Mimì - Il principe delle Tenebre, amore, morte e vampiri a Napoli. La recensione del film

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Arriva al cinema dal 16 novembre, l’opera prima di Brando De Sica, figlio di Christian. Una riuscita e appassionate favola horror e iperrealista che mescola Dracula, i cantanti neomelodici e Gomorra. Con una coppia di ottimi interpreti composta da Domenico Cuomo e  Sara Ciocca

“Vedi Napoli e poi muori”, recita il celebre motto citato da Goethe nei suoi appunti di viaggio datati 1787. Ma come insegna la locandina  del Dracula di Bram Stoker griffato Francis Ford Coppola: “L’amore non muore mai”. Sicché Mimì - Il principe delle Tenebre (nelle sale cinematografiche italiane  da giovedì 16 novembre) vagabonda  tra i vicoli di Partenope per ricordarci che la passione risulta immortale. E non sarà certo un mondo cinico e violento a fermare un sentimento in grado di attraversare gli oceani del tempo. Per citare le parole del regista Brando De Sica: “Questo è un film sull’ importanza dei sogni e la fuga dalla realtà. Una ballata di sognatori”.

Dracula secondo Brando De Sica

Mimì - il principe delle tenebre è una viaggio che parte da Napoli e finisce a Codogno, amena cittadina lombarda. Ma Il cav. Costante Nicosia demoniaco ovvero: Dracula in Brianza di Lucio Fulci non abita qui. Per il suo esordio nel lungometraggio, dopo una lunga esperienza alla regia di commercials e corti, Brando De Sica rifugge la parodia e il postmoderno di un’opera come Zora la vampira dei Manetti Bros. e opta per il genere horror come chiave di lettura per raccontarci l’epopea di un dropout uscito da un disegno di Tim Burton. Mimì è un sognatore con i piedi deformi ben piantati sulle nuvole. Un freak dal cuore puro, consapevole al pari di Nosferatu “che la mancanza di amore è la più crudele e abietta delle pene”. Pizzaiolo provetto, orfano e bullizzato per la sua diversità il giovane emarginato trova nella ribelle Carmilla, ragazza goth dagli occhi bistrati che si crede una discendente dello zannuto conte, la sua salvezza. Ma i due adolescenti dovranno affrontare le crudeltà del mondo e la ferocia di Bastianello (Giuseppe Brunetti), figlio di un boss della camorra, nonché popolare cantante neomelodico e il suo malevolo sodale Rocco (Daniele Vicorito).

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Un horror gustoso e ricco come un "Cuoppo"

Come all’interno del succulento "cuoppo", lo street food partenopeo per eccellenza, Mimì - Il principe delle tenebre amalgama gli ingredienti più diversi. Il Nosferatu di Murnau e Max Shreck, il suo sfingeo protagonista e la leggenda che Vlad III di Slovacchia, detto l’Impalatore passato alla storia come l’ispiratore della figura del conte Dracula, sia sepolto all'interno del chiostro di Santa Maria la Nova. Da un riferimento a Lovecraft a una veglia in compagnia delle anime pezzentelle che popolerebbero l’ossario del cimitero delle fontanelle, il film gioca con le suggestioni dark e horror senza  tuttavia mai citarsi addosso. In fondo il film è una lettera d’amore nei confronti del gotico e delle sue diramazioni. Tra Ornella Vanoni che canta Quei Giorni insieme a te, brano portante della colonna sonora del cult fulciano Non si sevizia un  Paperino,e  Fabrizio De Andrè che intona Un giudice, passando per Catarì di Roberto Murolo, la musica suggella questa love story in cui la paura danza con il desiderio, in un florilegio di baci rubati e canini affilati.

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Domenico Cuomo e Sara Ciocca, adorabile coppia gotica

Un singolare tatuatore che pare uscito da un’incisione di Goya. Attempate dame partenopee intente a pippare botte di cocain e un boss intubato e ansimante, sorta di contraltare maschile di Elena Markos, la regina nera di Suspiria sono solo alcuni del bizzarri personaggi che popolano una Napoli alchemica ed esoterica ma al tempo stesso criminale e feroce. E mentre la tv trasmette un’improbabile spot della cartomante di turno in cui un rospo si trasforma in principe dalla pelle nera, il protagonista (un ottimo Domenico Cuomo,  il Gianni Cardiotrap della serie Mare fuori, attraversa le strade di fuoco di una metropoli ostile a bordo di un apecar, come fosse un calesse uscito dalle pagine del romanzo di Stoker. Dalla Piscina Mirabilis alla  Certosa di San Martino,da Marechiaro al  quartiere Ponti Rossi, l’aspirante vampiro (che ricorda Charlot e Buster Keaton, ma la chiome sono quelle di Timothée Chalamet) insegue la dolente Carmilla (Sara Ciocca, che al netto della giovane età si conferma una delle attrici più promettenti del nostro Paese; basti vedere Io sono l’abisso). E senza alcuna paura di turbare lo spettatore, il film ci offre un finale in salsa splatter. La saggezza, si sa, è nel sangue, che qui pippia come il celebrato ragù napoletano. Insomma, finalmente un film nostrano che osa e manda il politicamente corretto in soffitta. Forse il giovane cinema italiano non era morto ma solo svenuto. E il bacio di un vampiro lo ha risvegliato, mentre aspettiamo l’alba di un nuovo giorno.

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