Mamma ho riperso l'aereo, il regista vorrebbe che il cameo di Donald Trump non ci fosse
CinemaChris Columbus vive un dilemma, quello relativo alla comparsata dell’allora imprenditore e dell’attuale presidente degli Stati Uniti in una scena del sequel che fa ancora discutere. A più di trent’anni dall’uscita al cinema, il cineasta definisce quella presenza nel suo film “una maledizione”, al punto da temere conseguenze estreme nel caso volesse rimuoverla dalla pellicola
Il celebre regista Chris Columbus vive un dilemma, quello relativo alla comparsata di Donald Trump in una sua pellicola.
Parliamo del cameo dell’allora imprenditore e dell’attuale presidente degli Stati Uniti in una scena del sequel di Mamma ho perso l’aereo che fa ancora discutere. A più di trent’anni dall’uscita del film Mamma, ho riperso l'aereo: mi sono smarrito a New York (titolo originale: Home Alone 2: Lost in New York) del 1992, il cineasta definisce quella presenza nel suo film “una maledizione”, al punto da temere conseguenze estreme nel caso volesse rimuoverla dalla pellicola.
Ricordiamo che Columbus è uno dei più grandi nomi della settima arte americana, dato che parliamo di colui che ha diretto, tra gli alti, i primi due film della serie di Mamma, ho perso l'aereo, i primi due della saga di Harry Potter, la commedia Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre, con protagonista Robin Williams, e il primo capitolo della saga di Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo.
Nelle ultime ore, come riporta la stampa statunitense e internazionale, il cineasta è tornato a parlare di una delle sequenze più brevi ma anche più controverse del film, quella in cui si vede Trump apparire per pochi istanti all’interno del Plaza Hotel. Quella presenza è diventata con il tempo sempre più ingombrante, rivelandosi un’eredità scomoda che non smette di pesare
Nel corso di un’intervista concessa al San Francisco Chronicle, Chris Columbus ha spiegato come quella breve apparizione, oggi, rappresenti per lui un fardello artistico e personale. “È diventato un peso per me. Vorrei solo che non ci fosse”, ha dichiarato, aggiungendo con tono amaro che l’eliminazione della scena potrebbe addirittura metterlo in pericolo. Nonostante sia cittadino statunitense a tutti gli effetti, con radici italiane e residenza a San Francisco, il regista ha ipotizzato provocatoriamente che, in un clima politico sempre più teso, potrebbe essere “cacciato dagli Stati Uniti” oppure obbligato a “tornare in Italia o qualcosa del genere” per aver osato modificare quella sequenza.
Dietro le quinte di una trattativa forzata
L’origine del cameo, divenuto oggetto di polemica a più riprese nel corso degli anni, risale al 1992, durante la lavorazione del film. All’epoca, Donald Trump era il proprietario del Plaza Hotel, location essenziale per la trama. Columbus ha raccontato di aver dovuto accettare la partecipazione del tycoon come condizione per poter girare le scene all’interno della struttura. Secondo il regista, Trump si impose letteralmente: “L’unico modo per usare il Plaza è se appaio nel film”, avrebbe detto.
Un racconto che nel 2020, verso la fine del primo mandato presidenziale di Trump, era già stato reso pubblico da Columbus, ma che il diretto interessato ha sempre smentito. Su Truth Social, Donald Trump ha accusato il regista di mentire, affermando che la produzione lo supplicò di prendere parte al progetto e che il cameo “fu fantastico per il film”.

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Una decisione difficile, tra reazioni entusiaste e rimorsi
In passato la volontà di eliminare quella scena sarebbe stata forte, ma Columbus ha raccontato di aver cambiato idea dopo aver assistito a una proiezione a Chicago.
Il pubblico, infatti, accolse il cameo con entusiasmo, applaudendo e ridendo. Una reazione che spiazzò il regista, convinto inizialmente che quel passaggio non avrebbe suscitato alcun effetto comico. Tuttavia, a distanza di decenni, ammette il rimpianto per non aver seguito il suo istinto: “È diventato qualcosa che vorrei… semplicemente non fosse lì”, ha confessato.

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Un frammento di film diventato caso politico
La possibilità di rimuovere digitalmente la presenza di Trump da Home Alone 2, che incassò 359 milioni di dollari al botteghino e fu uno dei maggiori successi cinematografici del 1992, è stata presa in considerazione più volte.
Nel 2019, la televisione canadese trasmise una versione del film priva della scena in questione, suscitando l’indignazione dei sostenitori di Donald Trump. Nel 2021, anche Macaulay Culkin, protagonista della pellicola, si era detto favorevole all’idea di un’eliminazione in post-produzione.

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Tra satira e realtà: la paura di parlare
La battuta amara di Columbus sul rischio di deportazione è emblematica del clima politico in cui ci si trova. Da quando è tornato alla Casa Bianca, Donald Trump ha riacceso il dibattito sull’immigrazione e sull’uso del potere in modo punitivo verso chi esprime dissenso. Non sono mancate situazioni controverse, come l’espulsione, rivelatasi illegittima, di un uomo residente nel Maryland, erroneamente trasferito in un carcere di massima sicurezza in El Salvador.
Allo stesso tempo, numerosi accademici sono finiti nel mirino delle autorità per il loro sostegno alle manifestazioni pro-Palestina, mentre diversi giornalisti e media sono stati coinvolti in cause legali milionarie intentate dal presidente per motivi di presunta diffamazione o manipolazione di notizie.

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“Non posso tagliarla. Se lo faccio, probabilmente mi sbatteranno fuori dal paese”, ha dichiarato Columbus, riassumendo il paradosso in cui si trova.
Un’affermazione che suona volutamente ironica, ma che riflette un senso di impotenza crescente. In soli sette secondi di film, girati con leggerezza e senza grandi aspettative, si è cristallizzata una presenza che, col passare del tempo, è divenuta il simbolo di una frattura culturale e politica. Una scena, oggi, che continua a raccontare molto più di quanto inizialmente previsto.