Steven Spielberg racconta che The Fabelmans rivela un segreto familiare

Cinema

Manuel Santangelo

Ospire di un programma televisivo, il grande regista ha rivelato che il suo ultimo film (pieno di elementi autobiografici) rivela anche una scomoda verità mai confessata. Un segreto che non ha mai confidato neanche al padre e che a lungo lo ha tormentato

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The Fabelmans sta raccogliendo grandi consensi negli Stati Uniti, dove è uscito da poco. Il film è ad oggi, secondo l’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes, addirittura già tra le dieci pellicole più amate di Spielberg. Una delle ragioni di un tale exploit è probabilmente il fatto che il regista abbia messo dentro l’ultimo lavoro davvero tutto se stesso, anche ciò che non credeva di essere pronto a rivelare all’inizio. Un segreto che emerge dal film e che Steven Spielberg stesso non era mai riuscito a confessare prima neanche a suo padre era per esempio che lui aveva scoperto l’affaire di sua madre con il migliore amico dell'altro genitore, addirittura ben prima del loro effettivo divorzio.

Un segreto custodito troppo a lungo

Steven Spielberg sta apparendo come ospite in diverse trasmissioni televisive statunitensi per promuovere la sua ultima fatica. Il tour delle reti lo ha portato anche sulla CBS per discutere di quest’opera che è forse la sua più intima e personale. The Fabelmans mischia elementi autobiografici e finzione cinematografica ma uno dei momenti più forti del lungometraggio non è frutto della fantasia di uno sceneggiatore. Lo ha confessato nell’intervista lo stesso Spielberg, raccontando di come a sedici anni effettivamente scoprì la relazione tra sua madre e il migliore amico del padre. La separazione tra i suoi genitori sarebbe arrivata solo tre anni dopo ma l’allora adolescente Spielberg non ebbe mai il coraggio di dire a suo padre ciò che aveva scoperto. Non ci riuscì neanche una volta adulto e questo è rimasto uno dei maggiori rimpianti della propria esistenza: “È un segreto che abbiamo condiviso per la maggior parte della nostra vita. Mio padre non l’ha mai saputo. Era un qualcosa che credevo di poter seppellire. In un certo senso fare questo film mi ha fatto realizzare che ho portato questo fardello per tutto questo tempo. Ho dovuto processarlo col mio cuore e con la mia anima prima di farlo uscire. Quando ci sono riuscito ho potuto finalmente rimpiangere davvero di non averlo condiviso con mio padre”. Il divorzio dei suoi ha lasciato una segno importante su Spielberg che si sente anche nel suo lavoro. Nel trailer del film, che da noi arriverà a dicembre, si sente il personaggio di Paul Dano (alter-ego del padre) mentre spiega al figlio: “Amare qualcosa non basta, devi prendertene anche cura”. E forse questo film serve anche a questo, a ricordare quanto fragile sia il miracolo dell’amore.

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Ritratto di famiglia

L’autore de Lo squalo ha raccontato quanto i membri della sua famiglia siano stati coinvolti nel progetto, spesso avanzando anche preoccupazioni su cosa sarebbe stato portato sullo schermo. Soprattutto la madre di Spielberg aveva paura di come sarebbe stata dipinta al cinema: “Mi diceva: ‘Steven, cosa racconterai della nostra storia? Della mia storia?’. Erano domande legittime ma Spielberg non aveva costruito The Fabelmans per ferire qualcuno, anzi. Il film andava considerato come un omaggio: il cineasta lo definisce addirittura “una sorta di regalo per loro”, pur non sorvolando su ciò che ha reso la sua infanzia “più dura di quanto alcuni pensino”.

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Quel passo che va fatto

La lavorazione della pellicola è stata difficile anche da un punto di visto emotivo, visto che persino le ambientazioni erano state ricreate a partire dalle memorie del cineasta. Il papà di E.T. ha avuto però la fortuna di ritrovare sul set “un’altra famiglia”, fatta di collaboratori fidati che lo seguono da sempre. L’assistente alla regia Macosko Krieger ha raccontato: “Ci sentivamo tutti protettivi nei suoi confronti. Sapevamo che stava mettendo il suo cuore sotto gli occhi di tutti per vederlo per la prima volta”. Quando però neanche la vicinanza di questo cerchio magico bastava arrivavano durante le riprese anche le sorelle del regista, che ascoltavano i suoi turbamenti nel raccontare quella che rimane (al netto di licenze poetiche) comunque in primis la sua storia. “Andare sul set ogni mattina e camminare in un luogo che è l’esatta replica della casa in cui sono cresciuto ha creato un livello di nostalgia al limite del dolore. Era però un tipo di lutto salutare”, ha raccontato Spielberg. Forse The Fabelmans è quel tipo di film che ogni grande autore deve alla fine fare, quasi per ritrovarsi e far pace con se stesso. Senza scomodare Fellini e Truffaut, che sono stati riferimenti conclamati del regista, anche tanti altri suoi illustri colleghi (da Sorrentino a Cuarón, passando per Iñárritu) si stanno di recente guardando indietro. Forse si tratta di un passo che va davvero fatto ed è necessario. Quello che è certo è che il pubblico apprezza certe operazioni, a patto che vengano fatte con sincerità e senza paura di mostrarsi vulnerabili come sembra in questo caso.

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