Black Panther: Wakanda Forever, la recensione del film Marvel

Cinema

Paolo Nizza

Arriva al cinema dal 9 novembre, il lungometraggio che chiude la fase 3 del MCU. Ottimamente interpretato, un  sequel profondo e commovente che rende omaggio a Chadwick Boseman, scomparso nel 2020 e protagonista del primo lungometraggio dedicato alla "Pantera nera"

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“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, scriveva Cesare Pavese. E in Black Panther: Wakanda Forever, gli occhi della morte sono quelli di Chadwick Boseman, La prima pantera nera Marvel Cinematic Universe ci ha lasciato il 20 agosto del 2020. Non a caso questo sequel inizia  con un funerale dai colori candidi, perché in molti Paesi africani il colore del lutto è il bianco. Impossibile non commuoversi. Re T’Challa è assurto in cielo insieme ai suoi nobili antenati. Ma sulla terra, forse, il modo più giusto per onorarlo era proseguire la sua storia. Con un rispetto e una profondità inusitati in un cinecomic , evitando qualsia forma di pornografia dei sentimenti, il trentesimo lungometraggio del MCU rende omaggio all’eredità di un supereroe tra i più amati con un caleidoscopio di emozioni e sentimenti. Un'opera che inizia con una perdita e termina con una (ri)nascita, per un universo in cui il principio e la fine sono la stessa cosa. Una cosmogonia cinematografica che sarebbe piaciuta alla popolazione Dogon.

WAKANDA, IL FUTURO È DONNA

 
“Black is Beautiful”, cantavano le Black Panthers a metà degli anni Sessanta. Ma se la pantera è di genere femminile, la bellezza e la forza risultano ancora più abbacinanti. In Black Panther: Wakanda Forever a essere super sono soprattutto le donne. A partite da Shuri (Letitia Wright), la sorella di T’Challa, alle prese con una difficilissima elaborazione del lutto, per proseguire con Ramonda la regina madre del Wakanda, a cui Angela Bassett dona un’ aristocratica eleganza e una volitiva fermezza che traspare da ogni inquadratura. Tant'è che si parla di nomination agli Oscar. In linea generale tutto il cast del film risulta assolutamente azzeccato, anche le new entry. Nei panni di Riri Williams,  giovanissima e geniale studentessa del prestigiosissimo Massachusetts Institute of Technology, Dominique Thorne (Judas and the Black Messiah) conquista gli spettatori. Non a caso la vedremo prossimamente protagonista di una serie tv Disney con l’armatura di Ironhearth. Notevole pure la performance della talentuosissima Michaela Coel, la protagonista della straordinaria miniserie I May Destroy You (disponibile su Sky) che interpreta Aneka, guerriera Queer del mitico  gruppo d’élite delle Dora Milaje. Insomma, gli uomini a Wakanda, come le stelle stanno  a guardare, nonostante il consueto atteggiamento guascone dell’erculeo M'Baku, il capo della tribù dei Jabari, che anche questa volta ha il volto di  Winston Duke.

(L-R) Mexican actor Tenoch Huerta, US director Ryan Coogler and hi wife Zinzi Evans, Kenyan actor Lupita Nyong'o, US actor Danai Gurira, and Guyanese actor Letitia Wright arrive for the African premiere of the film "Black Panther: Wakanda Forever" in Lagos, on November 6, 2022. - The African premiere of the Marvel superhero film "Black Panther: Wakanda Forever" is taking place in Lagos, a leading commercial hub for African entertainment ahead of the film's global release on November 11. (Photo by PIUS UTOMI EKPEI / AFP) (Photo by PIUS UTOMI EKPEI/AFP via Getty Images)

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NAMOR, UN CATTIVO NON COSì CATTIVO

“Dedicato ai cattivi, che poi così cattivi non sono mai”, cantava Loredana Berte. E in effetti Namor (Il Tenoch Huerta della serie Narcos Messico) non è al 100 per cento un villain, almeno in senso tradizionale. In Black Panther: Wakanda Forever, Per evitare pericolose sovrapposizioni e indesiderati con l’Aquaman griffato D.C Comics (basti pensare all’esilarante episodio 16 della stagione 14 della serie animata I Griffin), il Sub-Mariner mutante non è più come nei fumetti, originario di Atlantide, ma di Talokan, una civiltà sottomarina mozzafiato popolata dai discendenti di un’antica comunità Maya. Sicché, in una ridda di omaggi alle civiltà precolombiane e mesomarericane, il possente serpente piumato, che in acqua se la può giocare serenamente con Hulk, combatte per preservare il suo popolo dall’avidità dell’Occidente, memore delle stragi compiute dai conquistadores spagnoli. Insomma. Wakanda Forever mette in scena il conflitto fra due civiltà millenarie e meravigliose, mentre gli Stati Uniti e pure la Francia risultano spettatori interessati a mettere le mani sul preziosissimo Vibranio. Tuttavia, alla fine, vedremo i colonizzatori in catene e al pur benevolo Everett Ross (Martin Freeman) toccherà fare buon viso a cattivo gioco. Tra inclusione, girl power, difesa delle minoranze, il film diretto e co-scritto da Ryan Coogler chiude con classe la fase quattro del MCU. Non ci resta quindi che attendere il terzo capitolo delle gesta di Black Panther. Per il momento, come i diamanti, Wakanda è per sempre.

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BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER, LA TRAMA DEL FILM

Il regno di Wakanda  piange la dipartita del proprio Re T’Challa. Ma a distanza di un anno dalla morte di Black Panther,  la Regina Ramonda, Shuri, M’Baku, Okoye e le Dora Milaje devono combattere  per proteggere la loro nazione dalle ingerenze delle potenze mondiali che vorrebbero impossessarsi del vibranio, il metallo indistruttibile proveniente dallo spazio. Le cose si complicano quando il mutante Namor, sovrano di Talokan, una nazione sottomarina nascosta, li avverte dell’esistenza di una minaccia globale e del suo violento piano per fermarla. Gli abitanti del Wakanda dovranno unire le forze, contando sull’aiuto della War Dog Nakia e di Everett Ross, e forgiare un nuovo percorso perché il regno del Wakanda possa continuare a prosperare.

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