I due giganti del cinema hanno discusso dell’ultimo lavoro di Spielberg dopo una proiezione al DGA Theater di New York
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È sempre emozionante vedere Steven Spielberg e Martin Scorsese parlare di cinema faccia a faccia, come è accaduto dopo la proiezione di The Fabelmans al DGA Theater di New York. Difficile pensare a due registi più longevi di loro, esplosi ai tempi della New Hollywood ma capaci di adattarsi a tutti i cambiamenti dell’industria negli ultimi decenni. Va detto che tante di quelle trasformazioni nel cinema americano spesso sono state suggerite proprio da loro, basti pensare a come con Lo squalo Spielberg abbia cambiato le “regole del gioco” creando di fatto l’idea di blockbuster.
In generale il papà di E.T. ha fatto la storia proponendo grandi successi in cui tutti potevano trovare qualcosa di sé ma, proprio questa capacità di parlare un po’ a tutti, ha forse portato Spielberg a evitare storie troppo personali. Poi è arrivata la pandemia e il regista ha capito che era forse arrivato il momento di mettersi davvero a nudo, portando al cinema una storia che è in larga parte la sua. Lo ha rivelato al collega Martin Scorsese, qui in veste di intervistatore, proprio dopo la proiezione newyorchese della sua ultima fatica.
Una questione privata
Scorsese ha chiesto a Spielberg da dove sia nata la decisione di raccontare con la pellicola in uscita da noi il 22 dicembre un pezzo così importante (e in parte doloroso) della propria vita. Si è effettivamente trattato di una scelta particolare per l’autore di The Fabelmans che, per sua stessa ammissione, ha sempre faticato a parlare apertamente di sé nei suoi lavori. “Sono sempre stato molto riservato riguardo alla mia vita privata e non l’ho mai resa pubblica fino ad ora”, ha riconosciuto Spielberg chiacchierando con il collega. Il cineasta ha rivelato che inizialmente The Fabelmans doveva essere solo un esercizio, una maniera per tirare fuori il passato in forma di sceneggiatura. Quello script che Spielberg ha scritto con il collaboratore di lunga data Tony Kusher non doveva diventare davvero un film, almeno sulle prime: “Non avevo nessuna intenzione di farlo… e sarei stato felice di metterlo in un cassetto da qualche parte”, ha raccontato il regista.
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Ora o mai più
Le cose per il grande maestro sono cambiate solo con l’arrivo della pandemia, un tragico evento che ha trasformato il suo punto di vista su diversi aspetti. Alla fine Spielberg si è trovato a fare un film quasi “alla Scorsese” per come fotografa l’universo in cui è cresciuto ma questo lavoro introspettivo non è stato automatico, anzi: è stato figlio di un lungo percorso di auto-convincimento, accelerato da quello che accadeva all’esterno. Spielberg si è trovato alla fine chiedersi “se non ora quando?” mentre il mondo sembrava dover venire inghiottito dalla pandemia: “Il Covid mi ha dato tanto tempo per pensarci. Soprattutto quando la situazione è diventata davvero brutta, Quando abbiamo perso 500.000 americani, figuriamoci milioni in tutto il mondo… era davvero scontato che questa non fosse la fine?”. C’è stato a quel punto quasi del fatalismo in Spielberg, che ha compreso quanto non potesse più aspettare per raccontare quella storia. La trama di The Fabelmans gira attorno a un segreto di famiglia che il regista si è portato a lungo dentro, una scoperta dolorosa il cui ricordo andava esorcizzato in una pellicola prima che fosse troppo tardi. “Mia madre ed io abbiamo avuto un segreto per molto tempo e mia madre mi diceva sempre: ‘Accidenti Steve, questo sarebbe un film davvero fantastico. Perché non lo fai un giorno o l’altro?’” Alla fine, dopo la scomparsa di entrambi i genitori e la solitudine che questo ha comportato, Spielberg ha capito che andava esaudito il desiderio di sua madre, anche solo per omaggiare colei che ha reso possibile la sua passione per il cinema.
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Come convincere David Lynch a diventare John Ford
Se Steven Spielberg oggi è un mito del cinema parte del merito va dato a sua madre che, come si vede nella pellicola, ha avuto un importante ruolo nel farlo appassionare alla settima arte. The Fabelmans è anche la storia di un ragazzo che crescendo scopre la magia nascosta dentro i film e inizia a vedere nei registi i suoi eroi. Tra i grandi riferimenti dell’autore di Prova a prendermi c’è sempre stato John Ford che nel film appare, interpretato da un altro grande cineasta come David Lynch. Ci è voluto Scorsese per far confessare a Spielberg quale fosse il ruolo nella pellicola di quest’ultimo, la cui partecipazione a The Fabelmans era stata finora ammantata di mistero. Durante la chiacchierata, Spielberg ha inoltre raccontato quanto coinvolgere Lynch non sia stato affatto facile: il regista ha rifiutato per ben due volte le avance del collega e ci è voluta l’intercessione della sua migliore amica Laura Dern per fargli cambiare idea. Alla fine Lynch ha accettato, ponendo però una condizione: voleva avere il costume due settimane prima del tempo per provarlo. “Ho detto: ‘Vuoi dire che lo indosserai?’ Disse: ‘Sì, tutti i giorni’. Il cappello, la benda [sull’occhio] tutto. Alla fine si è presentato con un costume piuttosto logoro”, ha raccontato divertito Steven Spielberg a Scorsese.
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Giganti a confronto
C’è un qualcosa di estremamente piacevole nel vedere Spielberg amichevolmente a colloquio con Scorsese, mentre gli spiega come è riuscito a lavorare con David Lynch. Sapere che questi maestri sono in grado di confrontarsi e ispirarsi, senza gelosie, contribuisce ad umanizzare la figura di certi maestri. D’altra parte le carriere di Spielberg e Scorsese hanno sempre proseguito su due rette parallele, arrivando a volte quasi a incrociarsi. Basti pensare a quando di fatto si “scambiarono” i film, con il primo che si ritrovò a girare Shindler’s List al posto del remake di Cape Fear (poi toccato al secondo). Il grande rispetto tra questi grandi nomi non è mai mancato, con attestati pubblici di stima reciproci. Una volta Spielberg arrivò a dire che invidiava il collega perché a differenza sua “aveva uno stile riconoscibile”. Un bellissimo complimento anche se forse chi lo ha proferito è stato un po’ troppo duro con se stesso: Steven Spielberg ha pure lui sempre avuto uno sguardo suo, unico e speciale. The Fabelmans lo dimostra ancora una volta, lasciandoci scoprire stavolta anche qualcosa in più sull’uomo dietro la leggenda.