Il quotidiano statunitense ha consacrato il "talento per la crudeltà" del regista italiano. Il film concorrerà alla 96ª edizione dei premi Oscar nella categoria del Miglior Film Straniero
"Il regista italiano Matteo Garrone ha un talento per la crudeltà". Nel giorno della distribuzione di Io Capitano nelle sale cinematografiche statunitensi, il New York Times ha consacrato l'autore della pellicola in corsa nella cinquina del Miglior film straniero alla 96ª edizione dei premi Oscar, attesa il 10 marzo. Nella recensione Io Capitano Review: A Migration Odyssey, il quotidiano americano ha esaltato in Garrone "la straordinaria facilità di cristallizzare la bassezza umana in immagini che sono allo stesso tempo specifiche e cariche di significati aggiuntivi". Come accade nelle scene nelle quali i protagonisti, i due cugini senegalesi Seydou (interpretato da Seydou Sarr) e Moussa (interpretato da Moustapha Fall), attraversano il confine per intraprendere la prima parte del difficile viaggio da Dakar all'Europa. Là Garrone "si sposta ripetutamente tra primi piani e campi lunghissimi, che ti porta alternativamente all'interno della viva, a volte, ansimante distanza degli adolescenti, e sottolinea quanto siano piccoli e vulnerabili".
LA FORZA NARRATIVA DI GARRONE
Il film racconta la storia di due cugini adolescenti senegalesi, Seydou e Moussa, che affrontano un duro viaggio per raggiungere l'Europa, dove Seydou sogna di diventare musicista. "Io Capitano può essere difficile da guardare, e una lunga sequenza ambientata in un inferno libico dove i migranti vengono torturati e venduti è senza mezzi termini dura", scrive il New York Times. "Garrone non risparmia nulla, ma se il film non si trasforma mai in un esercizio di sadismo, è perché il suo focus rimane fermamente sui personaggi che, sin dall'inizio, sono persone a tutto tondo, non oggetti di scena o simboli". Il regista ha ricevuto la piena approvazione dal quotidiano statunitense: "Garrone invita nella storia e richiede l'attenzione del pubblico con trasparenza visiva e urgenza narrativa. Eppure la sua grande forza qui è la tenerezza del suo tocco".