Daytime Revolution, docu su John Lennon e Yoko Ono co-conduttori del Mike Douglas Show

Cinema
Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

Nella foto: John Lennon, Yoko Ono, Chuck Berry e Mike Douglas nello studio del "Mike Douglas Show". Credits: Getty Images

Yoko Ono e Sean Lennon, rispettivamente vedova e figlio del compianto John Lennon, hanno autorizzato "Daytime Revolution", un documentario sulla settimana in cui l’ex cantante dei Beatles e la sua consorte condussero assieme il talk show televisivo statunitense "The Mike Douglas Show”, all'inizio del 1972. Era uscito da pochi mesi il loro singolo "Happy Christmas (War Is Over)”. Riporta la notizia in esclusiva Variety

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Uscirà presto il documentario intitolato Daytime Revolution, un prezioso progetto che racconterà la settimana in cui John Lennon e Yoko Ono furono co-conduttori del programma televisivo statunitense The Mike Douglas Show (conducendolo chiaramente anche con Mike Douglas). Lo riporta in esclusiva il magazine statunitense Variety.
Yoko Ono e Sean Lennon, rispettivamente vedova e figlio del compianto John Lennon, hanno autorizzato il docu, che racconterà di quando l'ex cantante dei Beatles e la sua consorte condussero assieme il famoso talk show televisivo all'inizio del 1972. Era uscito da pochi mesi il loro singolo Happy Christmas (War Is Over).

The Shout! Studios, Creative Differences e CBS Media Venture sono le case di produzione che stanno dietro a questo documentario epocale, che utilizza filmati d'archivio di ciascuna delle cinque puntate da 70 minuti l'una del talk show, oltre alle interviste con sei ospiti del tempo ancora in vita.
Tra questi ultimi, spicca il nome di Ralph Nader, avvocato, saggista, attivista e politico statunitense che ha dedicato gran parte della vita e della carriera occupandosi di tematiche come la tutela del consumatore, l'umanitarismo, l'ambientalismo e la democrazia.

L'obiettivo dichiarato di Daytime Revolution è quello di raccontare la storia di una settimana senza precedenti, concentrandosi sul dietro le quinte.
Nel documentario però non compariranno Yoko Ono e Sean Lennon, i quali hanno deciso di non presenziare di fronte alla telecamera. Tuttavia moglie e figlio di John hanno approvato il progetto e si sono consultati con il team creativo, collaborando direttamente con loro. Quindi non saranno davanti alla telecamera ma di certo sono presenti dietro di essa.

Il documentario

Daytime Revolution è diretto da Erik Nelson. Dura 108 minuti e ne è stata recentemente terminata la produzione.
Mentre Yoko Ono si prepara a festeggiare il suo 90º compleanno, che cade il 18 febbraio, Erik Nelson e i produttori di Daytime Revolution stanno cercando un distributore per il loro docu, che è prodotto da Amy Briamonte e da Bob Emmer e Jeffrey Peisch per Shout! Studios, Lynn Fero e Adam Licker per CBS Media Ventures e Clark Bunting, e da Dave Harding per conto della società di produzione di Nelson. Tutte le vendite sono gestite da UTA Independent Film Group, con Marc H. Simon di Fox Rothschild e Jonas Herbsman di Herbsman Hafer Weber & Frisch, LLP, che rappresentano rispettivamente Creative Differences e Ono e Sean Lennon.

"È diventato un cliché che Woodstock sia stato il momento decisivo della controcultura", ha detto a Variety il regista Erik Nelson. "Ma quando ho guardato queste trasmissioni nella loro interezza, mi sono reso conto che, in realtà, questa settimana del 1972, quando John Lennon e Yoko Ono hanno essenzialmente dirottato le onde radio e hanno presentato le migliori menti e sogni della loro generazione al più vasto pubblico di massa possibile di quella che allora era chiamata ‘America centrale’, era quanto di più lontano sarebbe mai arrivata la controcultura. Non solo musica, ma un progetto preveggente per il futuro in cui viviamo ora”.

Nelson crede che gli spettatori di oggi potrebbero imparare molto da questa straordinaria settimana di programmazione, datata 51 anni fa. "Fondamentalmente, questo passato indica una via per il nostro futuro", ha detto il cineasta.

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Lennon e Ono co-conduttori del talk show

Quando Lennon e Ono hanno accettato di condurre il talk show con sede a Filadelfia insieme a Mike Douglas, è stato lo spettacolo più popolare della televisione in fascia diurna, visto da circa 40 milioni di persone a settimana.

In qualità di co-conduttori, John e Yoko “hanno affrontato argomenti controversi, tra cui l'emancipazione delle donne, il deterioramento dell'ambiente e la violenza della polizia”, scrive Addie Morfoot nel suo recente articolo su Variety.
I coniugi Lennon hanno invitato personalmente il presidente delle Black Panther Bobby Seale, l'attivista politico Ralph Nader e il comico George Carlin a unirsi a loro, come ospiti nel programma.

"Volevamo fare gli show per dimostrare che stiamo lavorando per la pace e l'amore e anche per cambiare il mondo, non con la violenza, ma con l'amore", ha spiegato Yoko Ono nel 1972. "E tutti quelli che abbiamo selezionato stanno partecipando agli sforzi per cambiare il mondo”.

Gli spettacoli prevedevano anche intermezzi musicali, con John Lennon che si esibiva al fianco di Chuck Berry (che potete vedere nella foto del visore di questo articolo, in studio assieme a John Lennon, Yoko Ono e Mike Douglas) e offriva una toccante interpretazione di Imagine.

"Diciamo che alcune delle persone dietro lo spettacolo che erano nervose per alcuni aspetti di ciò che stavamo facendo ne fossero felici alla fine", ha detto Lennon al termine della sua co-conduzione dello show.

Eppure non tutti, specialmente l'amministrazione Nixon, erano entusiasti del fatto che John Lennon e Yoko Ono diventassero co-conduttori del talk show più popolare della televisione.
"Abbiamo sentito che il 4 febbraio, appena dieci giorni prima che questi spettacoli andassero in onda, il senatore Strom Thurmond si è recato dal procuratore generale John Mitchell e ha voluto avvertire l'amministrazione Nixon che John e Yoko stavano per schierarsi", afferma E.V Di Massa , produttore associato di The Mike Douglas Show nel 1972.

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John Lennon nemico giurato del presidente Nixon

Lennon ha dovuto affrontare una battaglia legale durissima e lunghissima per poter rimanere nella terra che ormai lui sentiva sua, l’America.
Il governo statunitense dell’era Nixon non vedeva di buon occhio l’ex cantante dei Beatles. Ciò che al governo statunitense non andava a genio non era l'arte di Lennon, la sua musica: il problema diventarono le sue frequentazioni. Come ha dichiarato a più riprese Yoko Ono, lei e il marito iniziarono a stringere amicizia con politici clandestini e attivisti invisi all’FBI. Due esempi? Abbie Hoffman e Jerry Rubin.
“Quando li abbiamo conosciuti ero preoccupato”, racconta John. “Mi sono detto che dovevo stare attento perché non volevo avere a che fare con qualche pazzo bombarolo. Ma quando li abbiamo conosciuti siamo rimasti piacevolmente sorpresi. Non erano come li descrivevano, così come non lo siamo noi né altre persone che ho scoperto diverse da come le descriveva la stampa. E io avrei dovuto saperlo, viste le bugie che hanno scritto su di me. Così li abbiamo conosciuti e abbiamo trovato in loro qualcosa di artistico. La prima cosa che gli abbiamo detto è stata: ehi, voi siete degli artisti. Scrivete libri, vi esibite a teatro: siete artisti. E loro: e voi artisti siete dei rivoluzionari”, come riporta il documentario U.S.A. contro John Lennon (The US vs John Lennon) di David Leaf.

Molti credono che Lennon sia stato uno strumento manipolato dai due veterani della politica, assai smaliziati e meno ingenui del musicista. È possibile che Hoffman e Rubin abbiano visto in lui e Yoko che intonano Give Peace a Chance seguiti da migliaia di ammiratori un'arma potentissima contro l'establishment. Eppure John Lennon sembrava non accorgersi di alcun tipo di raggiro. O forse se ne era accorto eccome ma stava comunque al gioco, dato che quello che vuole lui coincide con quello che vogliono loro. “Abbiamo scoperto che è una persona bellissima e che ha molto da dire. Fa molte cose che non corrispondono a ciò che ho letto di lui sui giornali”, ha dichiarato Lennon a proposito di Jerry Rubin.

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Bobby Seale invitato al Mike Douglas Show rende Lennon nemico del governo

Una delle cose per cui John Lennon divenne realmente il nemico numero uno della bandiera a stelle e strisce durante l’amministrazione Nixon è proprio legata al Mike Douglas Show.

“L’uomo che stiamo per presentarvi è per noi un caro amico e spero anche per voi”, annuncia John Lennon dallo studio televisivo del seguitissimo programma statunitense. “Si tratta di Bobby Seale, il presidente delle Pantere Nere”. Ed entra in scena, introdotto in prima serata a casa del popolo americano che sta guardando la televisione, il capo delle Pantere Nere. Non ci vuole un cartomante per capire che se ti giochi una mossa del genere “ogni poliziotto ti odierà, ogni rappresentante della legge sulla Terra ti combatterà ritenendoti un pericolo”, come riporta il documentario U.S.A. contro John Lennon di David Leaf.

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Lennon non era poi così ingenuo

Però diciamocelo: Lennon non era poi così ingenuo come gli altri credevano (e come lui stesso ci teneva a farsi considerare, dato che l’ingenuità è un'arma a doppio taglio). Quando ha deciso di invitare il capo delle Pantere Nere in studio, sapeva che avrebbe fatto imbestialire chi lo accoglieva in quel Paese.
Se inizi a finanziare le persone che il governo dello Stato che ti ospita vuole mettere dietro le sbarre, se utilizzi la tua enorme influenza per fare passare messaggi che danneggiano chi amministra quello Stato, se continui a lamentarti delle azioni di quel governo, non è che puoi cadere dal pero quando capisci che il tuo telefono di casa è sotto controllo.
“Cosa ci fa qui questo straniero con le sue canzoni a criticare gli USA e la guerra?”, dice Gore Vidal in maniera retorica, aggiungendo: “Ma si sa che il patriottismo è l’ultimo rifugio dei farabutti. E qui parliamo di veri farabutti, come Nixon”, sempre citando il documentario di David Leaf.

Lennon sapeva che l’FBI l'aveva preso di mira non perché lui era una rockstar: anche Mick Jagger era una rockstar, inglese come lui e anche dedito a qualche vizietto come lui (o meglio: come l’intelligence britannica aveva detto di lui all’FBI, a cui parlò di marijuana trovata addosso a Lennon). E, a voler ben guardare, Mick Jagger ha avuto pure legami con il satanismo, tuttavia lui non ha mai avuto problemi con gli Stati Uniti. Come mai un trattamento così diverso? L’ex Beatles era un nemico dello Stato perché non era soltanto un cantante: lui era un intellettuale. E lui ha scelto di schierarsi con i nemici giurati dell’amministrazione Nixon e, peggio ancora (anche se per Lennon bisognerebbe dire “meglio ancora”), ha scelto di farlo proprio quando si abbassò l’età del diritto di voto negli Stati Uniti.

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Il diritto di voto ai diciottenni

Tutto si complicò quando venne inserito nella costituzione americana il 26º emendamento, che estendeva il diritto di voto alla fascia di età compresa tra i 18 e i 21 anni: ben 11 milioni di nuovi votanti, un’enorme fetta di elettorato che prima di allora mai era stata considerata, tantomeno da Nixon. E che era invece esattamente il target di John Lennon.
Dato che tra il cantante e il presidente degli Stati Uniti non correva buon sangue - nel senso che le loro idee erano diametralmente opposte - a Nixon incominciò a frullare in testa l'idea che quell'inglese avrebbe potuto mettere in pericolo la sua esistenza politica. Le elezioni si avvicinavano, lui voleva a tutti costi essere riconfermato, dunque Lennon doveva andarsene via dal Paese.
E il musicista, dal canto suo, cominciò a fare esattamente quello che temeva Nixon: propaganda contro la guerra e contro chiunque si volesse fare eleggere senza ritirare le truppe in Vietnam. Jerry Rubin, invitato in televisione da John proprio al Mike Douglas Show, disse ai giovani: “Non dovremmo votare nessuno che dice che non ritirerà le truppe in Vietnam”. E poi ci fu la goccia che fece traboccare il vaso. A Rubin viene l'idea di organizzare un contro-congresso: “Dovremmo andare ai congressi di Miami e San Diego, farci sentire pacificamente e difendere le nostre idee”. Da queste parole nacque l'idea di organizzare un tour che seguisse passo dopo passo Richard Nixon in tutte le città americane in cui faceva tappa la sua campagna presidenziale del 1972, per contestarlo e manifestargli contro. Alla fine John Lennon e Yoko Ono decisero di non partecipare. La vedova di Lennon ha dichiarato che sentivano che la loro vita era a repentaglio e che se avessero partecipato a quel tour di contestazione avrebbero davvero potuto morire.

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