Steven Spielberg riceverà l'Orso d'oro onorario alla prossima Berlinale

Cinema

Manuel Santangelo

©IPA/Fotogramma

Il grande regista verrà omaggiato con il premio alla carriera per aver “dato un nuovo significato al cinema come fabbrica dei sogni”. È solo l’ultima onorificenza ricevuta dal papà di E.T. che, dopo aver terminato il suo film più personale, è già pronto a lanciarsi in nuovi progetti

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Steven Spielberg rappresenta per almeno un paio di generazioni di spettatori l’epitome del regista. Lo hanno ricordato anche i direttori del Festival Internazionale del Cinema di Berlino Mariette Rissenbeek e Carlo Chatrian, nello spiegare perché il leggendario cineasta verrà onorato durante l’edizione del 2023 con la consegna dell’Orso d’Oro alla carriera. “Sia nell'eterno magico mondo degli adolescenti che nella realtà che la storia ha scolpito per sempre, i suoi film ci portano a un livello diverso, dove il grande schermo diventa la superficie adeguata per la realizzazione delle nostre emozioni. Se la Berlinale 2023 rappresenta un nuovo inizio non potevamo trovare inizio migliore di quello offerto dalla grande opera di Spielberg”, si legge nel messaggio congiunto con cui i due capi della manifestazione hanno motivato la scelta di rendere omaggio all’autore di Prova a prendermi. Il merito più grande di Spielberg in carriera è tuttavia fotografato meglio in un’altra parte del discorso, quello in cui si ricorda come il regista sia riuscito a dare un “nuovo significato al cinema come fabbrica dei sogni”. Questo gigantesco artista ha recuperato forse meglio di tutti l’idea che si aveva del mezzo ai suoi inizi, quando si pensava che il film dovesse servire a creare una continua meraviglia nello spettatore (a prescindere dal genere di riferimento della pellicola).

Spielberg ha fatto di tutto

Steven Spielberg ha davvero toccato tutti i punti cardinali dell’universo cinematografico, traghettando in prima persona il suo mondo in una nuova fase dopo i comunque sfavillanti anni Settanta della Nuova Hollywood. Lo squalo fece di fatto nascere il concetto di blockbuster ma sarebbe ingiusto spiegare la grandezza di questo regista solo facendo riferimento ai grandi dividendi economici generati in carriera coi suoi film. Spielberg non è solo il 514esimo uomo più ricco del mondo, con un patrimonio stimato attorno ai 3,4 miliardi da Forbes. Quei soldi, guadagnati con l’attività cinematografica sia dietro la macchina da presa che come produttore, sono stati solo la legittima conseguenza del lavoro di una mente curiosa, che non ha mai avuto paura di provare nuove strade. La sua capacità di raccontare storie universali è fotografata forse nella maniera più straordinaria proprio da quell’E.T. l’extraterrestre che in questi mesi festeggia quarant’anni senza sentirli poi troppo. Spielberg ha realizzato il sogno di ogni cineasta: realizzare opere con un chiaro messaggio ma senza che mai quest’ultimo si mangiasse la necessità di creare un prodotto in grado di intrattenere. Per questo l’Orso d’Oro in arrivo è solo l’ultimo dei premi che immaginiamo esposti su una ampia e già congestionata mensola di casa.

(from left) Burt Fabelman (Paul Dano), younger Sammy Fabelman (Mateo Zoryan Francis-DeFord) and Mitzi Fabelman (Michelle Williams) in The Fabelmans, co-written and directed by Steven Spielberg.

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Un po’ orso un po’ leone

Sembra quasi pleonastico fare la lista di riconoscimenti guadagnati in carriera da Spielberg. L’Orso d’Oro arriva dopo un Leone alla carriera a Venezia, arrivato ormai quasi trent’anni fa, e dopo un’impressionante serie di 19 nomination agli Oscar. Alla fine ha portato a casa tre statuette, tra cui il premio come miglior regista per Salvate il soldato Ryan nel 1999 e i riconoscimenti come miglior regista e miglior film per Schindler's List nel 1994. Non è detto che il suo rapporto con l’Academy si esaurisca qui anche se è il caso di citare pure alcuni dei premi extra-cinema portati a casa, a cominciare dalla Gran Croce con Stella dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca guadagnata proprio grazie a Schindler's List e alla sua Fondazione Shoah. Negli anni Spielberg ha ricevuto onorificenze direttamente dalle mani di personaggi del calibro di Elisabetta II e Barack Obama eppure, nonostante tutti i traguardi raggiunti, non sembra aver voglia di fermarsi. Forse perché si emoziona ancora, arrivando a piangere durante le riprese di quello che è forse il suo film più personale: il prossimo The Fabelmans. O magari a dargli ancora la forza di continuare è il desiderio di cercare ancora nuovi modi di raccontare. Di recente ha detto che, dopo aver riletto il musical con la sua versione di West Side Story, il suo prossimo obiettivo è quello di girare un western. C’è da scommettere che Steven Spielberg alla fine realizzerà anche questo sogno: per lui il momento di andare incontro al tramonto, come un vecchio cowboy alla fine di certi film, è ancora molto lontano.

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