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Occhiali neri, la recensione del film di Dario Argento con Ilenia Pastorelli

Cinema

Paolo Nizza

Dopo 10 anni, il maestro del brivido torna dietro la macchina da presa per firmare un giallo all'italiana. Nel cast anche Asia Argento. Al cinema dal 24 febbraio

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Il buio si avvicina. “I nostri antenati pensavano che la sparizione del sole fosse la fine del mondo”. Ma è solo un’eclissi su Roma. Le tenebre sulla città eterna, mentre Diana, escort volitiva attraversa il quartiere dell’Eur in macchina. Ma a differenza della giovane americana Susy che in taxi arrivava all’accademia di Friburgo in Suspiria o di Eleonora Giorgi che in Inferno scappava dalla sinistra biblioteca sempre a bordo di un auto pubblica, in Occhiali neri, in sala dal 24 febbraio, è la protagonista femminile al volante. Come scriveva Carmelo Bene a Jules Laforgue: “È la donna che salverà il mondo. È lei che dissiperà del suo sorriso terrestre i vapori elettrici da fine estate del Pessimismo". A dieci anni di distanza da Dracula 3D, il delirante omaggio agli horror della Hammer, Dario Argento torna dietro la macchina da presa con una storia di morte e di solitudine, di violenza e tenerezza.

Occhiali neri di Dario Argento, un sogno che diventa realtà

Occhiali neri è un sogno tirato fuori dal cassetto. Almeno cosi ha raccontato Asia Argento attrice e co-produttrice del nuovo film di suo padre Dario: “Ho trovato questo copione perché cercavo tra le carte mentre scrivevo la mia autobiografia, sono andata da papà, l'ho trovato e me ne sono ricordata. Era un film degli anni 90 che poi non si era più fatto. Il copione reggeva, era potentissimo i produttori francesi si sono subito innamorati del progetto". Un’opera che sembra provenire da una galassia lontana, da un cinema che pareva scomparso. Dopo l’incipit molto suggestivo in cui il sole si fa nero su Roma, assistiamo al brutale omicidio di una prostituta appena uscita da un hotel. Ma questa volta non avremo nessun testimone oculare, per citare il titolo dell’episodio televisivo girato da Argento nel 1971.  Non ci sono pianisti jazz che non riescono a mettere a fuoco ciò che hanno visto in un corridoio costellato di quadri e di specchi come in Profondo rosso e nemmeno canuti commissari che soffrono di amnesia come in Non ho sonno. In occhiali neri la protagonista si chiama Diana e ha perduto la vista.  Una donna che vive in un mondo di ombre e porta il nome della Dea della caccia e della castità. Ed è un paradosso, perché si prostituisce per vivere ed è la preda, non il cacciatore. Dario Argento gioca a sottrarre. In Occhiali neri ci sono pochi dialoghi, una manciata di omicidi, perfettamente illustrati dagli effetti speciali del Maestro Sergio Stivaletti. Sulle musiche del compositore francese Arnaud Rebotinim che rimandano ai Goblin e alla techno anni Novanta,  Argento torna a parlare di cecità come aveva già fatto in Il Gatto a nove code o in Suspiria. Ma questa volta il regista si concede un po’ di tenerezza. E ancora una volta il mondo animale si rivela salvifico. A partire dal cane guida che aiuta la non vedente Diana a muoversi. Non a caso si chiama Nerea, variante femminile di Nereo, figlio del dio Ponto, simbolo del mare calmo e tranquillo. E quello che cerca il personaggio interpretato da Ilenia Pastorelli: la quiete dopo la tempesta. Tant’è che nel finale ambientato in un aeroporto Diana sussurra all’animale guida: “Sei l’unica amica che mi è rimasta”. 

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Occhiali neri, tra Ilenia Pastorelli e Asia Argento

In Occhiali neri il serial killer si sposta su un furgone verniciato di bianco, il colore del lutto in molte culture: dalla Cina al Camerun, passando per l’antica Roma. Una sorta di veicolo di morte che rimanda all’autocarro di Duel, ma anche allo spot per la Fiat Croma girato da Dario Argento nel 1987. Un mezzo che abbatte i poliziotti come birilli. Non saranno, infatti, le forze dell’ordine a fermare lo psicopatico omicida in questo thriller all’italiana, in cui il regista insegue le atmosfere rarefatte dei racconti di Edgar Allan Poe. Ma Occhiali neri ci mostra la forza dei sentimenti. Soprattutto attraverso Rita, l’assistente che aiuta Diana ad accettare la condizione di non vedente. Interpretata da Asia Argento una figura che ha molti punti in comune con alcuni personaggi interpretati da Daria Nicolodi, madre di Asia, scomparsa nel novembre del 2020. Parimenti al rapporto tra Ilenia Pastorelli e il bambino cinese interpretato da Xinyu Zhang. Insomma, la tenerezza si fa strada in un mondo di tenebre e sangue. E se  il sole e la morte non si possono guardare direttamente, l'amore, al contrario, si può fissare negli occhi, a lungo, per non dimenticare. E non importa se in questo film non ci sono liaison sessuali, se non a pagamento. Il sentimento si puà palesare anche in un'amicizia tra  due donne molte diverse tra loro o in un legame materno, per quanto breve e improvviso

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Dario Argento, un regista simile a una rock star

Quando si parla di Dario Argento, spesso e volentieri, si scatena, in un crescendo rossiniano, una feroce contesa fra detrattori e incensatori. Al netto di ciò, che si possa pensare degli ultimi lavori del regista italiano, Occhiali neri è la cartina di tornasole di un cineasta che all'età di 81 anni continua a fare cinema e far discutere. Certo sono passati i tempi in cui il Male poteva incarnarsi in una delle tre fantasmagoriche Madri, oppure manifestarsi attraverso il volto di un bambino sfigurato dalla  sindroma di Patau come accade in Phenomena Il Mostro, risulta feroce, spietato, selvaggio  ma anonimo. Al limite lo puoi riconoscere dall'odore.  Un assassino per caso, di quelli che finiscono in cronaca nera. La realtà in cui viviamo oggi è più spaventosa di qualsiasi incubo che si possa immaginare. Sicché Argento continua il suo viaggio cinematografico al termine della notte,

In questo senso risultano appropriate le parole scritte da Marco Chiani nell’imprescindibile saggio Dario Argento e la televisione, pubblicato da Profondo rosso Edizioni:

"Dario Argento è l’unico grande cineasta a essere sopravvissuto all’estinzione dei generi che dalla metà degli anni Ottanta ha aperto la strada al cinema italiano contemporaneo: l’unico ad aver lavorato sulla propria immagine di maestro del terrore mediante deliberati e calcolatissimi atti di sovversione – in particolare televisiva - che l’interessato continua a sminuire affidando al caso la fortuna della sua immagine presso un pubblico che ha finito per considerarlo alla stregua di una Rock Star".

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Occhiali Neri, la trama del film

Roma. L’eclissi oscura il Sole in una torrida giornata d’estate. è il presagio del buio che avvolge Diana quando un serial killer la sceglie come preda. La giovane escort, per sfuggire al suo aggressore, va a schiantarsi contro una macchina, perdendo la vista. Dallo choc Diana riemerge decisa a combattere per la sua sopravvivenza, ma non è più sola. A difenderla e a vedere per lei adesso ci sono Nerea, il suo cane lupo tedesco e il piccolo Chin, sopravvissuto all’incidente. Il bambino cinese con i suoi grandi occhi, la voce dolce dall’accento straniero, il carattere di un ometto indipendente e indifeso allo stesso tempo, la accompagnerà nella fuga. Ossessionati dal sangue che li circonda, saranno uniti dalla paura e dalla disperata ricerca di una via di scampo, perché l’assassino non vuole rinunciare alle sue prede. Chi si salverà?

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