killer Patrick Bateman), emergono anche le prime reazioni da parte di coloro che hanno vissuto molto da vicino il culto dell'originale, ossia alcuni membri del cast della pellicola diretta da Harron.
È il caso di Matt Ross, l’attore americano che nel film del 2000 interpretava il personaggio di Luis Carruthers, un collega di Bateman e omosessuale non dichiarato. Parlando con il magazine The Hollywood Reporter, Ross ha definito questa nuova opera «più che altro di un’impresa commerciale», nonostante la grande stima che ha detto di nutrire nei confronti di Luca Guadagnino, che ha definito senza esitazioni «un regista meraviglioso». Tuttavia non c'è alta considerazione che possa far tralasciare le proprie riserve sull'operazione, riserve che infatti l'attore non è riuscito a nascondere, parlando appunto di un’operazione commerciale (un'espressione che potrebbe essere considerata come il peggior insulto in assoluto da rivolgere a un regista…).
Il rischio è quello di tradire lo spirito originario dell'opera
Ciò che teme Matt Ross è che un nuovo adattamento del romanzo di Bret Easton Ellis potrebbe in qualche modo tradire lo spirito originario dell'opera.
Tuttavia è bene sottolineare che la curiosità, sia degli addetti ai lavori sia del pubblico, non manca all'appello, alimentata dalla consapevolezza che il film originale ha guadagnato nel tempo uno status quasi mitico.
Ross ha inoltre sottolineato quanto il nuovo team creativo, composto da Guadagnino e Austin Butler, dovrà affrontare una sfida tutt’altro che semplice. La performance di Christian Bale, protagonista indiscusso della pellicola del 2000, viene ancora oggi ricordata come una delle sue interpretazioni più intense. Secondo il suo collega di set Matt Ross, il confronto sarà inevitabile e arduo, poiché «la performance di Christian fu eccezionale», ha detto ai microfoni di THR.

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Ha
rivelato di aver ricevuto a sua volta la proposta di dirigere un remake
in passato, proposta che però ha declinato con decisione.
«Da un lato, sono sempre dispiaciuto per i remake perché mi è sempre sembrato solo capitalismo mercenario e nient’altro». Le sue parole gettano una luce critica su una parte dell’industria cinematografica spesso più interessata a capitalizzare su nomi noti che a rischiare con progetti originali.

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Nonostante le perplessità, le aspettative sul remake restano alte. Luca Guadagnino ha più volte dimostrato di essere in grado di reinterpretare opere esistenti con uno stile personale, come già accaduto con il suo Suspiria.
Anche in questo caso, il regista ha ammesso di essere stato «influenzato moltissimo» dal romanzo di Ellis, pur rivendicando il diritto a prendersi delle libertà narrative per dare al progetto una nuova identità. Le sue parole fanno intendere che la sua versione di American Psycho non sarà una copia conforme dell’originale, ma un’esplorazione autonoma dell’universo disturbante di Bateman.

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Il progetto continua a procedere, supportato da figure chiave del passato e del presente. Chris Hanley, produttore della versione del 2000, si è detto fiducioso nell’operato di Guadagnino, affermando che «non ha mai fatto un brutto film». Un’endorsement di peso, a cui si è aggiunta anche la voce di Mary Harron, la regista dell’originale che ha voluto ricordare come la sua intenzione fosse quella di costruire «una satira di un uomo gay sulla mascolinità».
Di certo, parliamo comunque di un’eredità difficile da riscrivere. L’idea di riportare in vita un’opera tanto controversa quanto venerata solleva interrogativi e aspettative. Guadagnino e il suo cast avranno il difficile compito di reinterpretare non solo un personaggio ormai iconico, ma un’intera epoca raccontata con feroce ironia e inquietante precisione.
Tra nostalgia, innovazione e critica sociale, la nuova incarnazione di American Psycho promette di far discutere ancora prima di approdare nelle sale. Ma non è forse proprio questo il ruolo che deve avere l’arte, sia attraverso le pagine di un romanzo di Bret Easton Ellis sia tramite i frame di un film di Luca Guadagnino? Al poster del nuovo American Psycho l’ardua sentenza…
