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"Terapia di gruppo", interviste al cast del film in sala dal 21 novembre. VIDEO

Cinema

Denise Negri

credit: Riccardo Ghilardi

Arriva in sala dal 21 novembe la commedia corale a firma di Paolo Costella. Tratta dal soggetto originale “Toc Toc” di Laurent Baffie e dall’adattamento spagnolo di Juliàn Quintanilla, è una pellicola sulle piccole/grandi manie tipiche dei nostri giorni e sul coraggio di smettere di vergognarcene

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L'intervista stessa con i protagonisti sembra, in effetti, una terapia di gruppo: ci sono il divano, i “pazienti” e la voglia di raccontare le proprie nevrosi.

Non può che essere corale il nuovo film di Paolo Costella che si intitola appunto “Una terapia di gruppo” in sala dal 21 novembre e che vede nel cast, tra gli altri, Claudio Bisio, Margherita Buy, Valentina Lodovini, Leo Gassmann, Claudio Santamaria, Ludovica Francesconi, Lucia Mascino.

Chi ha la mania dell'ordine, chi del controllo, chi dell'igiene, chi del rimanere sempre connessi, chi ha la sindrome di Tourette: tutti però hanno in comune l’intenzione di farsi aiutare dal famoso Dottor Sterne, salvo poi scoprire che il computer ha fatto confusione e che tutti hanno l’appuntamento nello stesso giorno, alla stessa ora. Una commedia in cui si riflette, anche, sulle nostre piccole grandi manie, perché parlarne è sempre il primo passo verso la guarigione.

Ecco che cosa ci hanno raccontato alcuni protagonisti

 

VALENTINA LODOVINI

“Io in verità ho un po' tutti i “tic” e le manie di ogni personaggio! E credo che sia una cosa abbastanza comune. Ovviamente noi raccontiamo personaggi che hanno un disturbo serio e profondo ma almeno io, anche se dipende dal momento che sto vivendo, ho provato qualcosa di quello che prova ognuno di loro.

“Personalmente credo che nel film ci siano comunque due aspetti: la poesia del dolore e la poesia della risata. Entrambi certo vengono affrontati con il sorriso, cosa che io trovo molto giusto, ma la cosa fondamentale è che se ne parli.

È giusto anche che le persone, se riescono ad accettare la propria patologia, ne parlino apertamente con chi vogliono e infatti nel film si raccontano anche le ferite dei disturbi ossessivi compulsivi”.

 

CLAUDIO BISIO

“Il mio personaggio dice tante parolacce e manda a quel paese chiunque, però dovremmo chiedere al regista (Paolo Costella) se durante i provini sono andato bene e mi ha scelto per questo!"

“Comunque, anche se non sono un medico, credo che tutte le nostre fobie e ossessioni diventino patologiche sopra un certo livello ma sotto quel livello sono abbastanza comuni e fisiologiche; penso all’idea di essere sempre collegati al cellulare, lavarsi le mani spesso, temere di avere lasciato il gas acceso, mandare “affanculo” qualcuno ogni tanto, camminare in modo ordinato, contare gli scalini…insomma se vissute sotto un certo livello di ansia, allora diventano davvero comuni.”

 

MARGHERITA BUY

“Intanto ammetto che a me le persone che non hanno “nulla” non piacciono molto, anzi mi annoiano proprio perché non trovo interessante chi non abbia almeno una mania! Il mio personaggio nel film è negazionista, nel senso che nega di avere dei “disturbi” e questo è il motivo per cui entro nello studio con una certa spocchia, perché mi considero superiore agli altri.

Detto questo il mio personaggio forse un po' mi assomiglia perché anche io ho la mania del controllo ma solo perché sono molto disordinata...ad esempio penso di aver dimenticato le chiavi fuori dalla porta, ed in effetti le dimentico!”

 

LUDOVICA FRANCESCONI

“Io come il mio personaggio sono una persona estremamente ordinata e organizzata, sono molto precisa e ho bisogno di vedere tutto simmetrico: ad esempio a casa nella mia libreria ho tutti i libri ordinati in ordine alfabetico e per colore!

Forse l’unica cosa in cui non mi riconosco è la F.O.M.O (fear of missing out- paura di essere tagliati fuori) che è quella di cui soffre il personaggio interpretato da Leo (Gassmann) perché io ho proprio l’atteggiamento opposto e non guardo mai il cellulare. Ho decisamente un problema con la tecnologia.”

 

LEO GASSMANN

“Allora vuol dire, Ludovica, che hai la JoMO ossia la gioia di perdersi qualcosa (joy of missing out)! Il problema forse è che oggi si mette un’etichetta a tutto!”

 

LUCIA MASCINO

“Esattamente, sono d’accordo con Leo, è anche questo il punto: che oggi tendiamo a voler definire ogni cosa, ogni emozione, ogni “disturbo”, ogni ansia…ma in realtà ci sono anche atteggiamenti che sono più sfumati e meno netti, per i quali non è sempre necessario trovare un nome!”

“Una volta che ho visto il film ho pensato che la parte finale fosse molto bella perché c’è il tema dell’uscire dalla vergogna del proprio disagio e questo aspetto mi ha anche commossa. Noi a volte ci dimentichiamo appunto che soffrire di queste patologie, o ansie, o come le vogliamo chiamare…porta sofferenza, peso, vergogna nelle relazioni con gli altri, mentre nel film ad un certo punto alcuni personaggi riescono a liberarsi di queste vergogne.”