Addio a Ruggero Deodato, il regista del cult horror Cannibal Holocaust

Cinema

Paolo Nizza

Si è spento a 83 anni, il regista e sceneggiatore italiano, grande maestro del cinema di genere e  soprannominato Monsieur Cannibal per i suoi lungometraggi incentrati sull'antropofagia. Le sue opere hanno influenzato registi come Quentin Tarantino ed Eli Roth

Se ne va un altro titano della storia del cinema horror italiano. Ruggero Deodato, nato a Potenza, il 7 maggio del 1949, è morto oggi a Roma all'età di 83 anni. E pure  chi non ha dimestichezza con l'estremo sul grande schemo, ha sentito almeno una volta parlare di Cannibal Holocaust, non foss'altro per le vicissitudini giudiziare e censorie che hanno contraddistinto la pellicola. Eppure, senza questo cult maledetto, probabilmente non ci sarebbe stato Hannibal Lecter e la Mostra del Cinema di Venezia, non avrebbe accetato di mettere in consorso quest 'anno  Bones and All,  l'elegia amorosa  e cannibale immaginata da  Luca Guadagnino. Ma la carriera del regista italiano non è riducibile a un solo film, per quanto seminale. Deodato ha girato un  film finito sotto sequestro, ma pure la fiction I ragazzi del Muretto. Perché era un anarchico fautore di un cinema selvaggio che mirava al cuore e alla pancia dello spettatore, ma senza intellentualismi o pregiudizi

 

Gli inizi di Deodato, da Roberto Rossellini a Ursus,

La sua avventura cinematografica inizia come comparsa in un paio di film con Totò diretti da Domenico Paolella, ovvero, “Destinazione Piovarolo e “Il coraggio”. Ma la sua principale aspirazione era quella di stare dietro la macchina da presa. A dargli la prima possibilità di trasformare la sua passione in una professione è Roberto Rossellini. Il maestro del neorealismo lo ingaggia come aiuto regista per “Il generale della Rovere” e “Viva l'Italia”.  Per Deodato, l'incontro con Rossellini, che sul set lo chiama "Ruggerino". sarà determinante. Dal grande autore di “Roma Città aperta”, assorbe l'amore per la creatività e per l'istinto. Altrettanto fondamentali sono le collaborazioni con Sergio Corbucci. È aiuto regista per "Gli onorevoli", del 1963 e “Django” tutti le riprese in esterno in Spagna di Django, e con Riccardo Freda e soprattutto con Antonio Margheriti. E grazie proprio a quest'ultimo debutta come co-regista nel 1963 con “ Ursus, il terrore dei kirghisi”.

Alla scoperta dell'Ultimo Mondo Cannibale

Deodato firma la sua prima regia nel 1968 con lo pseudonimo di Roger Rockfeller. La pellicola si intitola “Gungala la pantera nuda”. Successivamente girerà altri sette lungometraggi che spaziano dal western, alla commedia, sino al disastrer-movie.  Tra i titoli  più significativi va ricordato Ondata di piacere (1975) thriller erotico interpretato dall'abbacinante  Silvia Dioniso (moglie di Ruggero  fino al 1979: insieme i due hanno avuto un figlio, Saverio Deodato Dionisio, diventato anche lui attore)  Notevolo anche  “Uomini si nasce poliziotti si muore”, del 1976 e sceneggiato da Fernando Di Leo. Si tratta dell’unico poliziottesco firmato da Deodato ed è uno di quei film che Quentin Tarantino conosce a memoria.

La svolta arriva nel 1997, quando dirige “Ultimo Mondo Cannibale”. Il film avrebbe dovuto essere un sequel de “Il paese del sesso selvaggio” (1972), di Umberto Lenzi diretto dallo stesso Lenzi. Ma a volte le cose cambiano., La pellicola è interpretata dagli stessi attori protagonisti del film precedente, vale a dire Ivan Rassimov e Me Me Lay, ed è il primo lungometraggio in Italia a mostrare atti di cannibalismo. L'opera rappresenta il primo capitolo Trilogia dei cannibali per la quale il regista diventerà famoso in tutto il mondo.

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Cannibal Holocaust, il capolavoro di Ruggero Deodato

“Cannibal Holocaust”, seconda parte della trilogia antropofaga, è certamente il cannibal movie più famoso della storia del cinema. Non a caso il regista in un intervista ha dichiarato: “Se non avessi fatto Cannibal Holocaust probabilmente non sarei diventato popolare. Penso che quel film sia arrivato un po' come arriva il coniglio nel cilindro di un mago: è raro che possa ripetersi più di una volta. Però non ha avuto un grande successo in Italia, anzi direi che è stato quasi sfortunato. Chiaramente mi ha dato qualche guaio, ma nonostante questo in Italia nessuno si ricorda di me per quel film: tutti pensano a Ruggero Deodato per I ragazzi del muretto, per la pubblicità di UniEuro, ma nessuno parla di Cannibal Holocaust né di Uomini si nasce poliziotti si muore. Non si fanno più film così, nessuno in Italia ce la fa, eppure un film come quello non viene valorizzato, nessuno pensa mai a quello che ho fatto oltre alle pubblicità o alle fiction. Se invece ti trovi ad andare fuori dal mio Paese, già per esempio a Lugano, tutti mi accolgono a braccia aperte. D'altronde basti pensare che Quentin Tarantino e Eli Roth mi hanno dato più soddisfazione...

Grazie all'accuratezza della messa in scena,  sovente rara negli artigiani cinematografici del cinema di genere di casa nostra, l'opera conquista subito la fama di film maledetto. L'odissea del professor Monroe, che parte per  Brasile alla ricerca di quattro reporter misteriosamente scomparsi, è considerata il primo "found footage" della storia dell'horror. Il ritrovamento del filmato che mostra le violenze dei reporter ai danni degli indigeni, che poi si vendicheranno uccidendoli e divorandoli, sarà l'ispirazione per un intero filone, a partire dal noto e incensato  "The Blair Witch Project". Anche se a onor del vero, Cannibal Holocaust inquieta e disturba davvero, tant' è che il regista fu condannato a 4 mesi con la condizionale, mentre il lungometraggio diretto da  Daniel Myrick, Eduardo Sánchez è sembrata con il passare del tempo più che altro  un' arguta operazio di marketing. Non a caso della coppia di regista si sono perdute le tracce

 

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Tra  Eli Roth e Nocturno

IL 1980 è  l'anno di La casa sperduta nel parco.  Una delle prime e più riuscite in incursioni nel periglioso territorio del genere Rape & Revenge. Tuttava, Conlusosi   nel 1985, con Inferno in diretta, l'ultimo atto della trilogia cannibalica, la carriera di Deodato lentamente declina, complice il  progressivo decadimento  del cinema di genere. nel nostro Paese.  L'ultimo lungometraggio firmato dal cineasta italiano arriva nel 2016 con "Ballad In Blood", una pellicola dalle atmosfere sardoniche sul delitto di Perugia. E siccome come diceva Marlon Brando in Ultimo Tango a Parigi: "Quando una cosa finisce poi ricomincia". Così nel 2007, Ruggero torna a recitare. In Hostel: Part II si concede un cameo nella parte di uno dei sadici torturari Un omaggio al regista del film,  Eli Roth, che per Deodato nutre un'autentica venerazione. Da segnalare, infine, la collaborazione del regista con la rivista specializzata "Nocturno", per il quale curava una rubrica mensile dove condivideva anedotti e ricordi. Una testimonianza formidabile e meravigliosa  di una stagione irripetibile e straordinaria, in cui il cinema  di casa nostra spesso si trasfigurava nella "morte al lavoro", teorizzata da Jean Cocteau. Insomma, con la dipartita di Deodato, se ne va un talento disturbante e acuto, capace di un coraggio che sovente manca ai registi di oggi. In questo senso risulta molto toccante il ricordo dell'amico e collega Sergio Martino (autore di cult come Tutti i colori del buio e L'allenatore nel pallone) che sul suo profilo solicial ha dato la notizia della morte del regista, con queste parole:

"Ho appena saputo che Ruggero Deodato, ci ha lasciato. Con lui ho diviso una stagione bellissima di cinema. Abbiamo iniziato praticamente insieme un percorso parallelo che in questi anni di rivalutazione del nostro cinema, ci ha 'goliardicamente' portato in giro per il mondo, insieme. Ciao Ruggero!".

 

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