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Michele Placido commosso al Bif&st 2025 di Bari a 20 anni da Romanzo Criminale

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Camilla Sernagiotto

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VIDEO Bif&st 2025 a Bari, il programma della nuova edizione
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VIDEO Bif&st 2025 a Bari, il programma della nuova edizione
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Vent’anni di Romanzo Criminale, un’icona del cinema italiano celebrata al Bif&st per un anniversario importante di un film che ha segnato un’epoca. La pellicola di Michele Placido, tratta dal romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo, è stata protagonista di un evento speciale al Bif&st di Bari, dove regista e scrittore si sono ritrovati per rievocare la genesi e l’eredità della pellicola, non senza una grande commozione da parte del cineasta

Vent’anni di Romanzo Criminale, un’icona del cinema italiano che per spegnere le sue venti candeline è stata celebrata al Bif&st 2025 per un anniversario importante di un film che ha segnato un’epoca. 

La pellicola di Michele Placido, tratta dal romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo, nelle scorse ore è stata protagonista di un evento speciale al Bif&st di Bari, dove regista e scrittore si sono ritrovati per rievocare la genesi e l’eredità della pellicola, non senza una grande commozione da parte del cineasta.

 

A vent’anni dalla sua uscita, Romanzo Criminale continua a esercitare un fascino indelebile sul pubblico e sulla critica. Si tratta di un’opera che non solo ha ridefinito il genere crime in Italia, ma che ha anche offerto un ritratto vibrante e crudo di una Roma sospesa tra mito e realtà.

Michele Placido: “Sono commosso”

Il regista Michele Placido ha affermato quanto segue, durante l'evento speciale della rassegna cinematografica targata Bari: “…a volte è una questione di fiuto. Sono entrato qui a guardare le ultime sequenze… e sono commosso. Accorsi, Scamarcio, tutti… tutti erano miei figli”.
Mentre ha pronunciato queste cose, Placido ha rivelato la voce strozzata dalla commozione. Ha aggiunto, parlando della nascita del film, che quel titolo è stato “…anche sfortunato, molto: un giorno lo riveleremo… ma oggi no, sono troppo felice”.

 

Nel corso dell’incontro, Michele Placido non ha nascosto la sua emozione. Rivedere le ultime sequenze del film gli ha riportato alla mente il legame con il cast, con attori come Stefano Accorsi e Riccardo Scamarcio. Con quel riferimento alla sfortuna che ha leggerebbe attorno al suo film, ha lasciato anche un alone di mistero sulla storia dietro le quinte. Ma ha promesso ai fan che prima o poi racconterà tutto, quindi non ci resta che aspettare.

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De Cataldo: “Una visione che ha dato nuova linfa al crime italiano”

L’autore del romanzo da cui il film è tratto, Giancarlo De Cataldo, ha riflettuto sul percorso di Romanzo Criminale, riconoscendo come il film sia stato plasmato dalla visione di Placido. Se il libro era costruito con una narrazione circolare, in cui il destino dei protagonisti era già segnato sin dalle prime pagine, la trasposizione cinematografica ha portato i personaggi verso una dimensione più intima e umana.

 

“I film è ‘puro Placido’”, ha detto a Bari De Cataldo. “I padri (lui) devono lasciar andare i figli, e questo figlio è stato portato in una direzione visionaria… dallo zio (intanto Michele Placido spiega: “I ragazzi – gli interpreti – mi chiamano ancora: zio”). Il romanzo inizia in medias res – il Freddo muore, e noi torniamo all’inizio -, è un po’ più simile alla serie. Se accetti il tradimento virtuoso fino in fondo è una scommessa: per esempio, io non avrei mai preso Kim Rossi Stuart per il Freddo, gliel’ho anche detto, ma poi quando l’ho incontrato sul set gli ho altrettanto detto: ‘Avrà sempre la sua faccia’." È stata questa un’intuizione di Michele Placido in linea con l’amore per gli attori del grande Bergman, che il cinesta ha citato a Bari: “Per lui, la prima cosa è una bella storia, la seconda gli attori, la terza il dop e poi il regista. Quando la squadra ha composto il meccanismo… bisogna essere anche fortunati, perché non sempre il pubblico rivela l’emozione nel momento in cui tu l’hai immaginata”.

Una delle intuizioni più sorprendenti del film, secondo De Cataldo, è stata quindi proprio la scelta di Kim Rossi Stuart per il ruolo del Freddo, un’idea che inizialmente lo aveva lasciato perplesso.

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Roma, tra mito e crimine: un destino segnato

Uno dei temi più affascinanti emersi nella conversazione è stato il rapporto tra Roma e la criminalità, un legame che nel tempo ha alimentato storie intrise di epica e tragedia. Placido ha rievocato la Roma degli anni Settanta e Ottanta, un crocevia di artisti e malavitosi, un mondo in cui criminalità e cultura si sfioravano nei caffè e nei vicoli del centro storico.

 

“A Piazza Navona c’era la mala, ma anche gli intellettuali e gli artisti”, ha ricordato il regista, evocando un’epoca in cui la città sembrava contenere dentro di sé tutti i suoi contrasti più laceranti. “Io – da studente dell’Accademia – stavo spesso a piazza Navona o Campo de’ Fiori, dove i criminali avevano (finti) negozi di stracci… quando andavo a fare la corte a Mara Venier; lì c’era tutta una malavita di un certo tipo, tu dovevi farti i fatti tuoi: era un miscuglio, era una Roma veramente speciale… Giancarlo ha scritto una storia ricca di umanità, e nel film esce la luce caravaggesca, perché Caravaggio aveva frequentato quei vicoli del centro storico”, aggiunge Placido.

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"Il racconto della criminalità romana spesso affidato a provinciali"

De Cataldo ha riflettuto su come il racconto della criminalità romana sia stato spesso affidato a scrittori provenienti da altre realtà. “Il destino di Roma è essere raccontata dai provinciali,” ha affermato, citando autori come Carlo Emilio Gadda. E ha sottolineato come Romanzo Criminale abbia riportato il genere crime in Italia dopo un periodo di assenza, colmando il vuoto lasciato dai maestri del passato.

 

“Una storia simile avrebbe potuto ambientarsi ovunque: a Bari, con i clan della città vecchia, o a Taranto, con i Modeo. Il punto è che le dinamiche del crimine sono universali”, prosegue Giancarlo De Cataldo.

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La figura femminile e la riscrittura del romanzo

Un altro aspetto fondamentale emerso nell’incontro è stato il ruolo delle donne nella narrazione. De Cataldo ha rivelato un dettaglio poco noto: nella prima stesura del romanzo, la storia era interamente focalizzata sulla criminalità, senza una prospettiva esterna. Fu solo su suggerimento del suo editor che decise di inserire una sottotrama sentimentale, ispirata a un fatto reale: la vicenda di una donna legata alla malavita, innamoratasi di un carabiniere infiltrato che alla fine le avrebbe rivelato che per lui era stato solo un incarico.

Una storia che si conclude tragicamente, con il suicidio della protagonista, e che ha dato vita al personaggio di Patrizia, interpretato da Anna Mouglalis nel film.

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Il cinema come arte popolare: l’eredità di Romanzo Criminale

Alla fine della discussione, Michele Placido ha ribadito il suo pensiero sul cinema, sottolineando come il segreto di un film di successo risieda nell’equilibrio tra grande racconto e capacità di emozionare il pubblico.

“Il cinema è un’arte popolare,” ha affermato, “si può sperimentare, si può osare, ma la noia non è mai ammessa”.

 

A distanza di vent’anni, Romanzo Criminale resta un punto di riferimento del cinema italiano, un’opera che ha saputo coniugare spettacolo e riflessione, cronaca e leggenda. E, come dimostrato dalla passione ancora viva nei suoi protagonisti, continua a essere un tassello fondamentale della memoria collettiva.

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