Diamanti, la magia del cinema e la forza delle donne. La recensione del film di Özpetek
Cinema Foto di Stefania CasellatoÈnelle sale il nuovo lungometraggio del regista di Le Fate ignoranti. Un sartoriale florilegio al femminile, tra commedia e melò, con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Luca Barbarossa, Sara Bosi, Loredana Cannata, Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Vinicio Marchioni, Paola Minaccioni, Edoardo Purgatori, Carmine Recano, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Carla Signoris, Kasia Smutniak, Mara Venier, Giselda Volodi, Milena Vukotic
Charles Bukowski lo sapeva benissimo: “Il mondo sarebbe un posto di m***a senza le donne. La donna è vita. La donna è amore”. Sicché con Diamanti (nelle sale cinematografiche italiane con Vision Distribution dal 19 dicembre) il regista e sceneggiatore Ferzan Özpetek trasfigura l’aforisma dello scrittore americano in un sentito omaggio all’altra Metà del Cielo. Ma il quindicesimo lungometraggio del cineasta turco con cittadinanza italiana è anche una lettera d’amore nei confronti della settima arte. Come recita fuori campo Elena Sofia Ricci alla fine della pellicola: “Il cuore mescola continuamente cosa è successo con quello che abbiamo solo immaginato, i vivi con i morti, il visibile con l’invisibile, l’amore con il dolore. Quello che siamo va oltre la memoria e la vita. È ciò che rimane quando tutto il resto sparisce. Questa è l’eternità. Questo è il cinema.”
Tra diamanti, pranzi e costumi di scena
Diamanti inizia e finisce con la sequenza di una festosa tavola imbandita. D’altronde, con ogni probabilità Özpetek condivide il pensiero di Oscar Wilde, ovvero: “Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo”. Tra piatti e bicchieri, tra teglie di lasagne e pinzimoni, si va quindi in scena. Con grazia e ricercatezza, la pellicola saltella tra il presente e il passato, nello specifico la Roma degli anni Settanta. La vicenda di un regista (lo stesso Ferzan) che decide di convocare, le sue attrici preferite, quelle con cui ha lavorato e quelle che ha amato, per girare un film ambientato in una sartoria teatrale e cinematografica si riflette in un'epoca lontana, segnata dal rumore delle macchine da cucire. Dagli orli da sistemare alle maniche da piombare, gli abiti scultura di Piero Gherardi ideati per Mina, i costumi firmati da Piero Tosi per Il Gattopardo e Ludwig di Luchino Visconti e abiti di Danilo Donati per il Casanova di Federico Fellini sono i sontuosi testimoni di solitudini, passioni, ansie, legami. La realtà danza con la finzione, l’esistenza delle attrici si confonde con quella dei personaggi che sono chiamate a interpretare. E tra un fontange e un collo di crine, conta ciò che resta dentro di noi. Aveva ragione il poeta francese Jules Laforgue: "Sarà la donna a salvare il mondo”.
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Un'epifania di talenti femminili
Ça va sans dire, in Diamanti è il cast femminile a fare la differenza, come la scelta del gin per un martini cocktail. Luisa Ranieri, con i suoi foulard in seta griffati Pucci e la su intransigenza è splendida nel ruolo di Alberta Canova, la proprietaria della sartoria. Il suo sguardo severo e attento si specchia in quello della sorella Gabriella, interpretata da Jasmine Trinca, eccellente nel restituirci la sofferenza di un essere umano devastato da un lutto. Ma in fondo tutte le meravigliose diciotto attrici presenti nel film si riflettono l’una nell’altra. Una sorta di caleidoscopio che consente allo spettatore di osservare luci e ombre di un mondo sospeso tra ragione e sentimento. In questo sublime gineceo, in cui non conta l’anagrafe, ma la bravura e la sensibilità, spicca la consueta maestria di Carla Signoris, deliziosa nei panni della diva del palcoscenico, impegnata a battibeccare con la star del cinema (Kasia Smutniak). Notevole pure l’apporto della travolgente vis comica di Geppi Cucciari e di una sorprendente Maria Venier, che abbandonati per un attimo i panni della signora della domenica, si cala alla perfezione nel vibrante immaginario di Özpetek. Insomma, la sorellanza non è mai stata così energica e talentuosa.
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Le donne illuminano ogni cosa
Come un sarto provetto, Özpetek intreccia melodramma e commedia. La lana si sposa divinamente con la seta. Le donne sono diamanti indistruttibili che impreziosiscono un film dedicato a Mariangela Melato, Virna Lisi e Monica Vitti, tre star con cui Ferzan avrebbe voluto lavorare. Tra l’amore vero cantato da Mina e l’inedito di Giorgia, tra il walzer brillante, composta da Nino Rota per il Gattopardo e una versione italiana di La mattchiche, tratta dal mitico programma Milleluci, la musica ci accompagna in questo viaggio nel tempo e nello spazio. E il favoloso abito rosso (una cascata di lava ardente) che campeggia pure sulla locandina, ci ricorda quanto la forma possa essere contenuto quando un’opera d’arte è autentica e potente. E in Diamanti la forza delle donne illumina ogni cosa.