Lo scorso luglio il rapper era stato condannato per due capi di accusa legati alla prostituzione e ora rischia fino a 11 anni di carcere. In attesa della sentenza che oggi determinerà la pena, ha affidato alle pagine le sue riflessioni. "Il vecchio me è morto in prigione", ha scritto. "Non c’è niente di più importante per me della mia famiglia”
Oggi, venerdì 3 ottobre, Sean “Diddy” Combs, che rischia fino a 11 anni di carcere, conoscerà la sentenza. Prima della determinazione della pena, però, il rapper e produttore discografico ha scritto una lettera al giudice Arun Subramanian. “Il vecchio me è morto in prigione e una nuova versione di me è rinata. La prigione ti cambierà o ti ucciderà: io scelgo di vivere”, si legge nelle pagine. “Non mi interessano più né i soldi né la fama. Non c’è niente di più importante per me della mia famiglia”. In attesa del verdetto, l’accusa, che ha definito Puff Daddy “impenitente”, e secondo la quale il rapper “ha commesso atti di violenza e ha messo gli altri nella paura”, ha sostenuto che l’imputato dovrebbe essere condannato a 11 anni e tre mesi di prigione. Al contrario, i suoi legali hanno sostenuto che dovrebbe essere rilasciato questo mese, perché l’anno già trascorso in carcere sarebbe stata una pena sufficiente.
PUFF DADDY: "NELLA MIA VITA HO COMMESSO MOLTI ERRORI, MA NON SCAPPO PIÙ"
Lo scorso luglio, Sean Combs era stato assolto dalle accuse più gravi di traffico sessuale e di associazione a delinquere, ma era stato condannato per due capi di accusa legati alla prostituzione. All’epoca, l’avvocato del rapper, Marc Agnifilo, aveva definito il verdetto “una vittoria su tutte le vittorie”. Ora, nella lettera, Puff Daddy ha chiesto al giudice Arun Subramanian di dargli “un esempio di ciò che una persona può fare se le viene concessa una seconda possibilità”. Solo adesso, sobrio e senza l’influenza di droghe e di alcool, il rapper sarebbe stato infatti in grado di vedere con chiarezza il degrado nel quale era precipitato prima del suo arresto, che era avvenuto nel settembre 2024. “Ho perso la strada. Mi sono perso nel mio viaggio. Perso nella droga e negli eccessi. La mia rovina era radicata nel mio egoismo”. P. Diddy ha poi descritto “il rimorso, il dolore, il rimpianto, la delusione, la vergogna” che deriverebbero dal suo comportamento e che avrebbero reso “così difficile perdonarmi”. Combs ha poi rivolto le proprie scuse all’ex fidanzata Casandra “Cassie” Ventura, una dei 34 testimoni che lui nel 2016 aveva picchiato e preso a calci in un hotel di Los Angeles. L’aggressione era stata immortalata nelle riprese delle telecamere di sicurezza ed era infine stata mostrata come prova nel processo. “La scena e le immagini di me che aggredisco Cassie mi tornano in mente ogni giorno”, ha scritto il rapper. “Ho letteralmente perso la testa. Ho sbagliato di grosso a mettere le mani sulla donna che amavo. Mi dispiace per questo e me ne pentirò per sempre”. Durante il processo, Ventura aveva descritto la relazione con Puff Daddy come segnata da abusi e da controllo emotivo e fisico, tanto che dopo la loro rottura, avvenuta nel 2018, era addirittura sfociata in una violenza e nell’uso di minacce. In particolare, se Ventura non avesse soddisfatto le sue richieste, Combs l’avrebbe minacciata di pubblicare video espliciti di lei, di tagliarle il sostegno finanziario o di ostacolare la sua carriera musicale, dal momento che lei era sotto contratto con la sua etichetta. La donna ha inoltre sostenuto di aver fatto spesso uso di droghe per “dissociarsi” durante i rapporti sessuali. Nella lettera, Puff Daddy si è anche scusato con un’altra testimone, nota in forma anonima sotto lo pseudonimo di “Jane”, che ha descritto una dinamica simile. Inizialmente, "Jane" avrebbe accettato di partecipare a incontri sessuali di gruppo per compiacere il rapper, ma in seguito, soprattutto dopo che lui le avrebbe iniziato a pagare l’affitto, si sarebbe sentita obbligata a proseguire. Anche in questo caso Combs avrebbe fatto leva sia sul suo aiuto economico, sia sulle minacce di far trapelare video espliciti di lei. Nel 2024, dopo un litigio, le avrebbe anche lasciato un occhio nero. Come si legge nella lettera al giudice, gli ultimi due anni sarebbero stati i più difficili della vita di Puff Daddy, “e non ho nessuno da incolpare per la mia attuale realtà e situazione con me stesso. Nella mia vita ho commesso molti errori, ma non scappo più da essi. Mi dispiace tanto per il dolore che ho causato, ma capisco che le semplici parole “Mi dispiace” non saranno mai sufficienti, perché da sole non possono cancellare il dolore del passato”. Il rapper ha poi ammesso che “mentre le scrivo questa lettera, sono terrorizzato. Ho paura di passare un altro secondo lontano da mia madre e dai miei figli”. Ha infine definito “disumane” le condizioni della sua detenzione in una prigione federale di Brooklyn, dove è rinchiuso in una stanza con altri 25 detenuti, senza finestre, senza aria pulita e con acqua che deve essere bollita prima di essere bevuta. “Se mi permette di tornare a casa dalla mia famiglia, le prometto che non la deluderò e la renderò orgoglioso”, ha concluso.