Angela Finocchiaro parla del tumore al seno: "Sono salva grazie alla prevenzione"

Spettacolo

Camilla Sernagiotto

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L'attrice è testimonial di "Ieo per le donne", la manifestazione che da oltre 15 anni viene organizzata dall'Istituto europeo di oncologia di Milano ogni primavera per sensibilizzare sul tumore al seno. "Sono salva grazie alla prevenzione, ma il male resta nella mente e nel cuore”, ha detto Angela Finocchiaro

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L'attrice Angela Finocchiaro è testimonial di "Ieo per le donne", la manifestazione che da oltre 15 anni viene organizzata dall'Istituto europeo di oncologia di Milano ogni primavera per sensibilizzare sul tumore al seno. "Sono salva grazie alla prevenzione, ma il male resta nella mente e nel cuore”, ha detto circa la sua esperienza, di cui ha recentemente parlato in un'intervista per sensibilizzare ulteriormente le persone a controllare preventivamente il proprio corpo.

“Più facile toglierlo dal corpo che dalla mente”, sottolinea Finocchiaro. Quando si riceve una diagnosi di cancro, quella parola rimane fissa nella mente di chi la ascolta per la prima volta, pronunciata da un medico.
E ciò nonostante le cure oggi siano sempre più mirate, e i tassi di guarigione sempre più alti (per quanto riguarda i tumori allo stadio iniziale, ci si aggira intorno al 95%).
"Alle volte ci si libera del tumore più fisicamente, come capita sempre più di frequente per il tumore al seno, che non mentalmente e psicologicamente. Questo lo dico sulla base della mia esperienza personale. Quando ero andata dal professore Umberto Veronesi mi aveva detto proprio questo: che per le donne è più facile toglierlo dal corpo, che non dalla mente”, racconta Angela Finocchiaro.

Il tema centrale dell'edizione di quest'anno dello Ieo per le donne riguarda l’impatto sulla mente

“Ieo per le donne” è la manifestazione che ogni primavera da più di 15 anni è organizzata dall'Istituto europeo di oncologia di Milano e raccoglie, al Teatro Manzoni di via Manzoni, oltre mille pazienti in arrivo da tutta Italia. Per l'edizione di quest'anno, il tema centrale è proprio quello dell'impatto sulla mente che può avere la parola cancro.
I pazienti che arrivano da tutta Italia vengono per confrontarsi e raccontare la propria esperienza con quella malattia che devono affrontare quotidianamente.

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Oltre ad Angela Finocchiaro, anche Nicola Piovani e Mario Calabresi sono testimonial

Non soltanto l'attrice Angela Finocchiaro, 67 anni, è testimonial di “Ieo per le donne”: anche Nicola Piovani e Mario Calabresi lo sono.
"Il tumore colpisce una parte importante, importantissima del nostro corpo. E allora lì diventa più subdolo nell'accettazione di se stessi. Bisogna affrontarlo in un modo che non covi da qualche parte il fatto di guardarsi e di pensare che in qualche maniera abbiamo subito una menomazione. Menomazione che, insisto, è più proprio una cosa che rimane subdolamente nella nostra mente, nel nostro cuore”, racconta Angela Finocchiaro.

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La diagnosi ricevuta da Angela Finocchiaro

Angela Finocchiaro ha ricevuto la diagnosi di tumore al seno nel 2010.
"Ero particolarmente attenta alla prevenzione, ogni anno facevo dei controlli. Per me è stato meglio aver avuto la possibilità di operarmi subito, perché non ce la faccio a far ribollire un'ansia. Era proprio prima di Natale, nel giro di qualche giorno sono entrata in sala operatoria. Il dopo, però, è più subdolo”, racconta oggi. Quella parte subdola del post è ciò da cui pare più difficile venire fuori, come testimoniano Angela Finocchiaro e tantissime altre persone nella sua stessa condizione. Proprio per l'impatto psicologico che la parola cancro può avere sulle persone, lo Ieo ha deciso di supportare le pazienti con dei podcast creati ad hoc, realizzati con Chora Media.

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"Con altri occhi”, il tema per la manifestazione e il titolo di una raccolta di podcast

Si intitola "Con altri occhi" ed è il tema che quest'anno l'ospedale oncologico ha scelto di dare alla manifestazione annuale. In più è anche il titolo di una raccolta di cinque episodi di podcast in cui vari pazienti dell'Istituto oncologico raccontano la propria esperienza con il tumore, insieme ai loro medici curanti.
"Si parla sempre di persona normale e di pazienti oncologici come se fossero due mondi distinti. In realtà una persona che ha avuto un tumore ed è guarita è esattamente come tutte le altre persone", spiega Paolo Veronesi, direttore del Programma senologia dello Ieo, erede del padre fondò l'istituto nel 1991.

USA. Sam Neill in a scene from the (C)Universal Pictures new film: Jurassic World Dominion (2022) . 

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Il tema dell'oblio oncologico

Paolo Veronesi, direttore del Programma senologia dello Ieo, racconta: "Il tema dell'oblio oncologico è sicuramente un tema attuale e di grande importanza, anche perché oggi per fortuna grazie alla ricerca e al progresso della medicina siamo in grado di guarire definitivamente una percentuale altissima di patologie oncologiche. Le possiamo guarire da un punto di vista clinico, medico. Più difficile da un punto di vista psicologico, perché è difficile togliere l'idea del tumore dalla testa delle pazienti. Ancora più difficile è eliminarlo completamente da un punto di vista sociale, perché sembra che oggi quando hai avuto una diagnosi di cancro è come se avessi addosso un'etichetta di paziente oncologico, che ti porti dietro per tutta la vita".

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La garanzia del diritto di svolgere una vita assolutamente normale

Per quanto riguarda il tema dell'oblio oncologico, ricordiamo che è al centro di quattro Ddl il cui esame è stato appena ripreso in Commissione Affari sociali alla Camera.
"Chiaramente ci si può riammalare, come può ammalarsi chiunque", fa notare Veronesi, al quale però preme che alle pazienti che tentano di non pensare più al percorso duro e molto difficile che le ha caratterizzate possa essere “garantito il diritto di svolgere una vita assolutamente normale, di poter adottare dei figli se lo si vuole, di poter fare un'assicurazione sulla vita se lo si desidera, di poter essere assunti in qualunque posto come tutti gli altri. Quindi parità di diritti, a guarigione avvenuta dalla malattia". E Paolo Veronesi non usa “possa essere” ma proprio “deve essere”, per riferirsi alla garanzia del diritto di svolgere una vita assolutamente normale.

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