
Oppenheimer, i look indossati dagli attori sono lo specchio di un’epoca storica
Il capolavoro diretto da Christopher Nolan è ambientato nei primi anni ’40, l'epoca del Progetto Manhattan. La ricostruzione storica è ottima anche per quanto riguarda i vestiti che caratterizzano i personaggi. Gli outfit, oltre a rispecchiare l’epoca, sono anche quasi fusi con la personalità dei vari personaggi, in un vero e proprio concerto filmico che coinvolge ogni cosa. Analizziamo i completi di J. Robert Oppenheimer, l'uniforme militare del generale Leslie Groves e le mise del film (di Camilla Sernagiotto)

Cillian Murphy in tutto il film indossa completi scuri con giacca e pantaloni, sotto la camicia o talvolta la combo camicia & gilet. Significativa è la scena in cui il suo personaggio, appena arrivato a Los Alamos a capo del Progetto Manhattan, indossa goffamente la divisa militare. David Krumholtz, l'attore che interpreta il suo collega scienziato Isidor Isaac Rabi, gli dice che accetterà di entrare a far parte del Progetto Manhattan solo a condizione che lui si tolga quella divisa

“Siamo scienziati, non soldati” gli dice il collega Isidor Isaac Rabi (David Krumholtz). Questa battuta e il fatto che subito dopo finalmente Robert Oppenheimer si toglierà di dosso la divisa per rimettersi la sua iconica giacca sono momenti molto simbolici. Lo stesso Rabi gli dice: “Mettiti subito la tua giacca”. Queste parole e il gesto del cambio giacca, tornando a quella di ordinanza di un uomo di scienza, sono significativi perché sottolineano come quelle menti abbiano creato la bomba atomica non per una questione militare ma per una questione scientifica

Ecco come si vestono gli uomini di scienza: questa è una delle scene iniziali, la scena in cui Oppenheimer teme che il suo idolatrato Niels Bohr (Kenneth Branagh) mangi la mela in cui lui ha iniettato del potassio. La mela non è per Bohr, era per il suo professore (ma Oppenheimer si pente anche di quel tentato avvelenamento, infatti corre a salvare in extremis la situazione). Gli uomini di scienza sono vestiti in maniera più d’antan di quanto non fossero gli altri, con panciotti, orologi da taschino attaccati con catenelle, cravattini. E vestono nuance scure

Il massimo di colore tenue che Oppenheimer ci offre, per quanto riguarda l’abbigliamento dei personaggi, è questo completo del protagonista a metà tra il grigio tortora e il beige. Il Generale Leslie Groves (Matt Damon) indossa invece sempre abiti militari

Una delle poche scene in cui non dominano solo note cromatiche cupe è questa, con la folla che applaude Murphy dopo che Little Boy e Fat Man sono scese su Hiroshima e Nagasaki. E pensare che le sequenze in cui ci sono turbinii di colore sono quelle delle micro/macro costellazioni che sbattono nella mente dello scienziato o il fuoco/fungo atomico. Ebbene pure in questo caso i colori dei vestiti degli astanti sembrano un turbinio di particelle cromatiche che esplodono attorno a Oppenheimer, che in questa scena vive un dissidio interiore che quasi lo fa esplodere

Lewis Strauss è sempre elegante tra papillon, cravatte, camicie di popeline. In questa scena è invece più rilassato del solito, lato stile. La camicia ha l’ultimo bottone slacciato, non porta né cravatta né farfallino ma nel taschino c’è la pochette. Il fazzoletto elegante è simbolico. Sarà quello che il presidente Truman (Oldman) porgerà a Oppenheimer verso la fine, dicendogli: “A nessuno interessa chi ha inventato la bomba. A tutti interessa chi l’ha sganciata. E quello sono io”. Gli dà il fazzoletto. “Non voglio più rivedere questo scienziato piagnone”

Forse perché le divise militari sono proprio della nuance della terra battuta (per mimetizzarsi in trincea e non essere quindi avvistati dal nemico), fatto sta che nelle scene in mezzo al deserto di Los Alamos i personaggi di Oppenheimer e Leslie Groves si fondono quasi con lo scenario. In effetti Los Alamos era per il fisico americano una seconda casa, il posto che reputava essere il più bello del mondo, quindi il suo fondersi con esso è significativo

Genio e sregolatezza, o meglio genio e sciatteria, in questo film non sono affatto un binomio. Nemmeno il personaggio di Albert Einstein (che di solito si immagina con uno stile disordinato, quasi da “scienziato pazzo”, complice la celebre foto del suo primo piano con capelli scompigliati mentre fa la lingua) non appare mai trasandato, anzi. La compostezza dei personaggi che ruotano attorno alla cosa che più di tutte crea disordine e caos (la bomba, appunto) fa da contraltare alla devastazione che fa da leitmotiv al film

Il panciotto è un must dell’abbigliamento storico targato anni Quaranta. Specialmente se abbinato a un paio di occhiali, un’accoppiata tipica degli uomini di scienza (costretti spesso a ricorrere alle lenti perché la loro vista si sforza a furia di esperimenti al microscopio, letture e studi vari). Qui vediamo Josh Hartnett nei panni di Ernest Lawrence, proprio con panciotto e occhiali

A sottolineare la cupezza dei momenti dell’istruttoria nei confronti di Oppenheimer è anche l’abbigliamento. Se già parliamo di un film in cui non abbondano colori sgargianti né rassicuranti nuance pastello, nei momenti in cui vediamo il fisico nell’ufficetto spoglio in cui viene condotta l’istruttoria sul suo conto l’abbigliamento dei personaggi (specialmente quelli che stanno dalla sua parte) si scurisce, come se tutti loro fossero a lutto. Qui vediamo lo stesso Murphy elegantissimo ma al contempo luttuosissimo. Lo stesso si può dire di sua moglie Kitty

Grigiore e stile del tutto anonimo (oltre che poco chic) caratterizzano la commissione di inchiesta che si occupa dell’istruttoria su Oppenheimer. Anche stavolta, i look servono per completare i personaggi, rendendoli inoltre meno simpatici all’occhio dello spettatore (ormai ricolmo dello charme di Robert Oppenheimer)

Ecco uno dei pochi frame in cui vediamo il protagonista sorridere, e infatti parliamo dell’Oppenheimer nella sua “vecchia vita”, la vita pre-bomba, la vita in cui ancora era innamorato e frequentava Jean Tatlock (Florence Pugh). E, oltre al sorriso, anche un maggior chiarore a livello di look lo contraddistingue, con un grigio perla insolito per il cupo J. Robert Oppenheimer che impareremo a conoscere dopo un po’ nel film, dopo questo momento

E infatti eccolo qui Cillian Murphy una volta giunto a Los Alamos, a capo del Progetto Manhattan. Addio al sorriso sulle labbra, addio ai vestiti chiari, perfino la luce che emanava nella foto precedente, quando affiancava la sua amata Jean, qui è totalmente sparita. E l’abito torna a essere scuro, ma comunque in un colore che ben si mimetizza con il suolo di quel sito militare, la cui terra battuta non si discosta poi tanto da quella della trincea

Per Strauss l’eleganza è fondamentale. Ma è pomposo, tra papillon, cravattini e pochette, con uno stile ridicolo. In fin dei conti, come Oppenheimer gli dice nel film, era un “umile venditore di scarpe”. Proprio queste parole potrebbero essere la molla dell’odio che lui nutre nei confronti di Oppenheimer. Pure in questo caso si parla di moda, di abbigliamento, di accessori: l’uomo che vuole entrare nel gabinetto della presidenza era un “umile venditore di scarpe”, come lo definisce Oppenheimer. E Strauss, risentito, risponde: “Venditore di scarpe, e basta”

Più J. Robert Oppenheimer scende negli abissi della sua storia (e della Storia in generale, dato che parliamo di colui che ha contributo più di tutti a creare la bomba atomica), più il suo vestiario diventa più scuro. E anche il suo incarnato. Tutto si scurisce: il fisico subisce una metamorfosi non solo interiore ma anche esteriore, che sottolinea pure visivamente il suo stato d’animo

Il cappello è un accessorio che non andrebbe definito tale: è semmai fondamentale. La costumista Ellen Mirojnick ha detto di essersi concentrata sulla ricerca del cappello. “Il cappello e la sua tesa erano importanti, di una specie di grigio tortora che, in base alla luce, assumeva toni diversi. Doveva avere uno spessore particolare e un certo tipo di sensazione al tatto. Non potevi muovere la tesa. Nessuno dei cappellai poteva darmi quella tesa mentre provavamo a creare il cappello giusto. Solo Baron ce l’ha fatta”. Parla di Baron’s Hat a Los Angeles

Il Generale Leslie Groves (interpretato da Matt Damon) con la sua inseparabile divisa militare color cachi, che si mimetizza perfettamente con la terra del deserto di Los Alamos, scenario del Progetto Manhattan

Il vero Robert Oppenheimer (nella foto) era molto attento al suo stile: suo padre, Julius Oppenheimer, gestiva un’azienda di importazione di tessuti a New York, dunque il figlio sviluppa un interesse per lo stile dell’abbigliamento fin da bambino

Il cappello cui Robert Oppenheimer era particolarmente affezionato era un mix tra un fedora e un cappello da cowboy, con una tesa ampia forse modellata su quella tipica dei cowboy per via della sua passione per il New Mexico

La fibbia della cintura in argento con inserti turchesi è un altro dettaglio di stile del vero Robert Oppenheimer che il team di costumisti ha ricreato, basandosi su una foto d’archivio del vero fisico statunitense. Lo scienziato utilizzava la fibbia per accendere il fiammifero, proprio come facevano i cowboy

Anche il vestiario delle donne è eloquente. La moglie di Oppenheimer e l'amante Jean vestono abiti di colori neutri chiari come il beige, il cipria, il sabbia. Kitty azzarda una giacca che vira sul turchese (nella foto) e spesso indossa la maglia. Anche suo marito in qualche occasione si mostrerà in una veste rilassata e intima, con un maglione. Il maglione caratterizza lo scienziato-guru Einstein. Eppure la maglia indossata dagli uomini è un dettaglio da comunisti, cosa che nell’America maccartista era pericoloso sembrare