Oscar, La zona d’interesse: tutto quello che c’è da sapere sul Miglior film internazionale

Cinema
©IPA/Fotogramma

La pellicola che racconta il dramma dell’Olocausto senza mai mostrarlo direttamente ha trionfato alla 96esima edizione dei Premi Oscar. Al centro una famiglia apparentemente felice, che vive in una villetta con un giardino fiorito che confina con un muro: siamo negli anni Quaranta, il muro è quello del campo di concentramento di Auschwitz e sullo sfondo si vede tanto fumo. Dalla trama al cast: ecco un po’ di curiosità su uno dei film più acclamati dell’anno

Una storia d'amore dentro l'orrore di Auschwitz, una vita serena in una casa vista lager. Parla di questo La zona d'interesse, il lavoro di Jonathan Glazer premiato come Miglior film internazionale agli Oscar 2024. Racconta di una famiglia apparentemente felice, che vive in una villetta con un giardino fiorito e una piscina. Una villetta che, però, confina con un muro: siamo negli anni Quaranta, il muro è quello del campo di concentramento e sullo sfondo si vede tanto fumo. Dalla trama al cast alle curiosità: ecco un po’ di cose da sapere sulla pellicola.

La zona d'interesse

La zona d'interesse è un film del 2023 scritto e diretto da Jonathan Glazer. Il titolo originale è The Zone of Interest. La pellicola dura 105 minuti e racconta il dramma dell’Olocausto senza mai mostrarlo direttamente, lasciandolo intuire agli spettatori. Il film, il primo di Glazer non in inglese, è stato girato ad Auschwitz in lingua tedesca e polacca. È liberamente ispirato all’omonimo romanzo del 2014 di Martin Amis: lo scrittore britannico è morto il 19 maggio del 2023, lo stesso giorno in cui la pellicola è stata presentata in anteprima mondiale al Festival di Cannes. Il film, prodotto da A24 ed Extreme Emotions, è una produzione anglo-polacca. La zona d'interesse è stato distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

La trama

Il titolo del film si riferisce alla cosiddetta zona d’interesse (interessengebiet) intorno al campo di Auschwitz, in Polonia: un’area di circa 25 miglia amministrata e controllata dalle SS, delimitata da un muro sottile, in cui si trovavano i loro uffici e le case in cui vivevano con mogli e figli. La pellicola è ambientata negli anni Quaranta, durante la Seconda guerra mondiale, e mostra la vita quotidiana delle famiglie che abitavano in questa zona. In particolare seguiamo la famiglia Höss, che vive in un’elegante casa di campagna vicino al fiume. C’è il capofamiglia Rudolf, sua moglie Hedwig e i loro figli. Intorno a loro gravitano altre persone, con cui gli Höss condividono le giornate. Mentre Rudolf si dedica al lavoro d’ufficio, Hedwig prende il tè con le amiche e i bambini vanno in bicicletta nella natura. Poi ci sono le gite in barca, le scampagnate in compagnia, la cura del giardino. Tutto apparentemente normale, se non fosse che Rudolf è il comandante del campo di concentramento di Auschwitz e che al di là del muro migliaia di persone vengono deportate e uccise. Mentre la vita delle famiglie scorre tranquilla, in sottofondo si sentono i rumori sinistri dei prigionieri che marciano legati e nel cielo si vedono nuvole di cenere. Tutti sembrano inconsapevoli di quanto avviene a poca distanza da loro, ciechi o indifferenti all'orrore che ogni giorno si consuma oltre il muro. In questo contesto, si intrecciano storie di coraggio e storie d’amore clandestine e inaspettate. Questa la trama ufficiale del film: “La zona d’interesse è la storia di una famiglia tedesca apparentemente normale che vive - in una bucolica casetta con piscina - una quotidianità fatta di gite in barca, il lavoro d’ufficio del padre, i tè della moglie con le amiche, le domeniche passate a pescare al fiume. Peccato che l’uomo in questione sia Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, e la deliziosa villetta con giardino in cui vive con la sua famiglia in una surreale serenità è situata proprio al confine con il campo di concentramento, a due passi dall’orrore, così vicino e così lontano”.

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La zona d'interesse
Alcune scene del film, la locandina e il regista insieme ai due attori protagonisti - ©IPA/Fotogramma

Il cast

A interpretare Rudolph Höss è Christian Friedel, mentre sua moglie Hedwig è Sandra Hüller. Nel cast ci sono anche Ralph Herforth, Johann Karthaus, Luis Noah Witte, Nele Ahrensmeier, Lilli Falk, Max Beck, Sascha Maaz, Marie Rosa Tietjen, Stephanie Petrowitz, Freya Kreutzkam, Ralf Zillmann, Wolfgang Lampl, Imogen Kogge, Daniel Holzberg, Christopher Manavi, Anastazja Drobniak, Medusa Knopf, Andrey Isaev, Martyna Poznanski, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Kalman Wilson, Cecylia Pekala. Per quanto riguarda il cast tecnico, il responsabile della fotografia è Lukasz Zal, del montaggio Paul Watts, della scenografia Chris Oddy, del sonoro Tarn Willers e Johnnie Burn. Le musiche sono di Mica Levi, che ha collaborato con Glazer anche per la colonna sonora del film Under the Skin. Molte scene sono state girate piazzando le telecamere sul set e manovrandole da remoto, senza operatori visibili: in questo modo, gli attori sono stati liberi di muoversi in modo più naturale e spontaneo.

Il suono

In questo film il sonoro ha un’importanza straordinaria. Il regista non mostra quello che succede al di là del muro, ma lo fa sentire, lo fa capire attraverso il suono. Gli spettatori sentono gli stessi rumori degli Höss e dei loro vicini. Gli uccellini che cinguettano, certo. E poi gli spari, le urla, il tintinnio delle catene. Inoltre, fin dall’inizio c’è un rumore di fondo costante. Un rumore che arriva da oltre il muro e che continua, a volte quasi impercettibile, per tutta la pellicola. È il rumore della fabbrica in cui bruciano gli ebrei. Questi suoni mostrano l’invisibile, oltrepassano i confini che la macchina da presa sceglie di non superare. E vengono amplificati dalla colonna sonora della compositrice Mica Levi. Glazer ha spiegato che il film è “diviso su due tracce: una è il film che senti, una è il film che vedi”. Due processi distinti, pensati sin da subito insieme al supervisore al sound design Johnnie Burn. “L’esperienza completa – ha aggiunto il regista – è nell’intersezione tra le due tracce, ma quello che volevo comunicare è che in questo caso le orecchie sono più importanti degli occhi”.

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Il regista

In altre interviste, Jonathan Glazer ha raccontato com’è nato il film. Durante una visita ad Auschwitz, ha detto, è rimasto molto colpito dalla villetta della famiglia del comandante nazista Rudolf Höss, che si trovava poco distante dal campo di concentramento. Grazie alla collaborazione con il Museo di Auschwitz, è riuscito a consultare gli archivi con le testimonianze delle persone che avevano lavorato in quella casa, ricostruendo una fotografia verosimile di quella che poteva essere la quotidianità della famiglia Höss. “Erano persone ordinarie, noiose, familiari: per questo dovevo fare il film su di loro, non sulle vittime”, ha aggiunto Glazer. “La storia – ha detto ancora – è destinata a ripetersi. Per questo parlo di Olocausto, ma non lo faccio mai vedere se non con gli occhi della mente. Bisogna fermare il circolo vizioso, distaccarci dalla sofferenza per riflettere. Anche se l'Olocausto è successo ottant'anni fa, questo non ci deve far sentire sicuri. Questa sicurezza è sbagliata perché la cosa importante è affrontare la violenza dentro di noi”. La zona d'interesse è il quarto lungometraggio diretto dal regista britannico, dopo Sexy Beast (2000), Birth (2004) e Under The Skin (2013). Ha firmato anche video musicali per, tra gli altri, Radiohead, Jamiroquai, Nick Cave, Massive Attack e Blur.

I premi, le nomination e la vittoria agli oscar

La zona d'interesse è uno dei film più acclamati dell’anno e ha incassato molti premi e nomination. È stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2023 e ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il Grand Prix Speciale della Giuria e il Premio FIPRESCI. Ai Los Angeles Film Critics Association Awards ha conquistato il premio come miglior film, miglior regista a Jonathan Glazer, miglior attrice protagonista a Sandra Hüller e miglior colonna sonora per Mica Levi. Ha vinto anche tre Bafta: miglior film britannico, miglior film non in lingua inglese, miglior sonoro. La pellicola ha poi trionfato alla 96esima edizione dei Premi Oscar come Miglior film internazionale.

 

Dal palco del Dolby Il mio film mostra a cosa può portare questa disumanizzazione, un film fatto per il presente. Siamo qui come uomini che rifiutano che rifiutano che il loro essere ebrei e l'Olocausto vengano deviati da un'occupazione che ha portato al conflitto cosi' tante persone innocenti. Le vittime del 7 ottobre in Israele o degli attacchi in corso a Gaza  sono le vittime di  questa deumanizzazione. Come possiamo resistere?

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