
30 anni fa Brandon Lee moriva sul set de "Il Corvo". Chi era e cosa è successo
Il 31 marzo 1993 una pistola che non avrebbe dovuto essere caricata con pallottole vere colpì l'attore nello stomaco, mettendo fine alla sua vita. Per anni aveva cercato di non essere più "il figlio di Bruce Lee". Per ironia della sorte, sarà proprio il film sul cui set perse la vita a consacrarlo nella storia del cinema

È bastato un solo film per consacrarlo come simbolo di una generazione, quella dei teenager ribelli dei primi anni ’90. Prima di The Crow (Il Corvo), Brandon Lee non era mai stato altro che il figlio di Bruce Lee. Aveva già recitato in qualche pellicola ma paradossalmente quella che lo ha portato alla ribalta è stata anche quella che non ha mai finito di girare: Lee moriva il 31 marzo 1993, a 28 anni, per il colpo di un proiettile che doveva essere falso e invece era vero, sparato per sbaglio proprio sul set de Il Corvo
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Brandon Lee nasceva il 1° febbraio 1965 a Oakland, California. Il cognome del padre per lui sarà al tempo stesso fortuna e maledizione: non riuscì mai davvero a spezzare le catene di un nome così altisonante, quello del più famoso atleta kung fu e interprete di film di arti marziali nella storia del cinema. La famiglia Lee si trasferisce poco dopo la nascita del figlio a Los Angeles e poi a Hong Kong, terra natìa del padre. In foto, la famiglia Lee nel 1970
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Quando Brandon ha solo otto anni – era il 20 luglio 1973 - Bruce Lee muore a causa di un edema cerebrale. Insieme alla madre, la scrittrice Linda Emery (poi Cadwell, dal cognome del terzo marito), Brandon torna negli Stati Uniti, prima a Seattle e poi a Los Angeles. Subito dopo il diploma al liceo, si butta sulla recitazione. Nel frattempo non smette mai di praticare, sulla scia del padre, le arti marziali. Si specializza in Jeet Kune Do, pratica ideata proprio da Bruce Lee
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Brandon ottiene la sua prima, piccola, parte nel 1985, quando partecipa a The Crime Killer. Un anno dopo sbarca in tv, nel film Kung Fu: The Movie. Tutte le pellicole in cui appare – piccoli B-movie semi-violenti o comunque ispirati alle arti marziali - non riescono a a fargli fare il salto di carriera in cui sperava. Tra queste ci sono Legacy of Rage (1986), Kung Fu: The Next Generation (1987), Laser Mission (1990), Showdown in Little Tokyo (1991) e Rapid Fire (1992). In foto, Brandon Lee in Rapid Fire
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Nel 1993, Alex Proyas lo chiama per interpretare il ruolo da protagonista de Il Corvo, trasposizione cinematografica dell’omonimo fumetto di James O’Barr. Per la prima volta nessuno gli chiedeva di lottare: la trama non aveva nulla a che fare con le arti marziali. Brandon era libero di recitare nei panni di Eric Draven, musicista rock, romantico, ribelle e tormentato che viene ucciso insieme alla sua fidanzata da un gruppo di assalitori

Nel film, Eric resuscita grazie agli speciali poteri di un corvo psicopompo. Il 31 marzo 1993, quasi al termine delle riprese, Brandon stava girando una scena in cui il suo personaggio, ormai resuscitato, ricorda la sua morte. Il collega Michael Massee aveva in mano una pistola. Doveva essere soltanto un oggetto di scena, caricato a salve. Ma dentro c’era un proiettile vero

Nessuno fu mai condannato per la morte di Brandon Lee. Fu una sfortuna, dissero i giudici e i produttori. A quanto pare, andò così: per una scena in primo piano, nella pistola furono inseriti proiettili veri, senza però innesco e polvere da sparo. A uno di questi, per sbaglio, non fu tolto l’innesco. Il grilletto fu premuto e l’innesco spinse l’ogiva dentro la pistola, bloccandola

Per un’altra scena, la pistola era stata caricata nuovamente con proiettili a salve. Ma dentro era rimasta l’ogiva incastrata. Quando Massee fece esplodere il colpo, l’ogiva andò dritta verso lo stomaco di Brandon. L’attore fu operato d’urgenza. L’intervento andò avanti per 12 ore

Non bastò a salvare Brandon. Il film però fu completato, grazie all’ausilio combinato di controfigure, una parziale revisione della sceneggiatura e la tecnica del CGI (computer generated imagery). Al botteghino riscosse un successo enorme: 170 milioni di dollari d’incasso. Consacrò Brandon Lee nella storia del cinema, imbalsamato per sempre con il trucco pesantissimo e i vestiti neri del suo personaggio

Ironia della sorte, la frase con cui il film fu promosso era “Believe in the afterlife”: “Credi nell’adilà”. Doppia ironia della sorte: il personaggio interpretato da Brandon Lee, al momento della morte, avrebbe dovuto sposarsi con la fidanzata. Diciotto giorni dopo la sua morte, Lee avrebbe dovuto sposarsi con la compagna Eliza Hutton. La data di nozze era prevista per il 17 aprile 1993

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